12 km, 49 ponti, 8400 persone: questa è la Su e Zo!
Domenica scorsa ho partecipato, per l’ennesima volta, alla Su e Zo per i Ponti. Ho vent’anni e ormai questa camminata solidale è diventata una specie di appuntamento fisso: ogni anno, nonostante la fatica, non vedo l’ora che arrivi. Ma questa edizione, la 45ª, ha avuto qualcosa di speciale.
Insieme ad alcuni amici abbiamo scelto il percorso completo: 12 chilometri e 49 ponti, da Piazza San Marco e ritorno. Non è una passeggiata qualunque: è un viaggio dentro Venezia, una città che, pur conoscendola, riesce sempre a sorprendermi. Camminare per le sue calli, attraversare i ponti uno dopo l’altro, sentire il profumo dell’acqua e del legno dei battocchi antichi, vedere i riflessi della luce sui canali... è un’esperienza che non smette mai di emozionarmi.
Ogni passo aveva il ritmo della festa: famiglie con bambini, studenti delle scuole, anziani sorridenti, cori improvvisati e perfino qualche gruppo in costume. Tutti insieme, uniti da una gioia contagiosa. La cosa che amo di più è proprio questa: la sensazione che, per un giorno, tutti camminiamo nella stessa direzione, non solo fisicamente, ma anche simbolicamente.
E mentre le gambe si facevano sentire, c’era qualcosa che mi dava forza: sapere che non era solo per noi. Il ricavato della manifestazione andrà infatti a sostenere le opere salesiane in Terra Santa. E questa consapevolezza, credetemi, rende ogni ponte più leggero, ogni salita meno faticosa. È bello sapere che, semplicemente camminando, puoi fare del bene a qualcuno dall’altra parte del mondo.
Quest’anno poi, l’atmosfera era ancora più intensa per via del Giubileo del 2025. Il tema era “Pellegrini di Speranza” e, passeggiando per la città, mi sono davvero sentita parte di qualcosa di più grande. Lungo il percorso c’erano dei punti dell’Itinerario Culturale, dedicato ai pellegrinaggi nella storia di Venezia: mi ha colpito tanto scoprire come questa città, oggi così piena di turisti, sia stata nei secoli anche meta di fede, di preghiera e di tradizioni spirituali profondissime.
Ho scoperto storie legate al Redentore, alla Madonna della Salute, a momenti in cui la città si stringeva insieme in processioni, canti, silenzi. Per me, che spesso corro da un impegno all’altro, fermarmi a leggere quei pannelli, guardare le chiese da una nuova prospettiva, mi ha fatto bene. Mi ha fatto riflettere su quanto bisogno abbiamo oggi di riscoprire il senso del cammino, non solo fisico ma anche interiore.
Siamo arrivate di nuovo in Piazza San Marco stanche, ma con il cuore pieno. Ci siamo sedute sui gradini a mangiare un panino, con i piedi indolenziti ma lo sguardo ancora incantato. Venezia è bellissima, ma viverla così, con lentezza, in compagnia, per una causa buona... è qualcosa che va oltre.
Tornerò anche l’anno prossimo, e se non lo hai mai fatto, ti consiglio di provarci. Perché la Su e Zo non è solo una camminata. È un piccolo pellegrinaggio di speranza.
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