Oltre 600.000 i cristiani rifugiati e sfollati, costretti a soffrire freddo e fame. La persecuzione religiosa nel paese sta diventando la peggiore del terzo millennio.
Ucciso, decapitato e trafitto dalla croce che portava al collo. E' quanto è accaduto aFadi Matanius Mattah, giovane cristiano di 34 anni, martirizzato da un gruppo di cinque jihadisti. Lo scorso 8 gennaio - ha raccontato all'agenzia Fides un sacerdote della diocesi di Homs - Fadi si stava recando in automobile insieme ad un amico, Firas Nader (29 anni), da Homs al villaggio cristiano di Marmarita. La vettura è stata intercettata dal gruppo islamista, che, armato, ha aperto il fuoco contro l'auto. Una volta raggiunta, i miliziani hanno notato che il giovane portava una croce al collo; quindi lo hanno decapitato, piantando la croce nel suo petto, per poi rubare denaro e documenti.
In tutto ciò, hanno lasciato Firas per terra, gravemente ferito, credendo fosse già morto. Il giovane ha potuto quindi osservare quanto stava accadendo e, una volta spariti i persecutori, ha potuto mettersi in salvo incamminandosi a piedi, con le poche forze rimaste, verso la cittadina di Almshtaeih, dove poi è stato trasferito all’ospedale di Tartous.
Su indicazione dell'amico, alcuni fedeli sono riusciti a recuperare il corpo di Mattah, portandolo a Marmarita, dove la comunità cristiana locale ha espresso sdegno e dolore per atto inumano. Secondo un comunicato inviato a Fides da Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), la violenza contro i cristiani in Siria, causata dalle migliaia di fazioni islamiste, sta diventando “una delle peggiori persecuzioni sopportate dai cristiani in questo scorcio del terzo millennio”.
Oltre 600.000 cristiani, quindi un terzo del totale dei fedeli siriani, sono sfollati all'interno del Paese o vivono da rifugiati in Paesi confinanti, confermano gli ultimi rapporti. E i leader cristiani confermano l’esodo massiccio dei cristiani dal paese. Sempre ACS rivela che in zone come Homs, Marmarita e Hamat, la popolazione siriana, che include molti cristiani, vive in gravi condizioni di disagio ed ha urgenza di cibo, riscaldamento, riparo e medicine a causa del freddo che peggiora la crisi umanitaria esistente per il conflitto.
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