Visitando i luoghi in cui Karol visse, pregando nelle chiese in cui egli pregò, ripercorrendo assieme le grandi tappe che scandirono la sua vita, abbiamo voluto metterci in ascolto per cogliere la parola che Dio, tramite la vita di questo grande Papa, voleva dire in modo speciale a ciascuno di noi.
del 23 agosto 2008
Dal 9 al 16 agosto, con altri 50 ragazzi provenienti da tutto il MGS Triveneto, ho vissuto gli Esercizi Spirituali MGS in Polonia. Accompagnati da salesiani e suore salesiane, abbiamo cercato di ripercorrere assieme la vita di Karol Wojtyla, dalla sua nascita a Wadowice il 18 maggio 1920 fino alla sua elezione a Papa il 16 ottobre 1978. Visitando i luoghi in cui Karol visse, pregando nelle chiese in cui egli pregò, ripercorrendo assieme le grandi tappe che scandirono la sua vita, abbiamo voluto metterci in ascolto per cogliere la parola che Dio, tramite la vita di questo grande Papa, voleva dire in modo speciale a ciascuno di noi.
Prima tappa del nostro pellegrinaggio polacco è stato il santuario mariano di Czestochowa, dove, celebrando l'Eucaristia dinanzi all'icona della Madonna Nera, abbiamo affidato a Maria i nostri esercizi spirituali, prendendo esempio dal piccolo Karol che, rimasto orfano della madre a 9 anni, in questo stesso santuario affidò la sua vita alla Madonna.
A Wadowice, suo paese natale, visitando la casa in cui nacque e celebrando la Messa nella chiesa parrocchiale in cui fu battezzato, abbiamo potuto renderci conto della semplicità estrema della realtà in cui Karol nacque e crebbe, semplicità resa tuttavia straordinaria dall'affetto di una famiglia, ed in particolare del padre, dal costante impegno negli studi e da una fede semplice ma saldissima.
Il passo successivo ci ha condotti a Cracovia, nella parrocchia salesiana di Debniki e nel santuario della Divina Misericordia, dove il giovane Karol, durante gli anni della guerra, mentre undici salesiani venivano deportati ad Auschwitz, maturò la sua vocazione sacerdotale. Prima come giovane studente universitario, quindi come manovale in una cava di pietra, ed infine come operaio in una fabbrica di soda, Karol divenne consapevole, aiutato in ciò dai salesiani e dall'animatore Jan Tiranowski, che, in un'ora così buia per la storia europea e polacca, il Signore lo chiamava a dare al male l'unica risposta in grado di sconfiggerlo, cioè un amore più grande.
Il simbolo più terribile della sofferenza e dell'abisso di male in cui Karol maturò la sua vocazione è tuttavia costituito dai campi di sterminio di Auschwitz e di Birkenau, di cui, cercando di addentrarci nel mistero del dolore umano, anche noi abbiamo varcato i cancelli, ripercorrendo i luoghi dell'orrore meditando le stazioni della Via Crucis e pregando il Rosario. In questo abisso di disperazione tuttavia non mancarono grandi testimoni di speranza, come padre Massimiliano Kolbe e suor Teresa Benedetta della Croce (al secolo Edith Stein) che, assieme a migliaia di altri martiri sconosciuti, seppero dimostrare che, davanti alla forza dell'amore, anche l'odio più feroce alla fine deve arrendersi, in quanto tutte le sue armi divengono semplicemente inutili.
Il penultimo giorno invece è stato dedicato alla celebrazione penitenziale ed al romitaggio nel santuario di Kalvaria, dove anche Karol spesso si recava a meditare e a pregare.
Il giorno conclusivo dei nostri esercizi, cioè il 15 agosto, festa dell'Assunta, ci ha infine visti impegnati nella revisione e nella condivisione, per poi recarci nuovamente a Cracovia dove abbiamo visitato la cattedrale del Wawel, in cui Karol fu ordinato sacerdote ed in cui svolse la sua opera di vescovo e cardinale.
É impossibile esprimere ciò che Dio in questi giorni ha voluto e saputo dire a ciascuno di noi. Ciò costituisce infatti un tesoro che ognuno deve scoprire e custodire nel proprio cuore.
Tuttavia credo che alcuni di questi tesori, in particolare tre, rappresentino una ricchezza comune per tutti noi.
Il primo è la grande testimonianza di fede avuta dal popolo polacco, un popolo che, pur avendo patito negli ultimi due secoli ogni forma di violenza e di abuso, resta ancora saldo nella sua fede, fatta di gesti semplici ma concretissimi, come il Rosario. Vedendo passare accanto a noi mamme, papà, bambini, vecchi, sposi e fidanzati, abbiamo potuto riscoprire l'importanza della preghiera ed in particolare la sua concretezza, il suo manifestarsi in gesti piccoli ma significativi.
La seconda immagine che tutti noi ci portiamo nel cuore è quella di Auschwitz, ed in particolare quella della cella in cui morì padre Massimiliano Kolbe. In quel sotterraneo del blocco 11, accanto al cortile in cui venivano eseguite le fucilazioni e all'edificio dove si operavano feroci esperimenti sui bambini, un uomo, mediante la sua fede, riuscì a vincere questo male smisurato. Da un luogo sotterraneo, che, senza dover ricorrere all'immaginazione, può a ben diritto essere chiamato inferno, la figura di questo sacerdote testimonia che mai tutto è perduto, nelle piccole come nelle grandi sofferenze della vita di ciascuno.
Infine l'ultimo dei doni per cui sicuramente tutti noi in questi giorni abbiamo potuto ringraziare il Signore è quello di aver vissuto questi esercizi insieme a tanti altri giovani, provenienti da posti diversi, ma uniti dalla stessa gioia e dalla stessa voglia di seguire Gesù. I momenti di divertimento e di condivisione, la preghiera comune o semplicemente una parola scambiata con una persona che prima non conoscevamo credo abbiano costituito davvero un terreno fertile per l'azione di Dio, terreno fatto di semplicità e disponibilità, unite all'allegria che da sempre distingue la Famiglia Salesiana.
Matteo Rupil
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