Quando nel 1985 scrissi un libretto intitolato “Giovani oggi. Una generazione tra utopia e disincanto” (Coletti, Roma), avevo già 34 anni e forse mi consideravo ancora giovane. A oltre vent'anni di distanza tornare ad interrogarmi sullo stesso tema ha assunto il sapore di una sfida poiché questa volta non ho potuto più collocarmi in una comoda terra di mezzo, né di qua né di là, ma dalla parte degli adulti, dei genitori e, forse, perfino degli anziani.
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