Il ricordo vivo dei nostri cari ci ritorna come nostalgia di momenti felici, di bene ricevuto, di stima..; solo quando una persona ci lascia, ne sentiamo tutto il valore e la bontà! Nella fede questo ricordo si trasforma subito in comunicazione: li crediamo vivi, accolti dalla misericordia di Dio, e attraverso Cristo capaci ancora e più di prima di un legame e di un rapporto che noi chiamiamo “comunione dei santi”.
del 02 novembre 2008
 
 
Letture: Is 25,31-48 - Rm 8,14-23 - Mt 25,31-46
 
Giorno di mestizia, questo. Il ricordo vivo dei nostri cari ci ritorna come nostalgia di momenti felici, di bene ricevuto, di stima..; solo quando una persona ci lascia, ne sentiamo tutto il valore e la bontà! Nella fede questo ricordo si trasforma subito in comunicazione: li crediamo vivi, accolti dalla misericordia di Dio, e attraverso Cristo capaci ancora e più di prima di un legame e di un rapporto che noi chiamiamo “comunione dei santi”. 
Quest’oggi proviamo a metterci dall’altra parte del filo di questo dialogo, dalla parte dei nostri morti, che proprio oggi, 2 novembre, sono i protagonisti e gli interlocutori d’una reciproca preghiera e attenzione.
Quando, varcata la soglia della morte, entrano nell’eternità di Dio, mi pare si trovino davanti a tre SORPRESE, che le letture (a scelta tra tre formulari) della messa odierna ci illustrano bene.
 
1) SIGNORE, QUANDO MAI ...?
 
“Quando il Figlio dell’uomo - ci narra il vangelo - verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui..”, rivolto ai giusti dirà: “Venite, benedetti del Padre mio.., perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare...! Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato...?”. Noi non abbiamo fatto nulla di speciale. Se c’era da dare una mano a chi ne aveva bisogno, non ci siamo tirati indietro; ma così, con semplicità, senza pretendere più di tanto. Nostro dovere! “E il re risponderà loro: In verità vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
 
Ecco la sorpresa: veder valorizzata la nostra povera, insignificante quotidianità; veder riconosciuto e stimato quel bene nascosto che nessuno ha mai notato, quelle umiliazioni che abbiamo mandato giù in silenzio per amore di pace, e anche quegli sforzi di onestà, fedeltà e solidarietà che a volte ci facevano sembrare un po’ “fuori dal mondo”, tanto non erano più gesti di moda! Il bene e la generosità delle mamme soprattutto, che amano i propri figli senza mai o poco riceverne di riconoscenza o perlomeno d’ascolto! Sorpresa grande, che dà a noi oggi il coraggio di continuare, anche controcorrente, a vivere quella verità e quel bene che domani sorprendentemente scopriremo vincente ed eterno!
 
2) NON SONO PARAGONABILI ALLA GLORIA FUTURA
 
La seconda sorpresa ce la racconta san Paolo: “Ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi”. Sarà la scoperta e il possesso di essere niente di meno che come Dio, “simili a Lui”, figli divenuti eredi: “eredi di Dio, coeredi di Cristo” (Rm 8,17). Comprenderemo che tutta la nostra corsa per carpire qualche magra soddisfazione nella vita terrena non è stato che un rincorrere lucciole, rispetto al dono di felicità, pienezza e realizzazione, anche nel corpo, che avremo in eredità da Dio. “Carissimi - scrive san Giovanni - noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1Gv 3,2).
E’ la sorpresa che Dio ha oltrepassato ogni promessa, che Dio non delude, anzi dilata l’uomo, valorizzandone tutti gli aspetti, fino ad un umanesimo che sta ben oltre ogni nostro sogno. Aver fede significa credere che Dio vede e vuole il mio bene più di quello che io non veda e voglia di me! Domani questo sarà realtà! Chi è “salito al terzo cielo”, come Paolo, quasi a intuire misticamente qualcosa dell’aldilà, ha lasciato scritto: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio ha preparate per coloro che lo amano” (1Cor 2,9).
 
3) STRAPPERA’ IL VELO
 
La terza sorpresa sarà un aprire gli occhi su ciò che conta o non conta nella vita. “Il Signore - dice la prima lettura - strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni”. Giunti davanti a Dio immediatamente ci sarà tolta la maschera e crollerà tutto il castello di menzogne, di falsi valori, di ipocrisie, di deviazioni che gli uomini hanno messo in piedi in questo mondo. Si apriranno gli occhi a vedere le cose come davvero stanno. Si farà verità su tutto. Sarà anche il giorno.. della rivincita per i giusti. Si potrà dire: Allora, ..chi ha avuto ragione?
Questo, i nostri morti, lo vedono anche di noi. Più capaci di amore per noi perché liberati dall’egoismo che qui ci prende, alla luce di questa terza scoperta s’accorgeranno che i loro figli e i loro nipoti sono così lontani da Dio e stanno prendendo strade sbagliate...! Saranno in grande trepidazione. Non è invenzione questa. Il vangelo parla del ricco Epulone che accortosi della sua vita sbagliata, subito gli vengono in mente i suoi cinque fratelli e supplica Abramo: “Padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento” (Lc 16,27-28). Ecco la sorpresa: i nostri morti pensano a noi! Abbiamo dei potenti intercessori; non dimentichiamo mai la sera, assieme agli altri Santi, di invocare la loro mediazione presso Dio.
 
D’altro canto noi non possiamo mancare di ricordarci di loro. Forse hanno bisogno del nostro aiuto per l’ultimo tratto di purificazione che li attende prima della gloria piena. La preghiera, il suffragio, l’elemosina, le opere buone, i meriti d’una vita cristiana seria sono i doni e la carità che noi possiamo loro offrire per la mediazione di Cristo. Il quale, ancora una volta, in mezzo a noi e con noi, offre il suo sacrificio di riscatto che presentiamo a Dio per la purificazione e la salvezza di tutti i defunti.
 
 
 
don Romeo Maggioni
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