E' sempre triste l'esperienza di vederti impossibilitato a muovere le gambe o le braccia come hai sempre fatto e come vuoi tu. Comandi al braccio di levarsi in alto e non risponde, decidi di mettere avanti la gamba e resta ferma. A molti di noi questo è capitato soltanto in sogno, abbiamo provato l'impotenza di raggiungere una meta, di fuggire un pericolo, dovevamo correre, ma restavamo inspiegabilmente sempre fermi: una sofferenza enorme, tant'è che quando ci siamo svegliati siamo mai stati così felici di poter cancellare un incubo.
del 20 ottobre 2006
 
E’ sempre triste l’esperienza di vederti impossibilitato a muovere le gambe o le braccia come hai sempre fatto e come vuoi tu. Comandi al braccio di levarsi in alto e non risponde, decidi di mettere avanti la gamba e resta ferma. A molti di noi questo è capitato soltanto in sogno, abbiamo provato l’impotenza di raggiungere una meta, di fuggire un pericolo, dovevamo correre, ma restavamo inspiegabilmente sempre fermi: una sofferenza enorme, tant’è che quando ci siamo svegliati siamo mai stati così felici di poter cancellare un incubo. Per molte persone invece questa è la vita, è la situazione di infermità, è il risultato tragico di un incidente, di una malattia, di una decadenza della propria salute. E’ una vita in carrozzella, in un letto, in una immobilità che si supera solo se si ha grinta interiore e solidarietà di chi ci vuole bene.
Ebbene il vangelo presenta un fatto che è tanto simile a questa realtà. C’è un uomo paralizzato, incapace di muoversi. E’ un uomo fortunato pur nella sua sofferenza, perché ha quattro amici disposti a tutto. Si sono sempre divertiti assieme, scorazzavano in lungo e in largo; un giorno sono usciti di strada e lui è rimasto paralizzato. Non se lo potevano più perdonare quel giorno, quell’incubo. E ogni tanto si ritrovavano a fargli coraggio. Un giorno sentono parlare di Gesù, dicono tante cose di lui, che può anche ridarti la mobilità, la gioia di metterti in piedi. Detto fatto. Lo prendono così come è col suo lettino e non badano a sottigliezze. Non ci si può avvicinare a Gesù perché non ci lasciano passare? Dove è il problema: salgono sul tetto, lo scoperchiano e calano l’amico proprio davanti a Gesù, gli interrompono la predica.
E Gesù lo guarisce, ma prima lo guarisce nel cuore, guarisce le menti di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare. Tutta gente che crede che sia il male fisico la cosa più brutta, mentre invece lo è il peccato, il cuore di pietra, la crudeltà dello spirito, quel puzzo di carogna che nessuno sente, ma che ci infetta la vita interiore. Gesù dice a tutti che lui non è un ortopedico o un medico, ma un salvatore, rimette in piedi diritto il paralizzato, ma gli dà soprattutto un cuore nuovo e la speranza vera.
Ma questa speranza io, oggi, dove la trovo?
mons. Domenico Sigalini
Versione app: 3.25.0 (fe9cd7d)