Occorre "Prendersi cura dei single perché costituiscono una ricchezza per la Chiesa. Prendersi cura significa incoraggiare le parrocchie a preoccuparsi di più di loro, ad accoglierli senza diffidenza, a proporre loro più luoghi di condivisione, più momenti forti. Famiglie e sacerdoti scopriranno allora che i single possono diventare dei veri punti di appoggio..."
del 06 luglio 2011
 
 
 
          È un tema che continua a interpellare le nostre comunità. Ma più che di spazi per categorie protette c'è bisogno di prendersi davvero cura gli uni degli altri.
          C'è quello che crede di non avere manie e invece sono ossessioni. Che non ha capito la sua vocazione, e nessuno lo ha aiutato a discernere, così è rimasto sospeso in una terra di mezzo in cui non è né prete né laico, in cui ha dentro sussulti di ministero, ma lo rendono un po' fuori luogo agli occhi degli altri, anche se poi alla fine 'sì vabbé tanto lui non è sposato e quindi ha tempo per fare tante cose'.
          Poi c'é quella che invece il suo tempo lo passa tutto in parrocchia. Quella che non riesce a frequentare nessuno fuori da questo giro perché ha paura di misurarsi col mondo che sta fuori. Oppure lo fa di nascosto nelle forme e nei modi più squilibrati e paradossali. Incontri per single attempati, al limite degli appuntamenti al buio che, insomma, in qualche modo il marito lo si deve proprio trovare.
          Ma se non arriva si continua a vivere sospesi in questa perenne insoddisfazione mascherata da equilibrio di ' tanto la vita me la riempio con altro'.
          Poi c'é quello che non ha più fiducia in sé stesso. Quello che non crede di poter essere un compagno di vita, un marito, e allora rifugge ogni occasione di poter incontrare una donna che lo sappia amare, mettendo muri e paletti insostenibili, che appaiono ridicoli agli occhi di chi non giudica, perché vede oltre la nebbia che chiude il cuore.
          E poi c'é lei, la bruttina un upo' sfigata, quella che sì che si è innamorata tante volte, ma aveva paura di farsi vedere. E allora sono passati gli anni, e ha perso le occasioni e mai nessuno che le andasse a dire che dietro tutta quella timidezza c'era un'anima che vibrava. Nessuno che l'aiutasse a farla uscire, nessuno che le facesse nutrire fiducia in sé stessa e nei suoi sanissimi sentimenti.
          Potremmo continuare ad andare avanti, con tanta tenerezza, nel descrivere le mille situazioni di persone che vivono dentro la Chiesa la loro condizione di 'unici figli' anche a un'età in cui da soli non dovrebbero stare. Perché non si vive bene da soli.
          Nel saggio di Claire Lesegretain, rivolto all'episcopato francese, pubblicato sul 17/2010 de Il Regno documenti si legge che occorre 'Prendersi cura dei single perché costituiscono una ricchezza per la Chiesa. Prendersi cura significa incoraggiare le parrocchie a preoccuparsi di più di loro, ad accoglierli senza diffidenza, a proporre loro più luoghi di condivisione, più momenti forti. Famiglie e sacerdoti scopriranno allora che i single possono diventare dei veri punti di appoggio. Prendersi cura significa infine essere più delicati, più riconoscenti'.
Amarli da battezzati. Da battezzati comprendere la ricchezza che possono dare.
          Non farli sentire una categoria protetta. Ma anche scuoterli e non farne oggetto di scherno. Aiutarli a uscire da qull'atteggiamento di perenne attesa di qualcosa di meglio, vissuta stando però fermi, una contraddizione rispetto a un futuro che non arriva se non lo si riesce a disegnare nel presente.
          Lesegretain afferma che con i single occorre, come si fa coi fidanzati, parlare delle potenzialità che si possono esprimere con il proprio corpo. E invece troppo spesso li vediamo immaturi al punto da sembrare meno scafati di certi adolescenti sveglissimi. Tardo adolescenziali e per questo goffi in un 'abito' che segna un'età diversa.
          Ripeto, li guardo con estrema tenerezza. Per svariate e personali ragioni faccio parte anche io della schiera. Così dichiaro il mio 'conflitto di interessi'. E proprio per questo credo che occorra, anche in Italia, come sta facendo la Francia interrogarsi su questa presenza.
          Consapevoli che solo aprendo gli ambiti pastorali, non facendoli risultare delle 'gabbie' chiuse sarà possibile attuare quella necessaria cura di cui hanno bisogno.
 
Francesca Lozito
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