Stefano Sandor - Biografia (parte III)

Biografia di Stefano Sandor, Salesiano coadiutore e martire della fede, proclamato beato a Budapest il 19 ottobre 2013.

Stefano Sandor - Biografia (parte III)

 

L’ombra della persecuzione

 

 

Il 3 aprile 1945, il nunzio apostolico Mons. Angelo Rotta, che molto aveva operato per salvare tanti ebrei dalla deportazione, fu espulso dal Paese per ordine personale del maresciallo Vorosilov.

Il lavoro salesiano si ridusse a qualche momento di oratorio, disturbato dalle incipienti organizzazioni comuniste, che cercavano di strappare anche quei pochi giovani al contatto con i religiosi.

Il 16 agosto 1945 il presidente del Governo Provvisorio ungherese firmò il primo decreto di riforma del sistema scolastico nazionale, senza consultare le Chiese, che pure avevano una parte importante (il 43%) delle scuole toccate dalla riforma. In autunno cominciarono gli attacchi contro le scuole confessionali: revisione, in senso marxista, di tutti i testi scolastici e proibizione di usare molti testi cattolici. Il superiore salesiano ungherese comunicò alla Direzione Generale di Torino: “... Ora non possiamo pubblicare né 'Bollettino Salesiano' né 'Gioventù Missionaria'. Le disposizioni vigenti ci impongono il massimo risparmio di carta”. Era quest'ultimo un mezzo di controllo della stampa da parte del regime: occorreva un permesso specifico per acquistare carta. 

Il 4 novembre 1945 si svolgono le prime elezioni del dopoguerra: il partito comunista ottiene solo il 17% dei voti, ma con l'appoggio dell'esercito occupante sovietico controlla tutto l'apparato politico. La tipografia “D. Bosco” di Ràkospalota è nel mirino dei comunisti. Il regime svuota, intanto, quasi del tutto il magazzino della carta da stampa. Per mancanza di combustibile, nel lungo inverno 1945-46 le scuole non funzionano; rimane aperto come campo di lavoro salesiano l'oratorio di Ràkospalota, anche per Istvàn. L'attività economica nella casa è ridotta, a causa della mancanza di funzionamento della Tipografia-editrice. Non si possono stampare libri e anche la libreria non vende le pubblicazioni rimaste “perché la gente spende solo per il pane”. La stampa cattolica è autorizzata solo per due pubblicazioni settimanali che, però, per mancanza di carta, si stampano in pochi esemplari.

Il 2 maggio 1946 il superiore dei Salesiani ungheresi scrive: “A Ràkospalota siamo in ballo. I proprietari della casa ci vogliono mandar via dall'Istituto. Stiamo perdendo i nostri labili diritti e il nostro povero focolare. Speriamo di riuscire a cavarcela...”

Dal 12 al 27 luglio 1946 il ministro comunista degli Interni, Rajk Làszlò, scioglie tutte le associazioni religiose, sia giovanili come di adulti. Sono permesse, con restrizioni, solo le associazioni con scopi devozionali. Vengono imprigionati molti responsabili delle associazioni disciolte. A Ràkospalota i gruppi animati dai Salesiani risentono di questi colpi. In modo particolare il nostro Istvàn soffre per lo scioglimento della KIOE (corrispondente della JOC occidentale) di cui era diventato uno dei dirigenti. Nonostante le proibizioni legali, però, egli proseguì questa attività in modo quasi clandestino, evitando di esporsi e di esporre i suoi allievi ai controlli della polizia politica. Cambiavano ogni volta i luoghi di incontro, simulando scampagnate di piccoli gruppi di giovani, o incontrandosi per feste di notte. Nel 1948 egli animava sei gruppi attivi di giovani, tra cui parecchi ex-allievi della nostra scuola. I contenuti dei loro incontri non avevano assolutamente nulla di politico. Erano solide istruzioni religiose per dare fondamento alla fede dei giovani, in modo da poter resistere alla propaganda atea che imperversava. Si pregava molto. Lo stesso animatore compose appositamente alcune preghiere.

Gli scritti di quegli anni che riescono a pervenire ai Superiori parlano di grave insufficienza di vitto e di riscaldamento nei freddissimi inverni, per cui la salute ne era indebolita. Si manifestano le conseguenze delle privazioni della guerra e del periodo postbellico in cui tuttora ci si trovava. Il lavoro della tipografia di Ràkospalota è ridottissimo. Ancora nell'aprile 1948 si riesce a stampare (in poche copie) il “Sistema Preventivo” di don Bartolomeo Fascie, un classico salesiano, tradotto in ungherese. Ma già a giugno il superiore ungherese comunica alla Direzione generale che “la tipografia è pressoché paralizzata. Mensilmente tutt'al più per un libretto riceviamo il permesso dalla censura”.

Il 16 giugno 1948 il parlamento ungherese decreta la nazionalizzazione di tutte le scuole (risultato della votazione: 230 favorevoli, 63 contrari). Nello stesso giorno è notificato e pubblicato ufficialmente il decreto. La Conferenza Episcopale Ungherese reagisce stabilendo che i sacerdoti, religiosi/e non accettino posti di insegnamento o di responsabilità nelle scuole nazionalizzate, eccetto per l'insegnamento della religione. I Salesiani ungheresi vedono così il regime impadronirsi della loro rete di opere scolastiche, o collegate in qualche modo alla scuola (pensionati), una dozzina, tutta dedicata a ragazzi poveri. Rimane il lavoro pastorale nelle chiese e l'insegnamento della religione nelle scuole statali. Ma anche quest'ultimo, un anno dopo, il 6 settembre 1949, viene reso solo facoltativo, accompagnato da pressioni di ogni genere sui genitori affinché non mandino i figli a tale insegnamento. Vengono schedati i genitori coinvolti, perdono il lavoro, i figli non potranno seguire studi universitari...

Nazionalizzata la sezione scolastica a Ràkospalota, rimane in mani salesiane la tipografia come tale, ma con gravissime limitazioni e senza personale esterno. Istvàn fa manutenzione ai macchinari e dedica tutto il tempo possibile a seguire all'esterno i giovani, alimentando col suo esempio e con le attività formative, la loro vita cristiana. I Salesiani, infatti, avevano ricevuto dall'episcopato il permesso di continuare, se possibile, la loro azione educativa nelle istituzioni, che già antecedentemente ricevevano i loro alunni dallo Stato (principalmente dal Ministero di Grazia e Giustizia) e che erano parecchi. Era un campo in cui essi erano stati antesignani, anche rispetto al resto d'Europa. Già nel 1925 era stata loro affidata l'opera (correzionale minorile) di Esztergomtàbor. L'istituto di Ràkospalota rientrava in parte considerevole in questi parametri. Il vescovo di Vàc, da cui dipendeva Ràkospalota, eresse allora in parrocchia la chiesa pubblica retta dai Salesiani, agevolando in questo modo la permanenza della comunità religiosa, anche se ridotta. Istvàn poté continuare ad occuparsi dei ministranti e di quei pochi ragazzi che frequentavano la parrocchia, oltre che continuare il suo lavoro di sacrestano, da lui amato e svolto con grande spirito di pietà e di edificazione degli stessi sacerdoti.

A fine dicembre 1948 fu intimato ai Salesiani di Ràkospalota di evacuare totalmente l'edificio. Un ricorso fu respinto. Intanto la tipografia languiva, non ricevendo il permesso di stampare se non qualche foglietto di tipo amministrativo, ma nessuna opera di contenuto religioso. Infine, nell'estate del 1949, venne confiscata dallo Stato. Cessava così, dopo 23 anni di attività, ogni risorsa di entrata per i Salesiani, divenendo difficilissimo provvedere al mantenimento di nuovi candidati alla vita salesiana. L'Editrice, infatti, aveva rappresentato una entrata importante per i giovani confratelli: a Szentkereszt vi erano 19 studenti di teologia, a Mezonyarad 31 studenti di filosofia e a Tanakajd 8 novizi da mantenere. Immaginabile il dolore di Istvàn vedendo cessare opere fondamentali a cui aveva consacrato forze e spirito. Cominciarono a portar via i macchinari; precedentemente, prevedendo il peggio, Istvàn aveva cercato di mettere in salvo almeno alcune macchine più piccole presso ex-allievi. Abbandonando i locali, anche l'attività dell'oratorio non poté proseguire e l'opera salesiana si restrinse al ministero parrocchiale. La cronaca di Ràkospalota annota, il 19 dicembre 1949: “Abbiamo evacuato completamente l'antico istituto del Clarisseum e siamo nel medesimo territorio, vicino alla ex-stamperia. Ci siamo aggiustati alla meglio, ma il locale è molto ristretto”. “Oltre alla tipografia, naturalmente, è stata espropriata anche la libreria e ciò ha prodotto una ulteriore riduzione dello spazio disponibile”.

Un decreto governativo stabiliva che dal 1° gennaio 1950 gli insegnanti di religione dovevano essere pagati da coloro che avrebbero inviato i figli alle loro lezioni. Era una ulteriore manovra per eliminare praticamente il già ridottissimo insegnamento religioso nelle scuole.

 

 

 

 

János SzöKe

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