Dopo l'auto-bavaglio del sito italiano, critiche e insulti su blog e social network. Dunque in Wikipedia la parola magica diventa «consenso». Significa che «se la comunità decide che due più due fa cinque allora due più due farà cinque». Invece per scrivere vere enciclopedie ci vuole «competenza» (e non «consenso»).
del 07 ottobre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/en_US/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
         
          Ma quale Wikipedia, meglio tornare alla Treccani. Soprattutto se l'«enciclopedia» virtuale si mette a fare politica. La nostra provocazione, lanciata ieri sul Tempo, e seguita all'auto-oscuramento di Wikipedia, che paventa addirittura il rischio di chiudere a causa della legge sulle intercettazioni, è diventata un tormentone sul web.
          Gli wiki-ultrà ci hanno sommerso di commenti e proteste (alcune non proprio adeguate al livello di curatori di voci enciclopediche). «Se per voi la Treccani è meglio di Wikipedia allora non avete capito il mondo in cui vivete» scrive un utente. «Wikipedia è un servizio sicuro e gratuito e soprattutto aggiornato in tempo reale» gli fa eco un altro commentatore. «La trecani??? ma dove vivete nel medioevo??? ci manca solo che rimettiamo su la santa inquisizione. vergognatevi!!!» tuona un altro internauta. «Wikipedia è sotto l'occhio di tutti e controllata da tutti. Chi è che ci conferma la veridicità di quello scritto sulla Treccani e soprattutto chi l'aggiorna? Nessuno» ragiona un lettore. «Complimenti per l'ottusità e l'arretratezza, degne della Santa Inquisizione» va diretto un altro.
          C'è poi chi è convinto che si tratti di una battaglia ideologica: «È evidente che questa sia un'ennesima legge ad personam di Mr B.». C'è poi chi lancia la sfida: «Invito il signor Di Majo a riportare uno strafalcione di Wikipedia. com». Di commenti ce ne sarebbero ancora centinaia ma il senso è chiaro. Meno, evidentemente, le ragioni della nostra provocazione. Se è vero, come spiega bene Andrew Keen in «The cult of the amateur», che Wikipedia è «la più grande cattedrale della conoscenza su internet» (e nessuno vuole chiuderla), è altrettanto evidente che «i curatori definiscono, precisano, riprecisano la verità anche centinaia di volte in un giorno». Il punto, secondo Keen, è che «Wikipedia suggerisce una teoria della verità differente» da quella a cui siamo abituati: è la comunità che decide che due più due fa quattro così come decide cos'è una mela».
          Dunque in Wikipedia la parola magica diventa «consenso». Significa, spiega ancora Keen, che «se la comunità decide che due più due fa cinque allora due più due farà cinque». Insomma, precisa, «benché la comunità difficilmente deciderà una cosa così assurda» tuttavia ne avrebbe «l'abilità». Invece per scrivere vere enciclopedie ci vuole «competenza» (e non «consenso»). Ma i wiki-ultrà vanno dritti per la loro strada ed evitano qualsiasi argomento che pure sembrerebbe ragionevole. Innanzitutto il ddl sulle intercettazioni è allo studio del Parlamento. Quando Wikipedia si auto-imbavaglia perché c'è un emendamento che prevede che anche i siti internet devono pubblicare rettifiche di notizie false entro 48 ore, la sua protesta non è comprensibile. È giusto scrivere quello che si vuole, ci mancherebbe, ma altrettanto giusto è che ci sia la possibilità per chi eventualmente si ritenesse diffamato di richiedere una rettifica. Succede così in democrazia. Nel caso di controversie toccherà alla magistratura decidere.
          Cosa c'è di strano? Ma poi perché auto-imbavagliarsi ancora prima che cominci la discussione sul ddl intercettazioni? Altro tema: l'attendibilità di Wikipedia. Molti sostenitori dell'«enciclopedia» on line sostengono che noi de Il Tempo siamo «vecchi», anche che avremmo nostalgia per la santa inquisizione. Ma la questione è un'altra. Che autorevolezza ha Wikipedia se le voci vengono compilate da chiunque e se i controlli spesso non riescono a evitare strafalcioni? Il problema, a cui gli utenti dell'«enciclopedia» virtuale non pensano, se l'è posto tempo fa il fondatore di Wikipedia, Jimmy Wales, che ha deciso di richiedere la registrazione degli utenti prima di permettere loro di scrivere, aggiornare o cambiare voci dell'enciclopedia. Una decisione presa dopo le proteste di John Seigenthaler, ex assistente di Robert Kennedy, che ha trovato il proprio nome citato su Wikipedia in una voce che lo implicava falsamente nell'assassinio del presidente Kennedy e di suo fratello Bob. Per 132 giorni, alla voce «John Seigenthaler», i lettori hanno appreso che «per un breve periodo si pensava fosse coinvolto direttamente negli assassini dei fratelli Kennedy: John e Bobby». Ma questo è niente. Nel corso degli anni sono stati dati per morti i senatori Robert Byrd e Edward Kennedy o, nella versione italiana, il cantante Amedeo Minghi. Il 29 aprile del 2011 è toccato al giornalista Lamberto Sposini. Un falso anche questo. Nel 2008 Wikipedia riportava un presunto outing di Riccardo Scamarcio, in cui l'attore dichiarava di essere gay: fu semplicemente uno scherzo di un ragazzo. L'anno precedente l'«enciclopedia» scrisse che i missionari gesuiti avrebbero supportato economicamente la ribellione Shimabara del XVII secolo in Giappone. Ma questi sono solo alcuni strafalcioni.
          In ogni caso se l'«enciclopedia» si trasforma pure in partito, allora ridateci la Treccani o la Britannica. E pure in fretta. Anche perché sull'emendamento «scandalo» (l'obbligo di rettifica entro 48 ore) maggioranza e opposizione hanno trovato l'intesa: varrà soltanto per i siti giornalistici on line. Cioè non per Wikipedia. A questo punto, si tolga il bavaglio immaginario e faccia più attenzione.
Alberto Di Majo
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