Settimana conclusiva per il Sinodo sui giovani in corso in Vaticano dal 3 ottobre. I lavori si chiuderanno domenica con la solenne messa nella Basilica Vaticana...
del 24 ottobre 2018
Settimana conclusiva per il Sinodo sui giovani in corso in Vaticano dal 3 ottobre. I lavori si chiuderanno domenica con la solenne messa nella Basilica Vaticana...
Un lungo e caloroso applauso, scandito dalle acclamazioni dei giovani, ha salutato la presentazione il 23 ottobre in Aula del progetto di Documento finale del Sinodo dei vescovi. Un lavoro faticoso, entusiasmante, attento e una corsa contro il tempo: si può riassumere così l’attività svolta fino alla tarda serata di ieri dalla Commissione per la Redazione. E’ stato un esempio ben riuscito di sinodalità, la cui dimostrazione è l’intesa perfetta nata tra un gesuita e un salesiano, hanno commentato scherzando i due segretari speciali, i padri Giacomo Costa e Rossano Sala con riferimento ai due istituiti religiosi di provenienza.
Il progetto del documento finale, ha spiegato in Aula il Relatore Generale card. Sergio da Rocha, è stato elaborato a partire dall’instrumentum Laboris, testo base di riferimento. Tuttavia mentre quest’ultimo è emerso dai due anni di ascolto del mondo giovanile, il Documento Finale è frutto del discernimento realizzato dai Padri nel corso del Sinodo. Si tratta quindi di documenti diversi e complementari che insieme danno “una visione della complessità delle questioni sollevate e dei dinamismi in atto nel cammino per affrontarle: vanno letti insieme – ha proseguito il porporato - perché tra loro vi è un rimando continuo ed intrinseco”. Fonti del Documento Finale sono oltre all’Instrumentum Laboris anche gli interventi, le relazioni e i “modi” o emendamenti scaturiti dai lavori del Sinodo.
La struttura fondamentale dell’Instrumentum Laboris è conservata nella suddivisione in tre parti “riconoscere, interpretare, scegliere”, tuttavia il documento riflette la struttura del brano dei discepoli di Emmaus: “Camminava con loro”, “Si aprirono loro gli occhi” e infine “partirono senza indugio”. I temi dell’Instrumentum Laboris, quindi si ritrovano nel Documento finale, ma emergono maggiormente quelli su cui ci si è soffermati più a lungo nell’Aula durante queste tre settimane. Il testo, suddiviso in 173 paragrafi, – ha rimarcato il card. Da Rocha – è “frutto di un lavoro di squadra, ne sono autori i Padri Sinodali, i partecipanti al Sinodo e in particolare i giovani. Il Progetto, ancora riservato, è stato consegnato ai Padri Sinodali che ora avranno il tempo di leggerlo, potranno presentare proposte di aggiunte ed emendamenti. Primo e principale destinatario del Documento Finale – ha ricordato il Relatore Generale – è il Papa. Con l’approvazione del Pontefice infatti “esso sarà reso disponibile a tutta la Chiesa, alle Chiese particolari, ai giovani e a tutti coloro che sono impegnati con i giovani nella pastorale giovanile e vocazionale”
Punto di partenza e punto di arrivo è il popolo di Dio “nella varietà delle situazioni socioculturali ed ecclesiali” che i lavori hanno fatto emergere. Il percorso sinodale infatti – ha aggiunto il card. da Rocha - non è ancora terminato, perché prevede una fase attuativa. “Sarà importante che le Chiese particolari e le Conferenze Episcopali possano assumere in maniera creativa e fedele la dinamica del Documento allo scopo di adattare al loro contesto quanto emerso durante i lavori”. Il processo del Sinodo quindi non si chiude con “ricette pastorali da assumere (sarebbe l’opposto del discernimento)" e, se il linguaggio del testo elaborato non è propriamente giovanile, si ricorda che è stato deciso di preparare una Lettera indirizzata a tutti i giovani da parte dei Padri Sinodali.
Nella meditazione durante la preghiera che ha aperto la Congregazione di questa mattina, un padre sinodale, riflettendo sui tempi difficili vissuti dalla Chiesa, ha espresso l’invito a vivere il Sinodo come un kairos, occasione di conversione. I giovani infatti desiderano una Chiesa trasparente e povera e le parole del Crocifisso di San Damiano a Francesco d’Assisi, “Va e ripara la mia Chiesa”, sono oggi uno stimolo per tutti. Un albero piantato lungo un torrente – è stata la meditazione ispirata dalla liturgia odierna - non teme quando viene il caldo. Anche in un tempo di siccità, i frutti dell’albero non verranno meno se le sue radici sono piantate lungo il fiume d’acqua viva che è Gesù. In questo tempo di kairos, sofferenza e grazia – è stato l’augurio - la Chiesa proceda coraggiosa, piena di speranza ed empatica. Opzione preferenziale per i giovani vuol dire dedizione in termini di tempo, persone e risorse finanziarie nelle parrocchie e nelle diocesi di tutto il mondo.
Paolo Ondarza
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