Biografia di Stefano Sandor, Salesiano coadiutore e martire della fede, proclamato beato a Budapest il 19 ottobre 2013.
Un noviziato accidentato
Ma nel 1938 l'Ungheria visse un periodo particolare: la riannessione dei territori di popolazione magiara, staccati nel Trattato del Trianon (1919) e assegnati nuovamente al governo ungherese nei trattati di riordinamento dell'Europa Centrale del 1938. Pertanto il nostro Istvàn, iniziato regolarmente il noviziato il 1° aprile di quell'anno, dovette interromperlo per prestare servizio militare. Come soldato continuava a tenere il suo alto tenore di vita spirituale e di apostolato, tenendosi in relazione epistolare con i superiori del Noviziato. Trascorreva le giornate di congedo al “Clarisseum” e consegnava e conse-gnava all'Ispettore i pochi soldi ricevuti.
Ottenuto il congedo nel 1939, ricominciò il suo Noviziato il 30 aprile. I suoi 25 anni erano un'età ben superiore a quella dei suoi compagni di noviziato, poco più che adolescenti. Si comprende allora l'ammirazione suscitata dalla sua condotta fra i giovani compagni. “Benché avesse nove o dieci anni più di noi, condivideva la nostra vita totalmente, in modo esemplare. Non sentivamo affatto la differenza di età. Istvàn stava imparando il mestiere di tipografo, ma nel noviziato non poteva praticare il suo mestiere; eseguiva bene i lavori di casa, soprattutto in cucina. Il suo talento di educatore balzò agli occhi anche di noi novizi, specialmente nelle attività comunitarie. Con il suo fascino personale ci entusiasmava a tal punto che davamo per scontato di poter affrontare con facilità anche i compiti più difficili”. “Dava l'impressione di pregare quasi continuamente. Allo stesso tempo si fece notare nel nostro giovane gruppo per la sua capacità di trascinare anche i compagni più scettici, provocando una loro reazione entusiasta, soprattutto quando il gruppo di teatro amatoriale doveva presentare delle scene comiche”. “Il suo livello spirituale era di gran lunga superiore a quello degli altri”. Sono testimonianze giurate di suoi antichi compagni di noviziato.
La congiuntura economica degli anni '39-'40 era molto seria. Con l'occupazione della Polonia era iniziata la II Guerra Mondiale. Ma il noviziato di Mezonyàràd poteva contare su un'ampia tenuta con terreno coltivato che garantiva una buona produzione di alimenti.
Istvàn finì l'anno di noviziato con la prima professione dei voti religiosi, come salesiano laico ('coadiutore') l'8 settembre 1940. Dalla sua corrispondenza dell'epoca traspare la sua immensa gioia e l'entusiasmo per quella vita. Tornò al “Clarisseum”, al suo lavoro nella tipografia, ora come uno dei responsabili, all’animazione nella chiesa pubblica annessa e nell'oratorio. La tipografia Editrice don Bosco godeva di grande prestigio nazionale. Oltre alle pubblicazioni salesiane (Bollettino Salesiano, Gioventù Missionaria...) pubblicava anche collane prestigiose di opere teatrali per i giovani, libri di spiritualità giovanile, libri di istruzione religiosa popolare.
Proprio in quegli anni in Ungheria, sotto il patrocinio di don Bosco, si era dato vita ad una Associazione Cattolica dei Giovani Lavoratori ('KIOE'). Al “Clarisseum” il nostro Istvàn fu il promotore e l’anima di questa organizzazione. Il suo gruppo divenne gruppo-modello; egli vi aveva trasfuso l'atmosfera serena e la spiritualità sacramentale ed educativa tipica di don Bosco. Catechismi ragionati, conferenze apologetiche, ore di adorazione, escursioni-pellegrinaggi, sport e gioco, santa allegria caratterizzavano la vita del gruppo. I giovani ne erano attratti e non abbandonarono l'opera, anche quando il loro animatore fu richiamato alle armi. L'Ungheria era entrata in guerra, a fianco della Germania, il 22 giugno 1941.
Sul fronte di guerra
Sándor prestò servizio nell'esercito ungherese come appuntato telegrafista. Alcuni suoi commilitoni testimoniano che in reparto non nascondeva di essere un religioso consacrato. Creò attorno a sé un piccolo gruppo di soldati, attratti dal suo esempio, che egli incoraggiava a pregare e ad evitare le bestemmie. Fino al 1944, con brevi intervalli, rimase nell'esercito. Durante questo periodo, finché fu possibile, si tenne costantemente in contatto con i superiori religiosi, in particolare con don Jànos Antal, provinciale-ispettore. Dalle sue lettere traspare la preoccupazione per la propria vita interiore, benché si trovasse in gravi situazioni. Nei brevi periodi di licenza si recava subito in casa salesiana, che sentiva come la sua vera famiglia, sempre accolto con grande affetto. Fu poi trasferito sul fronte russo, dove partecipò a durissimi combattimenti. Il suo comporta-mento come militare fu così valoroso, da meritare di essere decorato della Croce al Merito di Guerra. Prese parte alla disastrosa ritirata dall'ansa del Don. Fatto prigioniero dagli Americani in Germania, poco tempo dopo poté ritornare in patria.
Nel 1944 riprese il suo lavoro a Ràkospalota, per quanto lo permettevano le drammatiche circostanze. Il 13 febbraio 1945, dopo lunghi e aspri combattimenti durati tre mesi, che portarono alla rovina dell'abitato, tutta la città di Budapest era sotto il controllo dell'esercito sovietico. In questo tempo i Salesiani rimasti in città soffrirono terribilmente la fame, l'impossibilità di lavorare, le requisizioni da parte dell'occupante. All’istituto di Ràkospalota, svuotato di allievi, furono sequestrati letti e materassi. I confratelli dovettero farsi degli alloggi di fortuna, tra le macerie, affrontando un inverno particolarmente severo.
János SzöKe
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