TERZO PANE: UN PUNTO FERMO, LA PREGHIERA

Dopo la mia liberazione, molte persone mi hanno detto: «Padre, lei ha avuto molto tempo per pregare, in prigione ». Non è così semplice come potreste pensare. Il Signore mi ha permesso di sperimentare tutta la mia debolezza, la mia fragilità fisica e mentale. Il tempo passa lentamente in prigione, particolarmente durante l'isolamento.

TERZO PANE: UN PUNTO FERMO, LA PREGHIERA

da L'autore

del 01 gennaio 2002

«Sappiate riascoltare,

 

 

nel silenzio della preghiera,

 

 

la risposta di Gesù:

 

 

"Venite e vedrete"»

 

 

(Giovanni Paolo II, Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 2)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo la mia liberazione, molte persone mi hanno detto: «Padre, lei ha avuto molto tempo per pregare, in prigione ». Non è così semplice come potreste pensare. Il Signore mi ha permesso di sperimentare tutta la mia debolezza, la mia fragilità fisica e mentale. Il tempo passa lentamente in prigione, particolarmente durante l'isolamento. Immaginate una settimana, un mese, due mesi di silenzio... Sono terribilmente lunghi, ma quando si trasformano in anni, diventano un' eternità. Un proverbio vietnamita dice: « Un giorno in prigione è come mille autunni fuori ». Vi sono giorni in cui, stremato dalla stanchezza, dalla malattia, non arrivo a recitare una preghiera!

 

 

 

 

 

Mi viene alla memoria una storia, quella del vecchio Jim. Ogni giorno, alle 12, Jim entrava in chiesa, per non più di due minuti, poi usciva. Il sacrestano era molto curioso e un giorno fermò Jim e gli domandò:

 

 

- Perché vieni qui ogni giorno?

 

 

- Vengo per pregare.

 

 

- Impossibile! Quale preghiera puoi dire in due minuti?

 

 

- Sono un vecchio ignorante, prego Dio a mio modo.

 

 

- Ma che cosa dici?

 

 

- Dico: Gesù, eccomi, sono Jim. E me ne vado.

 

 

Passano gli anni. Jim, sempre più vecchio, malato, entra in ospedale, nel reparto dei poveri. In seguito, sembra che Jim stia per morire, e il prete e la religiosa infermiera stanno vicino al suo letto.

 

 

- Jim, dicci: perché, da quando sei entrato in questo reparto, tutto è cambiato in meglio, e la gente è diventata più contenta, felice e amichevole?

 

 

- Non lo so. Quando posso camminare, giro di qua e di là, visitando tutti, li saluto, chiacchiero un po'; quando sono a letto, chiamo tutti, li faccio ridere tutti, li rendo tutti felici. Con Jim, sono sempre felici.

 

 

- Ma tu, perché sei felice?

 

 

- Voi, quando ricevete una visita ogni giorno, non siete felici?

 

 

- Certo. Ma chi viene a visitarti? Non abbiamo mai visto nessuno.

 

 

- Quando sono entrato in questo reparto, vi ho chiesto due sedie: una per voi, una riservata per il mio ospite, non vedete?

 

 

- chi è il tuo ospite?

 

 

- È Gesù. Prima andavo in chiesa a visitarlo, adesso non posso più; allora, alle 12, Gesù viene.

 

 

- E che cosa ti dice Gesù?

 

 

- Dice: Jim, eccomi, sono Gesù!...

 

 

Prima di morire, lo vediamo sorridere e fare un gesto con la mano verso la sedia vicina al suo letto, invitando qualcuno a sedere. Sorride di nuovo e chiude gli occhi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando le forze mi mancano e non riesco neanche a recitare le mie preghiere, ripeto: « Gesù, eccomi, sono Francesco ». Vengono gioia e consolazione, ed esperimento che Gesù risponde: «Francesco, eccomi, sono Gesù ».

 

 

 

 

 

Voi mi domandate: quali sono le tue preghiere preferite?

 

 

Sinceramente, amo molto le preghiere brevi e semplici del Vangelo:

 

 

«Non hanno più vino! » (Gv 2,3).

 

 

«Magnificat...» (Lc 1,46-55).

 

 

«Padre, perdona loro... » (Lc 23,34).

 

 

«In manus tuas...» (Lc 23,46).

 

 

«Ut sint unum... Tu in me...» (Gv 17,21).

 

 

«Miserere mei peccatoris» (Lc 18,13).

 

 

«Ricordati di me quando sarai in paradiso» (Lc 23,42-43).

 

 

 

 

 

In carcere non ho potuto portare con me la Bibbia; allora ho raccolto tutti i pezzetti di carta che ho trovato e mi sono fatto una minuscola agenda, in cui ho riportato più di 300 frasi del Vangelo; questo Vangelo ricostruito e ritrovato è stato il mio vademecum quotidiano, il mio scrigno prezioso da cui attingere forza e alimento mediante la lectio. divina.

 

 

Amo pregare con l'intera parola di Dio, con le preghiere liturgiche, i salmi, i cantici. Amo molto il canto gregoriano, che ricordo a memoria in gran parte. Grazie alla formazione in seminario, questi canti liturgici sono entrati profondamente nel mio cuore! Poi, le preghiere nella mia lingua nativa, che tutta la famiglia prega ogni sera nella cappella familiare, così commoventi, che ricordano la prima infanzia. Soprattutto le tre Ave Maria e il Memorare che mia mamma mi ha insegnato a recitare mattina e sera.

 

 

 

 

 

Come ho detto, sono stato 9 anni in isolamento, cioè solo con due guardie. Per evitare le malattie dovute all'immobilità, come l'artrosi, camminavo tutto il giorno facendo massaggi, esercizi fisici ecc., pregando con canti come Miserere, Te Deum, Veni Creator e l'inno dei martiri Sanctorum meritis. Questi canti della Chiesa, ispirati alla parola di Dio, mi comunicano un grande coraggio per seguire Gesù. Per apprezzare queste bellissime preghiere, è stato necessario sperimentare l'oscurità del carcere e prendere coscienza del fatto che le nostre sofferenze sono offerte per la fedeltà alla Chiesa. Questa unità con Gesù, nella comunione con il Santo Padre e tutta la Chiesa, la sento in modo irresistibile quando ripeto, durante la giornata: «Per ipsum et cum ipso et in ipso... ».

 

 

Mi viene in mente una semplicissima preghiera di un comunista, è vero, che prima era una spia, ma che dopo è diventato mio amico. Prima della sua liberazione mi ha promesso: «La mia casa dista 3 km dal santuario della Madonna di Lavang. Ci andrò per pregare per lei ». Credo alla sua amicizia, ma dubito che un comunista vada a pregare la Madonna. Ecco, un giorno, forse 6 anni dopo, mentre ero in isolamento, ho ricevuto una sua lettera! Scriveva: «Caro amico, ti avevo promesso di andare a pregare la Madonna di Lavang per te. Lo faccio ogni domenica, se non piove. Prendo la mia bicicletta quando sento suonare la campanella. La basilica è interamente distrutta dal bombardamento, allora vado al monumento dell'apparizione, che rimane ancora intatto. Prego per te così: Madonna, non sono cristiano, non conosco le preghiere, ti domando di dare al signor Thuan ciò che lui desidera ». Sono commosso fino nel profondo del mio cuore; certamente la Madonna lo esaudirà.

 

 

Nel Vangelo che stiamo meditando, prima di compiere il miracolo, prima di nutrire la gente affamata, Gesù ha pregato. Gesù vuole insegnarmi: prima del lavoro pastorale, sociale, caritativo, bisogna pregare.

 

 

Giovanni Paolo II vi dice: «Conversate con Gesù nella preghiera e nell' ascolto della Parola; gustate la gioia della riconciliazione nel sacramento della penitenza; ricevete il Corpo e il Sangue di Cristo nell' eucaristia... Scoprite la verità su di voi stessi, l'unità interiore e troverete il "Tu" che guarisce dalle angosce, dagli incubi, da quel soggettivismo selvaggio che non dà la pace» (Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 3).

 

 

 

 

 

 

 

 

Preghiera

 

 

 

 

 

BREVI PREGHIERE EVANGELICHE

 

 

 

 

 

Penso, Signore, che Tu mi hai donato

 

 

un modello di preghiera.

 

 

A dire il vero, non ne hai lasciato che uno solo: il Padre nostro.

 

 

E breve, conciso e denso.

 

 

 

 

 

La tua vita, Signore, è una preghiera,

 

 

sincera e semplice,

 

 

rivolta al Padre.

 

 

È accaduto che la tua preghiera fosse lunga,

 

 

senza formule fatte,

 

 

come la preghiera sacerdotale

 

 

dopo la Cena:

 

 

ardente e spontanea.

 

 

 

 

 

Ma abitualmente, Gesù, la Vergine, gli apostoli usano preghiere brevi, ma molto belle che essi associano alla loro vita quotidiana. lo che sono debole e tiepido, amo queste brevi preghiere davanti al Tabernacolo, alla scrivania, per strada, solo. Più le ripeto, più ne sono penetrato. Sono vicino a Te, Signore.

 

 

 

 

 

Padre perdona loro,

 

 

perché non sanno quello che fanno.

 

 

 

 

 

Padre, che siano una cosa sola.

 

 

 

 

 

Sono la serva del Signore.

 

 

 

 

 

Non hanno vino.

 

 

 

 

 

Ecco tuo figlio, ecco tua madre!

 

 

 

 

 

Ricordati di me, quando sarai nel tuo Regno.

 

 

 

 

 

Signore, cosa vuoi che faccia?

 

 

 

 

 

Signore, Tu sai tutto, Tu sai che Ti amo.

 

 

 

 

 

Signore, abbi pietà di me, povero peccatore.

 

 

 

 

 

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

 

 

 

 

 

Tutte queste brevi preghiere, legate l'una all'altra, formano una vita di preghiera. Come una catena di gesti discreti, di sguardi, di parole intime formano una vita d'amore. Esse ci conservano in un ambiente di preghiera senza distoglierei dal compito presente, ma aiutandoci a santificare ogni cosa.

 

 

 

 

 

Nell'isolamento

 

 

a Hanoi (Nord Viet Nam),

 

 

25 marzo 1987,

 

 

Festa dell' Annunciazione

 

 

 

card. François Xavier Nguyen van Thuan

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