Spettacolo

Non c'è ricerca, non c'è orizzonte, non c'è senso. C'è il viaggiare. Telemaco ha lasciato il passo a Narciso. E se si naviga si naviga in rete».

Spettacolo

da Quaderni Cannibali

del 10 novembre 2009

 

Tv e cinema, la consapevolezza s’impara in famiglia

 

di Mimmo Muolo

Tratto da Avvenire

 

 

 

Educativi o disedu-cativi a seconda dei punti di vista. Sicuramente decisivi per la formazione della cultura e degli stili di vita delle nuove generazioni. Mass media come cinema e fiction, ma anche le canzonette e le altre opere dello spettacolo sono «le più importanti fonti di elaborazione e diffusione culturale della nostra società». All’argomento è dedicato un intero capitolo del libro La sfida educativa, edito da Laterza e curato dal Servizio nazionale per il Progetto culturale della Cei.

 

E a sostenere la tesi c’è anche Armando Fumagalli, ordinario di semiotica all’Università Cattolica di Milano, oltre che curatore del master di scrittura e produzione per la fiction e il cinema, avviato dall’ateneo milanese. «Il ruolo 'educativo' di questi media è fortissimo – sottolinea il professore –, nonostante si parli tanti di internet e dei media personalizzati. Ne è prova il fatto che questi ultimi si occupano prevalentemente dei personaggi creati dal cinema, dalla tivù o dal mondo della canzone». La forza dei mezzi di comunicazione sociale del XX secolo sta, infatti, secondo Fumagalli, nel mettere in gioco intelligenze ed emozioni, giocando in maniera estremamente efficace sui destinatari. «Non sempre questo è un male – fa notare lo studioso –. Si pensi, ad esempio, ai contenuti positivi di certi cartoni della Pixar.

 

Ma bisogna stare attenti perché con lo stesso meccanismo possono passare in modo distorto messaggi di tipo antropologico, relativi ad esempio all’eutanasia o ad altre problematiche bioetiche, anche al fine di preparare il terreno a future determinazioni legislative». Fumagalli ritiene che in questo campo la comunità ecclesiale ha svolto, «specie negli anni ’60 un’opera meritoria di educazione degli spettatori.

 

Oggi, però, non basta. Occorre fare di più anche perché le opere che vengono offerte siano in linea con certi valori». La risposta educativa per cercare di recuperare il terreno perduto si deve articolare necessariamente a due livelli. Da un lato «la formazione di professionisti che sappiano scrivere romanzi, realizzare trasmissioni televisive e film che diano una visione della vita conforme alla dignità dell’essere umano, che orientino i sogni e i desideri delle giovani generazioni di spettatori verso ciò che è vero, bello e giusto». Dall’altro, conclude il professore, «i genitori e gli educatori in genere devono accompagnare i giovani con il dialogo anche sull’uso dei media.

 

Il confronto su quanto i figli vedono, sentono, scrivono, ricevono è assolutamente fondamentale. Così come è importante fare loro delle buone proposte di lettura e di visione, anche per scacciare quelle cattive o semplicemente banali».

 

 

 

Spettacolo

 

Estratto da “La sfida educativa”

Rapporto-proposta sull’educazione

a cura del Comitato per il Progetto Culturale della Conferenza Episcopale Italiana

 

Un giovane docente di Lettere di uno dei più blasonati licei classici di Milano ha dato recentemente ai suoi alunni quindicenni il seguente tema: «Devi partire per un’isola deserta. Risolto il problema della sopravvivenza puoi portare con te soltanto tre oggetti». Gli oggetti più necessari sono risultati l’ipod, il computer, il cellulare, la radio.

 

Così questo docente commentava le risposte degli alunni: «Risolto il problema della sopravvivenza, i nemici da sconfiggere per i naufraghi contemporanei sono: Noia e Solitudine. Come? Con i media e con le emozioni che i media sanno suscitare. I naufraghi vivono di musica, parole proprie e altrui, emozioni. Il naufrago adolescente postmoderno si nutre di emozioni. Valuta la realtà facendola coincidere con ciò che prova. Senso e sentimento coincidono.

 

L’importante […] non è dove andrò, ma il viaggio stesso, le emozioni che il viaggio provoca, e non la gioia di una meta a lungo desiderata e intravista sulle carte geografiche del desiderio di una vita appassionata e appassionante. […] La camera, con il suo televisore personale e la connessione a internet, non è più laboratorio di sogni − come per Telemaco che passa una notte sveglio a immaginare il viaggio che sta per intraprendere alla ricerca del padre − ma luogo in cui i sogni si realizzano; non è trampolino verso la realtà, ma mare sconfinato in cui dolcemente naufragare, come Narciso che si nutre della sua immagine riflessa fino a morirne di fame. Non c’è ricerca, non c’è orizzonte, non c’è senso. C’è il viaggiare.

 

Telemaco ha lasciato il passo a Narciso. E se si naviga si naviga in rete».

 

 

Mimmo Muolo, CPC, Conferenza Episcopale Italiana

http://http://www.cci.progettoculturale.it/http://www.avvenire.it/

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