Ho capito che la mia ricerca iniziava in quel momento, non fuori ma dentro di me, non con gli occhi ma col cuore, con uno sguardo non più curioso, ma appassionato. Finalmente ero una dei dodici, felice di far ritorno a casa e portarLo a chi incontravo, felice di poter essere io stessa Terra Santa.
del 10 settembre 2010
 
 
 
Sono partita con la voglia di incontrarLo ancora una volta. Sapevo che non sarebbe stato come tutte le altre volte, ma non credevo potesse stupirmi così, non ricordavo che tutto gli fosse possibile: il Signore ci sa meravigliare ad ogni passo.
 
  
Mentre l'aereo virava dritto a Oriente cercavo di immaginare quanto i miei occhi avrebbero visto. Quando si parte per un viaggio si pensa già di arrivare e ci si aspetta di capire subito dove ci si è catapultati. Se vado a Roma vedo il Colosseo, a Parigi, la Tour Eiffel, a Londra mille altre cose. Ma a Tel Aviv? Chi mi sa dire? Potevo essere sbarcata in un luogo qualsiasi, caldo e nel deserto questo è certo, ma quanto sconosciuto! Eppure nel mio, nel nostro cuore non c'era indifferenza perché siamo partiti dicendo “Vogliamo Vedere Gesù”, col desiderio di incontrarlo lì dove ha camminato, lì dove il suo predicare ha gonfiato i cuori di chi lo ascoltava, lì dove i suoi passi sono divenuti vita per chi lo ha seguito.
 
Sono partita con altri 100 amici del Movimento Giovanile Salesiano del Triveneto e, con loro, ho percorso i luoghi di Ges√π: dalla sua infanzia tra Betlemme e Nazaret, alla chiamata dei suoi, i luoghi dei suoi miracoli, fino alla sua Passione Morte e Risurrezione a Gerusalemme, approfondendo la conoscenza di coloro che l'hanno visto e conosciuto.
 
Esercizi spirituali per giovani che si sono rivelati una fonte d'amore insaziabile. Pi√π continuavamo il nostro cammino e disponevamo i nostri cuori per avvicinarci a Lui, pi√π la voglia di preghiera, la sete per la Sua Parola e il desiderio di quel Suo pane spezzato aumentava.
 
Gli sguardi hanno caratterizzato il nostro viaggio. Sguardi di ricerca, sguardi che desideravano trovare quel tesoro prezioso al quale tante volte ci siamo affidati. Ciò che abbiamo trovato è stato anche una cultura diversa dalla nostra, la cultura di un popolo che abbiamo apprezzato e rispettato anche se compreso con molta fatica. Era difficile credere che quel Gesù idealizzato, stereotipato e occidentalizzato da noi fosse nato in una terra così lontana e in mezzo a gente così diversa da me.
 
Eppure, giorno dopo giorno, passo dopo passo, tutto questo mi entrava sempre più nel cuore, e con ciò anche il desiderio di essere una dei Suoi, una dei Dodici. Con un po' di invidia pensavo a Pietro, a Giacomo, a Giovanni: loro che potevano abbracciarLo, loro che Gli potevano parlare, loro che potevano arrabbiarsi con Lui guardandoLo negli occhi. Io non potevo e non posso. Forse. O forse si. Ma ciò che mi rende forte, ciò che mi rende viva, ciò che mi consola è il pensiero che dove  poggiavo e poggio i miei piedi, ecco, lì Lui aveva poggiato i Suoi.
 
Dopo un lungo e difficile giorno di romitaggio presso il luogo che ci ricorda il Primato di Pietro, abbiamo attraversato il Mare di Galilea con un barcone. Al largo è stato spento il motore ed ecco che  il Signore si è fatto presente: abbiamo percepito la Sua carezza in quel vento che non risparmiava le onde. Suor Lara ci ha letto il passo del Vangelo della chiamata dei dodici, il passo che recita: “vi farò pescatori di uomini”. Questo ci sussurrava il Signore in quel vento e i nostri sguardi hanno cominciato a brillare di gioia, perché ci stavamo rendendo conto che la nostra ricerca non era vana, che Lui c'era davvero lì con noi.
 
Tenevamo questo nostro sguardo fisso su di Lui, così a Betlemme, dove abbiamo celebrato il Natale, come a Gerusalemme, dove abbiamo rivissuto le ultime ore della Sua vita.
 
In Terra Santa infatti si vive la grazia di celebrare l'Eucaristia lasciandosi guidare, nella liturgia, dai luoghi e dalla Parola che narra il passaggio di Ges√π in quei villaggi.
 
Forte e intensa è stata l'Adorazione Eucaristica notturna al Monte degli Ulivi. Davanti a noi il Suo corpo, sullo sfondo la spianata delle moschee e una Gerusalemme in festa per il ramadam.
 
Il pomeriggio successivo abbiamo ripercorso le tappe originali della Sua Passione con la via crucis lungo i quartieri di Gerusalemme. L'esperienza è stata forte perché, se da un lato ci ha fatto sperimentare l'indifferenza dei più, dall'altro ci ha restituito la potenza di una preghiera che, seppur nella confusione, riesce a toccare il cuore di chi ha fede, di chi vive e porta per le strade Gesù e la Sua croce, e con Lui i peccati e gli scandali del mondo.
 
In questo cammino verso il calvario la Passione ci è entrata dai piedi con una forza che ci trasportava tutti interi con anima e corpo, verso il Santo Sepolcro dove, ancora una volta, avremo voluto incontrarLo.
 
In questo luogo abbiamo trascorso una notte ed è stato nostra guida Padre Gabriele che spende le Sua vita in Terra Santa e vive nella comunità latina del Santo Sepolcro. Ci ha lasciati sbigottiti e scoraggiati questo posto, molto scuro, per niente curato e sempre pieno di confusione. “Ma Gesù? Se lo sono dimenticati?” ci dicevamo uno con l'altro. Abbiamo rivolto al padre queste nostre perplessità, e le sue parole sono state illuminanti per i nostri cuori assetati della Sua presenza, ma delusi dalla Sua apparente assenza. “Cristo non è qui! Non cercatelo qui! Lui è Risorto e vive in voi! Voi siete per me il Risorto!”
 
Allora ho capito che la mia ricerca iniziava in quel momento, non fuori ma dentro di me, non con gli occhi ma col cuore, con uno sguardo non pi√π curioso, ma appassionato. Finalmente ero una dei dodici, felice di far ritorno a casa e portarLo a chi incontravo, felice di poter essere io stessa Terra Santa.
 
Anna Pasqualini
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