Il presidente della federazione di ong Barbera, che chiede alla presidente della Rai e alla commissione di vigilanza di invertire la rotta. “I rifugiati e le miserie di ogni genere, non possono essere oggetto di spettacolo e di pietismo umanitario”.
“Non si può continuare a strumentalizzare la povertà per raccogliere fondi con un reality show e la partecipazione di vip. Non si risolvono i problemi e le emergenze in questo modo i rifugiati, le realtà durissime del Sud Sudan, i bambini, le donne, le violenze o le miserie di ogni genere, non possono essere oggetto di spettacolo e di pietismo umanitario, al limite della pornografia umanitaria. La dura realtà in cui vivono quotidianamente centinaia di milioni di persone, non può essere presentata con un gioco!!”. È duro il commento di Guido Barbera, presidente di Solidarietà e cooperazione Cipsi su The mission, il reality show nei campi profughi, previsto in autunno su RaiUno. L’iniziativa, che si svolgerà in Congo e Sud Sudan, in collaborazione con Unchr e Intersos, sta già facendo discutere e ha suscitato diverse polemiche. L’ultima arriva appunto dal presidente della federazione di ong, che chiede alla presidente della Rai e alla commissione di vigilanza di intervenire prima che il programma sia messo in onda.
“Siamo sbigottiti e non possiamo concordare con questa politica e questi strumenti – continua Barbera - siamo convinti che attraverso l’intrattenimento televisivo sia possibile raccontare temi seri e delicati come quelli dei rifugiati, delle miserie e dei conflitti, ma non attraverso questo genere di format e di spettacolarizzazione gratuita. Ci dispiace che la TV pubblica non riesca ad essere, anche in questo ambito, servizio pubblico. Ci dispiace che l’assenza di serie politiche e di vera cooperazione, porti a pensare soluzioni di questo tipo”. Secondo Barbera il rischio è che i rifugiati finiscano a fare da sfondo a “semplici performance patetiche, paternaliste e buoniste dei vip”. “E poi c’è il tema etico della pubblicità –aggiunge- quali sono i ricavi stimati dalla Rai per la vendita di spazi pubblicitari durante questo reality?”
Il presidente del Cipsi sottolinea inoltre che nel panorama nazionale e internazionale la “Tv dei reality mette in premio dai cannibali ai bimbi: sono gli orrori della ‘TV verità’. I problemi dell’umanità in genere, dei rifiugiati, come quelli di tutti coloro che non hanno istruzione, casa, lavoro, o non riescono ad arrivare a fine mese, non si risolvono e non si possono affronatre vivendo: “per 10 giorni tra i rifugiati del Sudan, cantando assieme a loro per cercare di aiutarli” come afferma il pur bravo cantante Al Bano.” Barbera chiede dunque di fare in modo che l’informazione e la comunicazione “contestualizzino la descrizione delle realtà, vadano alle cause della povertà e della miseria, e favoriscano la sensibilizzazione costruttiva”.
“Non c’è nessuna capacità e coraggio innovativo e creativo da parte di chi programma queste trasmissioni –aggiunge - Si cerca solo di parlare al cuore, per addormentare i cervelli della gente. Abbiamo bisogno di cooperazione, di solidarietà, di nuovi stili di vita ed impegni coerenti, non solo di emotività pietistica che scarica la coscienza con qualche euro”.
Per questo a nome del Cipsi chiede subito al Presidente della Rai Anna Maria Tarantola, al Consiglio di amministrazione Rai, al presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai Roberto Fico e a tutta la commissione di intervenire, di invertire rotta. “Abbiate coraggio nel proporre e mettere in atto una nuova cultura della comunicazione sulle situazioni di miseria sia nel Sud del mondo, sia in Europa –conclude - Uscite dai vecchi schemi, investite su una comunicazione sociale che favorisca il cambiamento culturale e di comportamenti, e non solo proporre vecchi strumenti di raccolta fondi. La carità non è elemosina!”
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