Chiara Amirante ha scritto questo testo dopo un entusiasmante viaggio in Terra Santa con un gruppo di consacrati di “Nuovi Orizzonti”. Prima di partire, scrive, “ci siamo fermati a meditare come Dio sia più fantastico di quanto possiamo sognare”.
del 31 ottobre 2007
Questa Parola della Scrittura: “Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo” è una meravigliosa certezza di felicità, perché sottolinea l’adesso. Mi preme tanto far capire che dirgli il nostro “grazie”, dirgli il nostro “sì: tu sei il Dio che ha voluto esserci per me, anch’io voglio esserci per te, non voglio più essere tenebre che non ti accolgono”, dirgli il nostro “eccomi” ... significa essere santi! Niente di meno! Se Dio ci dice: “Siate santi perché io sono santo”, chiede a tutti di esserlo. Ci chiede: “Sii santo! Sii santo adesso!”. Nella misura in cui diciamo: “Eccomi”, adesso lui, il Santo, viene e ci santifica!. Il Re della gloria ama farsi mendicante d’amore, bussare ed entrare in questo piccolo, angusto cuoricino. Penso che il cuore di Maria fosse un po’ più accogliente: era immacolato, purissimo. Ma il mistero ineffabile è che il Signore vuole venire proprio da te, proprio da me! È lì che bussa. Ci chiede di essere santi, né più né meno! Ogni tanto mi fa impressione pensare: “Questa è la volontà di Dio!”. E vi dico la verità: ogni tanto ci ripenso e mi scoraggio e dico: “Nooo! Non ce la farò mai! Non gliela posso fa’!”. Poi c’è una voce: “Chiara, gliela puoi fa’, gliela puoi fa’!». Gliela posso fa’ perché: “Voi sarete santi perché io sono santo”! Vi confesso che quando siamo arrivati al lago di Tiberiade, bello, mistico... ho pensato a Gesù che camminava sulle acque e a Pietro che era lì titubante. È stato lì che Pietro ha camminato sulle acque, però appena si è scordato un attimo di guardare a Gesù, subito: “Aiuto! Aiuto!”, è sprofondato...
 
Nella santità è così. Anch’io, nel momento in cui mi fermo un secondo a guardare me stessa, la mia povertà, la mia debolezza, perdo di vista il Signore, perdo di vista il suo sguardo d’amore, affondo, non gliela faccio! Però, con lui possiamo camminare sulle acque, con lui possiamo diventare santi, dobbiamo diventare santi! “Chiara, tu ogni tanto te ne esci proprio con cose stratosferiche, ma ti rendi conto che ce stai a di’? Ti rendi conto di quello che abbiamo fatto fino all’ altro ieri?”. Io me ne rendo conto, ma mi rendo anche conto che la parola di Dio è parola di Dio e se dice: “Siate santi”, lo dice proprio a te che fino all’altro ieri hai fatto i peggiori disastri, proprio a te! Sii santo! L’unico modo che hai per dirgli “Grazie” è essere santo! Non è un optional! Non vogliamo iniziare questo cammino perché desideriamo fare qualcosa di straordinario. I santi hanno lasciato una luce nel firmamento dell’ eternità, sono stati come stelle comete e molti seguono questa scia di luce, come i Re Magi in cammino dietro alla stella di Betlemme. Ma questo non significa che dobbiamo farci santi perché così resti un ricordo di noi, per fare qualcosa di straordinario... Dobbiamo farci santi, perché dobbiamo dire “grazie” al nostro Signore! Non possiamo non dirgli il nostro “Eccomi”! A un Dio di gloria che viene a bussare al nostro povero cuore non possiamo dire: “Scusa, c’ho un attimo da fa’! Scusa, ma sono impegnato!”. Non possiamo rivivere quella frase terribile del prologo di Giovanni: “La luce splende nelle tenebre ma le tenebre non l’ hanno accolta”! Dobbiamo dirgli: “Grazie”, dirgli: “Eccomi”, dirgli: “Tu sei il Dio che ha voluto esserci per me, io voglio esserci in ogni istante, voglio essere qui a dirti il mio eccomi per te, per amore, per amore, per amore... Tu sei l’Onnipotente, colui a cui tutto è possibile e, grazie a te, camminare sulle acque, anche se a me sembra impossibile, diventa possibile”. E non crediate che i santi fossero creature nate sante! Ci sono tanti santi che sono stati dei birbanti. San Paolo, apostolo delle genti, fino ad un secondo prima di essere chiamato da Gesù, andava in giro a perseguitare i cristiani; sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti, pieno di onore, di vanagloria, era un bel tipaccio. Ecco, loro ce l’hanno fatta! E ce l’hanno fatta perché si sono lasciati prendere dall’ amore, si sono lasciati travolgere dall’ amore, hanno detto: “Eccomi” con tutte le forze, con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente. Allora vogliamo fare festa, vogliamo dire a Dio: “Eccoci”, “Eccomi; sono un disastro, però guardo a te!”. Oggi il mondo ha sete di santi, ha sete di bellezza, ha bisogno di vedere la bellezza di Dio che splende! Quanto è bello vedere una persona che sta molto avanti nel cammino della santità: resti ad ammirarla, perché si vede una bellezza sul suo volto che ti lascia estasiato. Vedi risplendere la bellezza di Dio che ti affascina, ti incanta. Il mondo ha bisogno di vedere una tale bellezza, il mondo ha bisogno di vedere la bellezza di Dio che risplende su di me, su di te, su di noi! “...Brutto come sono?”. Però è la bellezza di Dio! Il mondo ha bisogno di vedere la beatitudine, di vedere la gioia della santità. Quanto sarebbe bello vedere un santo che cammina e, anche se serio, anche se immerso nella preghiera, risplende delle beatitudini di Dio! Il mondo è pieno di cuori spezzati, piagati, distrutti. È una cosa stupenda vedere una creatura piena di piaghe, trasfigurate però dall’amore di Dio, un amore che ha un potere di guarigione sulle nostre piaghe. E a questo sono chiamati tutti. 
 
Fonte: Chiara Amirante, Fuoco dal cielo, ed. OCD, 2007
Chiara Amirante
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