Non ho mai dimenticato una buona notte poco prima della mia partenza come volontario missionario in cui ci è stato detto che la nostra missione era relativamente semplice: essere Cristo per i giovani che incontriamo, e cercare Cristo in loro. Ho meditato quelle parole frequentemente. Le esperienze che ho avuto in Bolivia ed in Sierra Leone, sono state certamente piene di grazia.
del 01 giugno 2011
 
 
          Dopo gli studi all'università, ho visto, per caso, una pubblicità per il volontariato Salesian Lay Missioner (SLM) dell’Ispettoria di New Rochelle. Era il mio primo contatto con Don Bosco e con il suo carisma.
          Non ho mai dimenticato una buona notte poco prima della mia partenza come volontario missionario in cui ci è stato detto che la nostra missione era relativamente semplice: essere Cristo per i giovani che incontriamo, e cercare Cristo in loro. Ho meditato quelle parole frequentemente. In un’occasione al Hogar Maria Auxiliadora, un orfanotrofio gestito dalle Suore a Cochabamba, Bolivia, nel bel mezzo del caos in un giorno particolarmente impegnativo, un ragazzo che ancora ricordo chiaramente mi ha dato una immaginetta che ho subito accettato e messo nella mia tasca.
          Più tardi, ho notato che era l'immagine di Gesù, che aveva ritagliato da una rivista. Riflettendo su quel dono semplice sono sicuro che gli eventi caotici di quel giorno sarebbero ancora avvenuti, ma se fossi stato più consapevole della presenza di Cristo, i giovani avrebbero riconosciuto Cristo in me.
          Le esperienze che ho avuto in Bolivia ed in Sierra Leone, sono state certamente piene di grazia. Erano tempi in cui Cristo si è fatto presente a me in un modo molto reale. La mia vocazione salesiana religiosa stessa è stata promossa, è cresciuta ed è stata confermata, mentre servivo come volontario missionario per due anni e mezzo. Queste esperienze mi hanno dato il coraggio di rispondere alla mia vocazione religiosa con un 'sì' decisivo. In realtà non riesco a ricordare un momento durante il mio discernimento vocazionale dove anche il desiderio di servire il Signore in una missione straniera non era presente.
          Naturalmente, appena entrato in noviziato avevo il grande desiderio di scrivere al Rettor Maggiore, offrendo me stesso come missionario ovunque avesse voluto mandarmi. Così, dopo gli studi nel post noviziato, sono stato inviato in Sud Africa. Durante l'Eucaristia dell’invio missionario, l’Ispettore Don James Heuser ha sottolineato che, nonostante la scarsità di vocazioni, «i nostri occhi, come quelli di Don Bosco, devono vedere oltre la nostra situazione attuale, dobbiamo riconoscere i più bisognosi e i nostri cuori devono cercare il modo di aiutarli, anche a costo del sacrificio». Sono sempre grato per il sostegno e la generosità della mia Ispettoria d’origine, la SUE!
          Gli anni di tirocinio che ho trascorso in Sud Africa mi hanno arricchito di nuove esperienze. Ho coordinato i ritiri dei giovani nella nostra casa di spiritualità non lontano da Johannesburg, nonché l’equipe di pastorale giovanile. Abbiamo anche a disposizione una varietà di programmi, diamo un’importanza primaria al corso “Love Matters”, un programma che mira a cambiare il comportamento che si è evoluto nel corso degli anni dal suo inizio nel 2001. Si tratta di un approccio concreto e pratico per affrontare il problema soprattutto per gli adolescenti e giovani che non solo sono i portatori principali del virus, ma vivono anche in un paese con il maggior numero di casi di HIV nel mondo.
          Adesso sto facendo i miei studi teologici, qui a Gerusalemme, e non vedo l'ora di tornare alla mia Visitatoria del Sud Africa a qualunque incarico mi affidino. La strada è destinata ad essere riempita di esperienze, di sfide e di opportunità per crescere. La mia preghiera è quella di essere sempre disponibile ed aperto a tutto ciò che lo Spirito mi concede.
Sean McEwin
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