Tra oratorio e società civile

Imparando a chiedere e avere fiducia

Il secondo incontro di formazione generale del SCU ha offerto una panoramica dell’esperienza partendo dal macro significato del servizio civile e concludendo nello specifico dell’esperienza nelle singole realtà.

Mercoledì 11 Ottobre si è tenuto a Mestre il secondo incontro di formazione generale dei volontari del Servizio Civile Universale; a far visita ai settanta volontari del triveneto per questa giornata sono venuti, dalla sede di Roma, don Francesco Preite, presidente di Salesiani per il Sociale e Renato Cursi, direttore generale dell’Associazione. 
Nella prima parte di mattinata è stata presentata infatti l’Associazione di Salesiani per il Sociale che da anni si occupa di servizio civile a livello nazionale facendo anche da contenitore a tutte le Ispettorie che desiderano presentare i propri progetti. Assieme a don Francesco Preite ci si è soffermati sul significato molto attuale di servizio civile come attività che concorre alla difesa civile e non armata della patria” promuovendo questo concetto come centrale nella costruzione di un futuro basato sulla pace tra i popoli e tra le nazioni. 

I nostri ambienti, infatti, sono principalmente luoghi di incontro e di educazione dove un giovane volontario può sperimentare ed imparare che l’educazione che parte dall’amorevolezza e da una visione positiva del ragazzo (“in ognuno di questi giovani vi è un punto accessibile al bene” diceva don Bosco) può porre le basi per un mondo dove l’altro non è una minaccia o un nemico ma qualcuno da incontrare e che porta con sé delle ricchezze. Inoltre è sempre più frequente che gli oratori, le scuole o il servizio civile stesso accolga giovani di nazionalità differenti e anche di culture e religioni diverse da quella cristiana cattolica; tutto ciò ci abitua ad una buona accoglienza, alla necessità (nutrita dal desiderio) di conoscere la diversità dell’altro e a lavorare per istaurare tra le persone relazioni che diano spazio a tutti. 

Ecco perché il Servizio Civile Universale “concorre alla difesa civile e non armata della patria”: esso, come ha spiegato molto bene don Francesco Preite, pone le basi per una pacifica convivenza tra i popoli, di cui fanno parte anche i piccoli nuclei di oratori, scuole, case famiglie, ecc, e aiuta la cooperazione e l’ascolto tra culture, realtà, religioni diverse perché esse, anche nel piccolo delle realtà locali, lavorino per una convivenza non solo pacifica ma amorevole. 

Nella seconda parte della mattina i giovani volontari hanno potuto confrontarsi, per tavoli divisi secondo l’ambito di intervento del proprio progetto, su situazione verosimili a quelle che potrebbero vivere loro nella quotidianità di una giornata di servizio civile. Il lavoro ha richiesto loro, in una sorta di “gioco di ruolo”, di mettersi nei panni di diverse figure che ruotano attorno al volontario del servizio civile (olp – genitori – altri volontari – professori – maestre ecc) e provare a reagire, pensare, agire ai diversi casi individuando delle strategie di intervento e delle pratiche di lavoro che potessero venire incontro al volontario e alla situazione presentata.
ll lavoro aveva l’obiettivo di far sperimentare al volontario i diversi punti di vista che ruotano attorno ad un’unica situazione e come, provando a comprenderli, si possa lavorare assieme a tutte le figure che si incontrano durante il servizio civile; tutto ciò aiuta non solo il lavoro in sé ma anche la crescita e la consapevolezza del volontario e del suo ruolo all’interno della struttura. 


A termine di questo momento, vissuto con grande partecipazione, sono state date alcune parole chiave per permettere ai volontari di fare un salto di qualità di presenza e coinvolgimento nella quotidianità delle loro azioni; SAPER CHIEDERE, DARE FIDUCIA, NUTRIRE IL DESIDERIO DI CRESCITA e, come impegno, leggere “IL SISTEMA PREVENTIVO” di don Bosco. 

Ora la prossima tappa sarà la visita ai luoghi del Santo fondatore, momento che ci permette non solo di andare nel luogo dove il carisma salesiano è più vivo, ma anche di vivere un’esperienza intenza di vita comunitaria e creare così legami che possano aggiungere un valore in più al Servizio Civile Universale. 

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