Con più di 5 milioni di biglietti e quasi 1,4 miliardi di incassi nel mondo, “Spiderman No Way Home”, l’ultimo film sul supereroe in costume di ragnatela, batte diversi record. Dietro l’intrigo scritto e svolto nel consueto stile Marvel si trova una meravigliosa storia di redenzione. Alert spoiler.
Il cuore del film Spiderman No Way Home ruota attorno alla redenzione dei celebri cattivi dell’universo Marvel. L’intrigo principale si avvia non a caso quando il giovane Spiderman – impersonato da Tom Holland – rifiuta di rimandare i super-cattivi nei loro mondi, dove ad attenderli ci sarebbe inevitabilmente il funesto destino della morte. I cattivi perdono sempre, ma il giovane Spiderman, contro il parere del grande saggio, il Dr. Strange, respinge l’idea che essi siano irrecuperabili e destinati a fare sempre il male.
Tra le novità del film, si noterà la presenza sullo schermo di tre Spiderman. In effetti, i due precedenti attori – Tobey Maguire e Andrew Garfield – s’incontrano in diversi universi per immaginare differenti versioni dell’uomo-ragno. Questa incursione a sorpresa, oltre al piacere dato ai fan, permette di arricchire e concludere gli archi narrativi delle due precedenti versioni di Spiderman, bruscamente interrotti dopo rispettivamente tre e due film.
Qui i tre Spiderman mostrano una vera nobiltà: tutti hanno sofferto nella loro carne, sfiorando la morte per il loro farsi prossimi nel servizio della giustizia; malgrado un difficile dissidio interiore, tuttavia, non si sono allontanati dal bene.
Venti anni dopo il primo Spiderman Goblin, il grande cattivo, si vede offrire una redenzione totalmente inattesa. Nel film che usciva nel 2002 Norman Osborn, che prendeva le fattezze dell’entità malefica, moriva trafitto dal proprio overboard, che aveva lanciato per uccidere lo Spiderman interpretato da Tobey Maguire.
Si era dunque ucciso da sé, senza che l’uomo-ragno fosse responsabile della sua morte. Questo nuovo episodio propone però un finale più grandioso: mentre Tom Holland vuole farla pagare a Norman Osborn per l’omicidio di sua zia, Tobey Maguire si frappone ed è lui, stavolta, ad essere trafitto dall’overboard di Osborn. Quell’istante unico, vero momento di misericordia, permette a Norman Osborn di vedersi amministrare il farmaco che lo libera dalla sua impresa malefica.
Rischiando la propria vita per salvare quella dell’assassino, come Dio che «non vuole la morte del peccatore», l’atto salvifico di Maguire permette a Osborn di non morire per il proprio peccato, come nell’episodio iniziale, ed è dunque un finale grandioso nella sua dimensione sacrificale, quello che viene reinventato. Prendendo su di sé la ferita che doveva infliggersi il cattivo, Spiderman veste i panni dell’alter Christus, ricalcando dunque il supremo modello cristiano. Poco prima, tra l’altro, gli si faceva notare che era vestito come un pastore cristiano di giovani alla moda.
Nei film di Spiderman, la religione cristiana ha sempre fatto parte integrante dell’universo, come testimonia il posto importante riservato ai temi del perdono e della fedeltà. La Misericordia, però, non era mai stata tanto potentemente messa in luce quanto in questa vibrante riscrittura. Vent’anni dopo.
Di Cécile Thévenin
Tratto da aleteia.org
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