Terrorista peruviano si converte grazie a una lettera di Wojtyla

Il “chiedete e vi sarà dato” spesso ci sembra troppo bello per essere vero, invece non solo siamo chiamati a chiedere, ma anche ad osare, e chiedere una cosa tanto grande da sembrare impossibile. Ecco che allora può accadere che un terrorista, rinchiuso in isolamento nel carcere, riceva una lettera di Giovanni Paolo II destinata a cambiargli la vita prima dentro poi fuori le mura del carcere...

Terrorista peruviano si converte grazie a una lettera di Wojtyla

da Quaderni Cannibali

del 27 maggio 2011

 

 

          Il “chiedete e vi sarà dato” spesso ci sembra troppo bello per essere vero, invece non solo siamo chiamati a chiedere, ma anche ad osare, e chiedere una cosa tanto grande da sembrare impossibile. Ecco che allora può accadere che un terrorista peruviano legato al Sendero Luminoso, rinchiuso in isolamento nel carcere Penal Castro Castro di Lima, riceva una lettera di Giovanni Paolo II destinata a cambiargli la vita prima dentro poi fuori le mura del carcere.

          Carlos Turrin Villanueva nasce nel 1958 a Lima e trascorre l’infanzia e la giovinezza in uno dei quartieri più poveri  della città e presto si lascia affascinare dagli ideali del Sendero Luminoso: «Dicevano che lottavano contro le ingiustizie, che applicavano la dittatura del proletariato contro quella della borghesia e ho iniziato prima a  condividere i loro ideali, poi ad appoggiarli».

          Nato tra il 1969 e il 1970, Sendero Luminoso (Partido Comunista del Perú - Sendero Luminoso, PCP-SL) era un'organizzazione rivoluzionaria peruviana che si proponeva di sovvertire il sistema politico peruviano e instaurare il socialismo attraverso la lotta armata. Di ispirazione maoista, l’organizzazione, guidata dal pluriergastolano Abimael Guzmán Reynoso , fece quasi 70mila morti in 20 anni come riporta il bilancio stilato dalla Commissione della verità e della riconciliazione peruviana nel 2003.

          Carlos Turrin Villanueva viene arrestato nel 1989 in Plaza San Martìn nel corso di un comizio di seguaci del Sendero e condotto in carcere con l’accusa di apologia e attività terroristica. Rimane in carcere per 10  anni, detenuto nel padiglione 4 B, destinato ai senderisti: «La vita dietro le sbarre è dura , ho vissuto molti anni in regime di isolamento e potevo avere contatti soltanto con una monaca, che nel tempo divenne la mia ancora di salvezza e il mio mezzo per riavvicinarmi alla fede». Nello stesso periodo si manifestano anche i primi segni di delusione nei confronti del Sendero Luminoso: «In carcere mi resi conto che non praticavano gli ideali che predicavano e che la lotta armata era anche contro chi si opponeva ai loro metodi, non certo migliori di quelli della dittatura. Col tempo i rapporti con Suor Maria Pedro si fecero più assidui e, una volta uscito dall’isolamento, cominciai a riunirmi con altri carcerati per pregare e parlare di Dio. Prima eravamo soltanto 10, poi 30, 50. Imparammo ad usare la clandestinità senderista per pregare, per nasconderci, o anche per ricevere la Comunione grazie alla complicità di Suor Maria, che ci portava l’Eucarestia di nascosto poiché in carcere era proibito riunirsi per manifestare il proprio credo».

          Negli anni dell’isolamento Villanueva instaura un rapporto epistolare con il cardinale Augusto Vargas Alzamora, arcivescovo di Lima, al quale confida le grosse difficoltà della vita in carcere, nonostante l’ormai avviato cammino di conversione. Da quelle lettere nasce una maggiore consapevolezza del cammino di fede da parte di Villanueva, ma neanche quello sembra sufficiente a placare il suo tormento interiore. Ecco che allora l’ex terrorista decide di rivolgersi direttamente al Santo Padre, Giovanni Paolo II con una missiva, scritta in un momento di particolare sconforto, uno sfogo: «Poche righe, in cui chiedevo perdono per i miei peccati e una benedizione. Mai immaginavo che mi avrebbe risposto, con tutti gli impegni e le preoccupazioni che aveva, mai pensavo che potesse dedicare attenzione ad un terrorista peruviano».

          Invece Giovanni Paolo II risponde e fa recapitare a Villanueva una breve risposta: poche parole di vicinanza e la desiderata benedizione: «Chiedo al Signore, per intercessione della Vergine Maria, che fortifichi la Sua fede e Le conceda pace e prosperità». E la lettera dà un impulso straordinario alla conversione di Villanueva: «E' in quel momento che iniziò la mia attività pastorale nel carcere. Fondammo comunità cristiane in tutti i padiglioni, inclusi quelli in cui stavano i prigionieri politici e comuni, organizzavamo incontri con religiose e sacerdoti, accanto a concorsi di preghiere, poesie, iniziative culturali. La mia cella era diventata un laboratorio di promozione umana».

          La pastorale per i carcerati prenderà sempre più spazio nella vita di Villanueva tanto che, una volta in libertà, l’ex terrorista vi dedicherà la vita: «Abbandonato il mio lavoro al ministero dell’istruzione, ho deciso di dedicarmi soltanto a questa grande opera di evangelizzazione. Oggi lavoro nei diversi carceri di Lima per portare la parola del Signore  a chi si sente solo, abbandonato e dimentica to. Non solo, mi occupo della formazione di volontari per la pastorale carceraria e abbiamo fondato una casa per accompagnare chi esce dal carcere ed è privo di legami sociali. Confesso che senza l’aiuto della Provvidenza questo non sarebbe possibile».

          E il rapporto coi senderisti in carcere? «E’ strano perché la mia vicinanza all’organizzazione inaspettatamente oggi è una grande grazia, sono l’unico peruviano infatti cui è concesso l’ingresso  nella base naval del Callao per incontrare quelli che sono stati i leader della rivoluzione e portar loro la Parola. Al momento ci sono tre senderisti molto vicini alla conversione, si tratta di Victor Alfredo Polay Campos, uno dei più spietati membri dell’organizzazione, e Ramirez Duran, capo di una delle fazioni principali del Sendero, e Elena Iparraguirre, compagna del fondatore Abimael Guzman, condannata all’ergastolo per atti di terrorismo”.

          Conversioni che non sarebbero esistite senza quella di Villanueva, anime che probabilmente sarebbero rimaste perdute se non fosse per una lettera, mandata in un momento di disperazione, alla quale non si osava aspettare una risposta.

 

Raffaella Frullone

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