Tra i segni più evidenti che richiamano il Vangelo si evidenziano sulla fronte, sulla nuca e lungo i capelli «colature di sangue ad andamento sinuoso che sgorgano da ferite da punta di piccolo diametro, ferite disposte a raggiera intorno al capo che sembrano provocate dall'imposizione di un casco di aculei acuminati».
del 13 aprile 2010
 
          A dieci anni dall’Ostensione del Giubileo, la Sindone torna visibile. Per la prima volta senza le toppe che furono applicate dalle Clarisse di Chambéry dopo l’incendio che la colpì nel 1532 e adagiata su un nuovo telo di supporto che ha sostituito il precedente «telo d’Olanda» su cui le Clarisse l’avevano fissata.
 
          I pellegrini si troveranno così di fronte alla Sindone in cui «ciò che è cambiato – spiega il professor Bruno Barberis, direttore del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino – non è la nitidezza dell’impronta, che non è stata in alcun modo toccata dall’intervento conservativo, ma la visibilità dell’immagine. La rimozione delle toppe ha infatti permesso di liberare alcuni pezzi di tessuto, aumentando così la superficie visibile e ora il Telo appare come doveva mostrarsi subito dopo l’incendio del 1532».
          «La Sindone, come era da attendersi – scrisse al termine dell’intervento Mechthild Flury-Lemberg – si mostra ora in una luce nuova. I buchi dell’incendio sono vuoti e suscitano l’impressione di un telo ferito. L’assenza delle toppe libera maggiore quantità di telo di quanto potessimo attenderci. La figura di un uomo sofferente è divenuta riconoscibile in modo più pieno, perché la continuità delle linee non è più interrotta dalle toppe. Le drammatiche lesioni dell’incendio rispecchiano letteralmente la piegatura d’allora del Telo».
          Il Telo sindonico – tessuto di lino a spina di pesce delle dimensioni di circa 4,41 per 1,13 metri le cui prime irrefutabili testimonianze storiche risalgono alla metà del 1300 – presenta la doppia immagine – la cui formazione resta ancora un mistero inspiegabile per la scienza – accostata per il capo del cadavere di un uomo morto in seguito ad una serie di torture culminate con la crocifissione. Un rimando così diretto e immediato al lenzuolo citato nei Vangeli che servì per avvolgere il corpo di Gesù nel sepolcro e soprattutto alla drammatica realtà della Passione di Gesù, che Giovanni Paolo II, nel corso della sua visita nel 1998, definì «specchio del Vangelo».
          Tra i segni più evidenti che richiamano il Vangelo si evidenziano sulla fronte, sulla nuca e lungo i capelli «colature di sangue ad andamento sinuoso che sgorgano da ferite da punta di piccolo diametro, ferite disposte a raggiera intorno al capo che sembrano provocate dall’imposizione di un casco di aculei acuminati».
          E ancora: la cute del dorso e del tronco presenta «oltre un centinaio di ecchimosi escoriate» riconducibili a lesioni provocate dal flagello, mentre sul polso sinistro è evidente una chiazza di sangue determinata da una ferita di forma ovale «riconducibile alla lesione da uno strumento da punta, quale un chiodo, sul quale sia stata esercitata una trazione.
          La Sindone viene presentata ai pellegrini in un’apposita teca che fu realizzata per l’Ostensione del 1998 e del 2000 dalla ditta Bodino. Proprio dal 1998 – a seguito di appositi studi scientifici – la Sindone non è più custodita arrotolata ma distesa e dal 2000 è stata realizzata un’apposita teca, a cura di Alenia Spazio e Microtecnica che ne garantisce la conservazione in un ambiente ottimale e sicuro.
Federica Bello
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