Questo deve essere l'impegno della Chiesa in vista del Natale, ribadisce ancora il patriarca melchita: «Dobbiamo prodigare ogni sforzo per gioire e per creare le condizioni per portare gioia al maggior numero di persone».
del 15 dicembre 2016
Questo deve essere l’impegno della Chiesa in vista del Natale, ribadisce ancora il patriarca melchita: «Dobbiamo prodigare ogni sforzo per gioire e per creare le condizioni per portare gioia al maggior numero di persone».
«Stiamo camminando su un sentiero di dolore e di tristezza, ma c’è anche un sentiero di speranza e di un futuro migliore». Così il patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente per i greco-cattolici Gregorio III Lahham, che con queste parole sintetizza il suo messaggio di auspicio per la Siria in vista del Natale e rivolge un appello a chi fugge perché resti «per costruire un mondo nuovo dopo la crisi».
«Nonostante tutto il dolore e la tragedia cui assistiamo, che sia a Damasco, a Homs o ad Aleppo, la comunità cristiana in Siria si prepara alla gioia del Natale, oggi più che mai», afferma in un’intervista ad Aki-Adnkronos International il patriarca Lahham, il cui patriarcato ha sede nella capitale siriana.
Per Lahham «questa è la grande sfida, dobbiamo usare il Natale per portare la gioia a chi è nella tristezza e nel dolore, a chi ha perso la speranza e sente di non avere più alcun futuro». Il patriarca annuncia poi che in occasione delle celebrazioni natalizie «si svolgeranno in chiesa preghiere speciali, incontri e veglie con letture evangeliche e spirituali», oltre ad iniziative rivolte ai bambini: «Tutte le chiese stanno lavorando per portare un po’ di gioia nei cuori dei bambini, delle famiglie dei martiri e degli anziani», aggiunge Lahham.
Questo deve essere l’impegno della Chiesa in vista del Natale, ribadisce ancora il patriarca melchita: «Dobbiamo prodigare ogni sforzo per gioire e per creare le condizioni per portare gioia al maggior numero di persone».
Lahham esprime tuttavia «grande dispiacere» per il fatto che «molte persone sono state fatte uscire dalle loro case con la forza e costrette ad andarsene in altri luoghi della Siria, oppure nei Paesi vicini o in Europa. Noi come chiesa - precisa - siamo contro ogni forma di migrazione, poiché questo indebolisce le forze spirituali della società». Allo stesso tempo «non si può vietare a una persone di cercare il modo di evitare un pericolo che minaccia la sua vita, quello dei suoi figli, il suo futuro o la sua famiglia», ammette Lahham, che coglie l’occasione per fare un appello a «restare»: «Diciamo a tutti: restate per costruire un mondo nuovo dopo questa crisi, abbiamo bisogno di chi costruisca la nazione», conclude Lahham.
Redazione Vatican Insider
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