Sia un Natale "com-movente"

L'amore di Dio per l'uomo è dinamico, attivo, determinato, passionale, forte, tanto che ci ha donato Gesù! E il Natale ci richiama a quel grande atto di donazione che non può solo far sgorgare qualche lacrima di gioia o tenerezza, ma ha in sé la forza di cambiare, convertire, rinnovare il nostro cuore e il cuore del mondo.

Sia un Natale 'com-movente'

da Quaderni Cannibali

del 21 dicembre 2010

         

          

          I verbi che indicano l'amore sono tutti di movimento, poiché l'amore è dinamico, attivo, determinato, passionale, forte. Così è l'amore di Dio per l'uomo che ci ha donato Gesù e il Natale ci richiama a quel grande atto di donazione che non può solo far sgorgare qualche lacrima di gioia o tenerezza, ma ha in sé la forza di cambiare, convertire, rinnovare il nostro cuore e il cuore del mondo.

          I piani Dio non sono i nostri piani. Questo può solo sollevarci, darci serenità! Spesso pensiamo che possiamo organizzare ogni cosa, progettare come se fossimo eterni. Il Natale ci dice che Dio entra nella nostra storia, bussa alla porta del nostro cuore, non la forza e non la abbatte; quella del cuore è una porta che si apre dall’interno. Naturalmente si tratta di un incontro impari; quello tra la divinità e l’uomo lo è sempre stato nel mondo pagano. È impari anche per il Cristianesimo, ma ciò che sconvolge e meraviglia, è che nell’incontro con Cristo tutto va a vantaggio dell’uomo. Si canta spesso tra l’Avvento e il Natale il ritornello “Dio si è fatto come noi per farci come Lui”, perché per amore Egli non trattiene niente per sé così come non perde niente di sé.

          L’avvenimento di duemila anni fa è sempre attuale, vivo, reale attraverso l’Eucarestia, la liturgia, il presepe, la Chiesa, la testimonianza. Sappiamo così che Dio ascolta sempre le nostre preghiere e vede le nostre debolezze; sa che l’uomo tende al peccato, ma per questo lo ama ancora di più. Dio è amore e “non c’è amore più grande che dare la vita”. Gesù ha fatto questo per noi sulla Croce, ma ci ha dimostrato la sua misericordia già nel Natale “assumendo la condizione di servo” per renderci liberi, cioè figli. Abbiamo sentito spesso l’espressione “lei non sa chi sono io”, usata in modo borioso o per prevalere. Dovremmo imparare al rileggerla a partire da noi stessi e dalla nostra natura di creature di Dio, non per imporre il nostro credo agli altri, ma per riconoscerci figli. Se solo ci rendessimo conto di chi siamo eredi!

          La storia della salvezza, tutta la nostra esistenza, la ricerca della vera felicità si ricapitolano in Cristo per chi ha fede. I racconti della nascita e dell’infanzia che abbiamo ascoltato e ascolteremo in questi giorni non sono storielle, né favole, bensì sono la realizzazione delle profezie dell’Antico Testamento e dunque della promessa d’amore di Dio all’umanità. Questo è rivelato dal Padre e dallo Spirito Santo nel Battesimo di Gesù e sul monte della Trasfigurazione. Tutto ciò ci viene consegnato dalla tradizione che non è qualcosa di vecchio, ma qualcosa che si rinnova da cuore a cuore, di mano in mano, di coscienza in coscienza. Infatti un incontro speciale ce lo ricordiamo per sempre, un avvenimento significativo può determinare il nostro futuro.

          Quando è Gesù che incontriamo, nella gioia e nel dolore, è sempre un avvenimento che ti cambia la vita e la orienta verso l’alto e verso la felicità.

È Natale!

          Lasciamoci commuovere non nel senso nostalgico o del pianto, bensì riscoprendo il valore latino del verbo, cioè di un verbo che indica movimento, spinta, slancio, cammino come i pastori verso la grotta, come i Magi seguendo la stella, come Maria e Giuseppe verso Betlemme, come un innamorato verso l’innamorata, una madre verso il figlio, chi più ha verso chi ha meno.

Sia un Natale Santo, sia un Natale commovente!

Marco Pappalardo

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