Suore d'Egitto, tra asilo e dispensario

Una piccola comunità di Minime del Sacro Cuore condivide la povertà della popolazione nella piccola città di Esna, sulle rive del Nilo. Duecento, i ragazzini dell'asilo: da queste parti i bambini da aiutare sono tanti e non è un problema per le suore a quale religione appartengano. “Cerchiamo di tenere i prezzi molto bassi...

Suore d'Egitto, tra asilo e dispensario

da Quaderni Cannibali

del 31 maggio 2011

 

 

    

           La vita sembra difficile a Esna, cittadina sulla riva del Nilo, a sud di Luxor. Anche Esna è una tappa del turismo che visita i magnifici templi dell’antico Egitto, ma qui, l’unico tempio di Khnum non ha creato il giro turistico e neppure un po’ della ricchezza della città di Karnak.

          Contadini abbrustoliti dal sole tornano la sera dai campi a dorso di qualche malconcio somaro, gruppi di operai viaggiano per vie di fango e polvere della città, agganciati fuori o stipati dentro dei buffi camioncini colorati. Le donne, tutte infagottate dentro i vestiti neri, trascinano sacchi immensi, prigioniere di una fatica che sembra non debba finire mai. A Esna si trova una delle case egiziane delle suore Minime del Sacro Cuore, un ordine fondato a Poggio a Caiano, a due passi da Firenze, dalla religiosa Margherita Caiani, che ebbe come sua missione principale quella di creare centri di cura per i poveri, scuole per i bambini.

          La casa delle suore e la chiesa sorge in pieno centro della cittadina. Ma è invisibile, tutto è nascosto dietro alcune cancellate e immerso in piccoli rigogliosi giardinetti, che, da fuori, non saremmo riusciti ad immaginare. Le suore gestiscono: un grande orfanotrofio, il nido, una scuola materna per i bambini e un grande dispensario per i medicinali.

          Duecento, i ragazzini dell’asilo: da queste parti i bambini da aiutare sono tanti e non è un problema per le suore a quale religione appartengano. “Cerchiamo di tenere i prezzi molto bassi, trecento pound egiziani (poco più di trentacinque euro) per tutto un anno di asilo, così anche i più poveri possono frequentare il nostro asilo”, ci racconta suor Letizia, adesso la superiora delle Minime di Esna. “Abbiamo dovuto prendere qualche educatrice - continua - ci sono ragazze ormai grandi, cresciute nell’orfanotrofio che hanno iniziato ad aiutarci nel lavoro”. Le suore a Esna sono solo sei, tutte egiziane, ma tutte provenienti da città più moderne. Alcune vengono solo da Luxor, poco più di cinquanta chilometri di distanza da qui, una città occidentale però paragonata alla povertà e all’arretratezza di qui. 

          Altre suore hanno svolto la loro attività in Italia, come suor Teresa, che è nata ad Assuan ma ha lavorato per dieci anni in una clinica delle Minime in Toscana come infermiera specializzata: “Qui non possiamo avere nulla di più che un dispensario”, si rammarica. Suor Letizia invece sogna di riuscire ad aprire una scuola elementare, in modo da tenere i “suoi” ragazzi a scuola almeno fino a dieci anni. “Usciti di qui è difficili che possano seguire altri corsi scolastici”, ci dice. Ma i problemi sono tanti, ad iniziare dalla difficoltà ad acquistare un caseggiato che sarebbe la normale continuazione fra la casa delle suore e il dispensario. “Le famiglie si fidano di noi e dei nostri sistemi educativi. Per le ragazze del nostro orfanotrofio siamo sempre riuscite a trovare un lavoro adeguato all’educazione che gli avevamo impartito”, prosegue suor Letizia, che c’è da credere non si darà per vinta solo per qualche noiosa regola burocratica egiziana.

           Certo, in questo momento di instabilità, dovuto al nuovo corso politico in Egitto, le pratiche per aprire la nuova scuola vanno ancora più a rilento, le procedure si allungano a dismisura. Le suore però non credono che tutto questo avvenga perché, più di prima, i diritti dei cristiani in Egitto siano osteggiati. “Questa è una società - continua la superiora - dove il diritto all’educazione ha poca importanza. Le famiglie hanno bisogno dei figli per mandarli nei campi, la nostra battaglia non è compresa, però noi insisteremo”.

           Madre Margherita Caiani iniziò la sua vita religiosa nell’anno 1889 (anche se ancora non aveva ancora fatto professione religiosa) fondando scuole ambulanti a Poggio a Caiano. Allora si chiamava Marianna Caiani e la vita del convento le andava stretta. Era fuggita solo dopo un mese dal monastero delle Benedettine di Pistoia, aveva bisogno di star in mezzo alla gente per dare una mano e sentirsi utile. Insieme a due amiche, animate dalla stessa ambizione, iniziò ad andare a istruire i bambini di casa in casa. Non fu un inizio facile nella smaliziata provincia fiorentina.

          Scrive Giancarlo Setti nella biografia “Maria Margherita Caiani, quella che vendeva i sigari”, edita dalle edizioni Messagero Padova: “Fra una scrollata di spalle e un risolino, una presa in giro e una maldicenza, c’era però la conclusione concreta: “Intanto ci istruiscono i figli e poi si starà a vedere”. Fu il vescovo di Pistoia a dare a Margherita e alle altre due compagne di avventura le prime stanze dove risiedere e fondare il primo centro per la cura dei malati. Niente di più che un dispensario dove dare qualche medicina e preoccuparsi di fasciare e disinfettare qualche ferita, come quello delle suore di Esna, ma da quel momento il gruppo delle future suore si allargò e il 15 dicembre del 1902 la congregazione fu fondata con sei suore. Proprio come quelle di Esna.

           Padre Lukas, francescano della provincia egiziana, arrivato solo quest’autunno alla chiesa di san Francesco a Luxor, insieme a due giovani francescani si occupa di dire messa a giorni alterni più la domenica mattina nella chiesa delle suore di Esna. “ Le suore hanno coraggio”, ci dice. Lui arriva da una realtà ben diversa: la sua precedente parrocchia era nel centro di Alessandria di Egitto. La nuova realtà che sta appena iniziando a conoscere non gli dispiace. “Qui si sentono meno gli echi degli avvenimenti delle grandi città egiziane. Le notizie arrivano, certo, ma fuori da Luxor, dove ancora i turisti arrivano anche se sono in forte calo, il primo pensiero di ogni giorno è mettere insieme almeno il cibo per arrivare alla sera e questa priorità lascia poco spazio ad altri pensieri”.

           Padre Lukas è contento di esser arrivato in questa parte di Egitto: “Da queste parti c’è una religiosità più viva, i piccoli villaggi sono quasi tutti cristiani, anche se le chiese sono poche e spesso dobbiamo organizzarci in una casa per dire messa”, ci dice. “Qui mi incontro ogni giorno con molti giovani - aggiunge - ad Alessandria i cattolici sono perlopiù persone molto anziane, o almeno quelli che si vedono in Chiesa la domenica”.

 

Elisabetta Galeffi

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