Eusebia conosceva Gesù come il Buon Pastore che va in cerca di chi è perduto, di chi è disperso, e non si arrende davanti alla durezza dei cuori...
Eusebia conosceva Gesù come il Buon Pastore che va in cerca di chi è perduto, di chi è disperso, e non si arrende davanti alla durezza dei cuori...
Eusebia nasce a Cantalpino, un paese nei dintorni di Salamanca (Spagna), il 15 dicembre 1889.
La sua famiglia è molto povera ma anche molto cristiana. I genitori educano lei e le due sorelle alla preghiera e alla fiducia nella Provvidenza.
Ben presto deve cominciare a lavorare in città ed è qui che incontra le Figlie di Maria Ausiliatrice. Da suora vivrà sempre nella stessa casa a Valverde del Camino nella zona di Siviglia, dove sarà cuoca e catechista all’oratorio festivo. Nonostante la sua semplicità e poca istruzione per la sua saggezza è cercata da tante persone. Le si chiedono consigli, sostegno nella vocazione, preghiere per situazioni difficili. Per tutti sr Eusebia ha una parola, un consiglio, un invito alla fiducia. Grandi sono il suo affidamento a Maria e la devozione alla passione di Gesù.
Quando in Spagna cominciano i problemi della guerra civile, percepisce il Signore le chiede di fare qualcosa per la sua terra, così si offre vittima d’amore per la salvezza dei suoi connazionali. Poco dopo le sue condizioni si aggravano. Affronta la malattia con grande fede offrendo a Gesù le sue sofferenze. Muore l’11 febbraio 1935.
Eusebia da bambina spesso accompagnava il papà, costretto ad andare a mendicare dalla povertà e dalla scarsa salute. Da suora ha raccontato alla sua direttrice questi episodi che poi a sua volta, per la loro bellezza e semplicità, li ha trascritti perché non andassero perduti, permettendoci oggi di leggere l’‘Autobiografia’ di sr Eusebia. Il passo che riportiamo di seguito mostra la grange fiducia nella Provvidenza e in Maria. Non si vergognava la piccola Eusebia della sua povertà estrema, anzi viveva con gioia il poter stare a contatto con la natura nelle lunghe camminate, riceveva con gratitudine quello che la gente offriva e nel silenzio dialogava con i suoi grandi amici, Gesù e Maria.
“Quel mattino sorse un’alba annuvolata ed io dicevo alla Santa Vergine: «Madre mia, fa’ che non piova perché se piove si bagna il sacco e le mie sorelle non avranno di che nutrirsi», oppure dicevo: «almeno lasciaci arrivare al villaggio verso cui stiamo andando e lì quando saremo al riparo sotto un portico, scarica le nubi, perché non si bagni il nostro pane». E la Madonna mi ascoltava e quando arrivammo al paese dove dovevamo chiedere l’elemosina e fummo sotto un portichetto, cadde un acquazzone torrenziale. E un signore che passava mi disse: «Prendi, fanciullina, questa moneta». Ed io fui molto contenta. Poi dicevo alla Madonna: «Madre mia, fa’ che ora cessi di piovere, se no non potremo domandare l’elemosina». E cessò la pioggia, ponendosi il tempo assai bello. Io dicevo a mio padre: «Tutto quello che chiedo alla Madonna, me lo concede». Mio padre rispondeva: «Com’è buona e come dobbiamo esserle riconoscenti. Continua a chiederle di proteggerci»
Garrido Bonaño M. (a cura), Autobiografia, 17-18.
Maria è sentita vicina da Eusebia! Sapeva che Maria è una madre, e non può abbandonare i suoi figli che sono in difficoltà. Era certa che Maria avrebbe ascoltato ed esaudito le sue richieste… tanto più che non erano finalizzate a lei stessa ma a non sciupare il cibo che era stato offerto loro e che desideravano condividere con le sorelle e la mamma una volta tornati a casa.
È quindi una preghiera carica di amore, di condivisione, di confidenza.
Come affronto le fatiche e i momenti difficili?
Provo a chiedere a Maria di accompagnarmi e prendersi cura di me e delle persone a me care.
Sr Eusebia scriveva spesso ai suoi anziani genitori e poi alla mamma rimasta sola. Sapeva che le lettere le venivano lette da alcune conoscenti e quindi, che molte persone avrebbero potuto ricavare del bene dalle sue parole, per questo non perdeva occasione per dare suggerimenti su come pregare e avere fiducia in Gesù.
Nella lettera 41 scrive questa preghiera a Gesù Eucaristia, sentito presente e vivo:
Oh, Divino Gesù, solitario in tanti tabernacoli, senza che ti visitino e ti adorino, io ti offro il mio cuore solitario e desidero che ogni sua pulsazione sia un atto d’amore per Te. Tu sotto i veli eucaristici sempre vegli e il tuo amore mai dorme né mai ti stanchi di andare in cerca dei peccatori. Oh, amante Gesù! Oh, solitario Gesù, come vorrei che il mio cuore fosse una lampada dalla cui luce si sprigioni luce per Te solo. Veglia Sacramentale Sentinella, all’erta per il mondo in torpore e per le anime traviate, e per questa tua povera figlia. So che i dolori del presente non hanno confronto con la gloria futura che ci aspetta. Pazienza per oggi, anima mia, il giorno di ieri è già passato e tutto ciò che hai sofferto pure. So che lo hai sofferto con pazienza, [ricordati] che dopo tutto i giorni quaggiù sono brevi. E non posso dunque offrirti i dolori e le pene di un solo giorno? Voglio, mio divino Maestro che ciò che avrò da soffrire in esso, sia per tuo amore. Amen!
Eusebia conosceva Gesù come il Buon Pastore che va in cerca di chi è perduto, di chi è disperso, e non si arrende davanti alla durezza dei cuori. Attende, veglia, giorno e notte!
Ed Eusebia desiderava ricambiare e condividere questo amore che cerca senza sosta e sa attendere. Percepiva che il combattimento che si gioca nel profondo dei cuori per rispondere o rifiutare il Signore è un grande mistero… che ha bisogno della nostra collaborazione e preghiera: ecco perché offriva le sue fatiche, il suo duro lavoro quotidiano per cucinare per tutto il Collegio di Valverde, le sue sofferenze fisiche di malata. Voleva fare tutto per amore come per amore Gesù aveva fatto tutto per lei.
Qualche volta mi fermo a parlare a tu per tu con Gesù?
Percepisco quanto Lui ha fatto per amore di me?
So pregare per chi lo rifiuta e non lo accoglie?
Provo a offrire qualche fatica della mia giornata perché Gesù possa essere incontrato anche da qualche mio amico che lo rifiuta.
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