Se i genitori hanno il grande privilegio e la grande responsabilità di mettere al mondo nuove creature, nel medesimo tempo devono orientare i propri figli a scoprire il valore e significato ultimo della vita.
Tra qualche settimana inizia l’”Anno della fede”, proclamato da Benedetto XVI per rinvigorire la fede in particolare nel nostro Occidente.
Tra le mie scorribande nella solita libreria milanese dell’outlet dei libri, ne ho trovato due ottimi che potrebbero essere molto utili per gli evangelizzatori in questo anno forte della Chiesa Cattolica. Il primo è di padre Livio Fanzaga, La fede insegnata ai figli, edito da Sugarco Edizioni e Perché credo di monsignor Girolamo Grillo, edito da Marietti 1820.
Nella presentazione del suo libro il direttore di Radio Maria scrive: “Cari genitori, questo libro è stato scritto per voi, con la speranza di potervi offrire un piccolo aiuto nell’educazione religiosa dei vostri figli”.
Oggi dopo due millenni di Cristianesimo, sta venendo meno la collaborazione tra famiglia e la Chiesa, e le nuove generazioni rischiano di crescere senza conoscere Gesù, “questo succede perché sta venendo a mancare la capacità dei genitori di incidere sulla formazione religiosa e morale dei propri figli. Si pensa erroneamente che questo compito spetti alla Chiesa. In realtà, senza l’aiuto della famiglia, la Chiesa non può fare molto. Sono i genitori i primi responsabili della trasmissione della fede e il loro ruolo è insostituibile”.
Pertanto se i genitori hanno il grande privilegio e la grande responsabilità di mettere al mondo nuove creature, nel medesimo tempo devono orientare i propri figli a scoprire il valore e significato ultimo della vita. Non basta vivere, c’è necessità di dare un senso alla propria presenza nel mondo. Non basta pensare solo al futuro professionale dei propri figli, occorre anche e soprattutto interessarsi a “illuminarli sulla strada da prendere, sui valori da coltivare, sul traguardo da raggiungere”. Per padre Livio, “i primi anni di vita sono decisivi per quanto riguarda gli orientamenti religiosi e morali”.
A pagine 151 del libretto padre Livio trattando della formazione morale scrive che spesso i genitori danno la precedenza alla formazione intellettuale, ma “che giova - si chiede il sacerdote - essere persone intelligenti e preparate sul piano professionale se poi manca l’affidabilità sotto il profilo morale?” Infatti oggi troviamo dei giovani molto fragili, in balia delle passioni, proprio perché è mancata una formazione morale fin dai primissimi anni. Padre Livio sa essere anche provocante, non serve fare la solita domanda: “Che cosa farai da grande?” E’ un interrogativo mal posto, piuttosto dovremmo chiedere: “A che serve la vita?” Anche perché è finito il tempo del lavoro fisso e univoco, i mutamenti economici e sociali sono veloci, radicali e imprevedibili. “Chi può sapere come sarà il domani?”
I genitori si devono preoccupare di formare una buona coscienza morale, “è fondamentale insegnare ai bambini ad ascoltare la voce interiore della coscienza: “che chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male” (Catechismo Chiesa Cattolica, 1776. È importante che i “ figli diventino delle persone buone, forti e affidabili. E su queste solide basi che va costruita la formazione intellettuale e professionale”. L’educazione della coscienza è un compito che dura tutta la vita, è un caposaldo irrinunciabile nell’educazione morale dei propri figli. Per padre Livio, “l’altro caposaldo è l’addestramento della volontà nella pratica delle virtù”. Fare il bene deve diventare una abitudine, occorre insegnare e mostrare ai propri figli il valore della bellezza della virtù, in modo tale che siano motivati a realizzarla nei loro comportamenti.
Il bambino deve essere educato ad essere ubbidiente, socievole, generoso, attivo e laborioso. Oggi certe virtù come la giustizia, l’onestà, la sincerità, la lealtà, la pietà e la solidarietà sono trascurate, ecco perché poi vediamo buona parte della gioventù schiava dell’alcool, del fumo, della droga e del sesso selvaggio. I nostri figli fin dalla più tenera età vanno educati alla virtù della fortezza e della temperanza. Sono le virtù che dominano gli istinti e mantengono i desideri entro i limiti dell’onestà. I genitori devono presentare ai loro figli il “retto comportamento come qualcosa di bello e di desiderabile. Vanno motivati i ‘no’ ai loro piccoli egoismi, prepotenze, pigrizie, disubbidienze. I bambini sono campi da coltivare e lo spontaneismo è una prassi educativa ingannevole”. Del resto, e qui ritorna un tema molto caro a Benedetto XVI, il bene, il bello e il giusto per loro natura attirano. Il bene fa bene, il male fa male. Chi è buono è contento, chi è cattivo è scontento.
La fede insegnata ai figli è un ottimo sussidio, un agile libretto di 170 pagine, composto di 32 schede, tutte di 4 pagine, scritte in maniera semplice e chiara, che possono leggere tutti, alla fine, il testo è arricchito da una appendice di preghiere da insegnare ai propri figli, preferibilmente a memoria.
Domenico Bonvegna
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