Un Papa che mette in dubbio quello che viene strombazzato dalla pubblicità è un Papa coraggioso. Si oppone alla burrasca morale dell'aborto, ed è l'unico al mondo che vuole che ci si curi integralmente delle donne, senza abbandonarle con le spalle al muro quando sono nei guai e dar loro solo l'opzione di uccidere il figlio come unica scappatoia, spesso causa di danni psichiatrici.
del 01 marzo 2011
 
          Un Papa che mette in dubbio quello che viene strombazzato dalla pubblicità è un Papa coraggioso: non solo nel discorso alla Pontificia Accademia pro Vita del 26 febbraio si oppone alla burrasca morale dell’aborto, ed è l’unico al mondo che vuole che ci si curi integralmente delle donne, senza abbandonarle con le spalle al muro quando sono nei guai e dar loro solo l’opzione di uccidere il figlio come unica scappatoia, spesso causa di danni psichiatrici.
          Ma alza anche la voce per difendere la giustizia, cioè l’accesso di tutti all’utile sangue preso dal cordone ombelicale (SdCO) del bambino, ricco di cellule staminali; e spiega da scienziato, che tenerlo per sé è forse una futuribile speranza, ma allo stato attuale non mostra nessun vantaggio e una pallida utilità. Mentre vanno favorite e incrementate le raccolte pubbliche, per far arrivare questo materiale a tutti, ricchi e poveri.           Sarà aggredito dal pregiudizio, che vuole l’egoismo come unico metro di scelta, dal guadagno o dalle urla di chi pensa che se una cosa si può fare è per forza utile. Il Papa ciononostante inneggia all’altruismo, alla giustizia; e alla scienza. Già: perché tutte le società scientifiche mondiali (a differenza da quanto compare su tanti giornali italiani) sconsigliano la conservazione “per se stessi” del sangue preso dal cordone ombelicale, o ne mostrano la scarsa utilità: non ci si può curare con le proprie cellule che evidentemente saranno già malate alla nascita se uno ha una malattia genetica.           L'American College of Obstetricians and Gynecologists afferma che le possibilità di usare il proprio sangue vengono calcolate approssimativamente in 1 caso su 2.700, e la Società Americana per il trapianto del Midollo Osseo alla domanda 'Posso conservare il SdCO per il mio bimbo?' pubblicata nel suo sito web risponde: 'Certo, ma la possibilità di usare il proprio SdCO è molto bassa. Molti pazienti che necessitano trapianto di SdCO hanno bisogno di cellule da un donatore, non le proprie che possono contenere le stesse cellule che hanno prodotto la malattia. Spesso i fratelli e le sorelle sono i migliori donatori. D'altronde nei registri pubblici si possono trovare donatori compatibili'.           Su basi simili si esprime il recente rapporto della senatrice Hermange a nome della Commissione Affari Sociali del Senato Francese e l'American Academy of Pediatrics spiega: 'La donazione di SdCO dovrebbe essere scoraggiata quando diretta ad uso personale o familiare per la possibilità che nel sangue stesso ci siano cellule che causano la patologia che si vuole curare'. 'La donazione al pubblico deve essere incoraggiata' e al momento 'la conservazione privata come assicurazione biologica deve essere scoraggiata'.           Anche un recente articolo del Comitato di Medicina materno-fetale dei Ginecologi Canadesi riporta che 'la donazione altruistica di sangue di cordone ombelicale per un uso pubblico deve essere incoraggiata', ma 'la conservazione per donazione autologa non è raccomandata date le limitate indicazioni e mancanza di evidenza scientifica per supportare detta pratica'; e il Comitato Nazionale di Etica francese (CCNE), nel 2002 riportava che 'la conservazione di SdCO per il bimbo stesso sembra una destinazione solitaria e restrittiva rispetto alla pratica solidale del dono. Si tratta di una capitalizzazione biologica preventiva, di un'assicurazione biologica di cui l'utilità effettiva appare ben modesta. La posizione del CCNE non è di considerarla moralmente condannabile in sé. Potrebbe essere proposta, in via eccezionale e non sistematica, in caso di gruppo HLA raro conosciuto'.           Il commento, infine, del Groupe européen d'éthique des sciences et des nouvelles technologies, un Comitato di Bioetica della Unione Europea, conclude che 'Bisogna interrogarsi sulla legittimità delle banche commerciali del SdCO a uso autologo, nella misura in cui offrano un servizio che, ad oggi, non presenta alcuna utilità reale in termini di possibilità terapeutiche'. Il documento caldeggia inoltre che la pubblicità delle stesse banche debba chiaramente offrire informazioni sulle scarse possibilità per motivi clinici di usufruire del sangue conservato. E' un documento che merita, almeno nelle sue conclusioni, di essere letto integralmente.           La Società Americana per la Donazione del Midollo Osseo, così riassume (febbraio 2008): 1. La donazione pubblica di SdCO deve essere incoraggiata2. La probabilità di usare il proprio SdCO è molto piccola - difficile da quantificare ma probabilmente tra lo 0.04% (1:2500) e lo 0.0005% (1:200,000) nei primi 20 anni di vita, e perciò non deve essere raccomandata.3. La raccolta per un membro della famiglia è raccomandata quando ci sia un fratello con una malattia che può essere trattata con successo con trapianto allogenico. Tanti dati, tutti univoci e chiari; e il Papa da qui parte.           Insomma, il Papa incoraggia all’altruismo, mostra i limiti di una mentalità che per paura tende a tenere “tutto per sé”, e ha dalla sua parte tutta la comunità scientifica. Dall’altra parte, dalla parte opposta alla scienza, staranno i soliti giornali, i VIP ricchissimi e i soliti politici nostrani, pronti a parlare senza sapere. Ma gli conviene? 
Carlo Bellieni
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