Una riflessione sul metodo educativo di Santa Teresa...
13 OTTOBRE- SECONDO GIORNO
METODO EDUCATIVO DI TERESA
Si può affermare in maniera paradossale che Santa Teresa propone il massimo dei valori ed il minimo di metodo nello svolgere il suo pensiero e il suo ruolo di educatrice.
Massimo dei valori perché Teresa personalizza i valori nella persona stessa del Signore. La regola di ogni ascesi è proposta da lei in questi termini: «Si abbracci Cristo nostro sommo bene: trovando in lui tutto si può lasciare tutto».[1] È il positivo di una proposta. La grande pedagogia teresiana sta appunto nella continua risposta del Cristo vero Dio e vero Uomo come modello e maestro, Salvatore. Ma vicino come un amico, comprensivo come un compagno di vita. L'orazione - fulcro della pedagogia teresiana - diventa la possibilità di una contemporaneità con il Signore e il luogo dove le persone si lasciano formare personalmente da lui.
Dal punto di vista del soggetto che deve essere educato, Teresa ha piena consapevolezza della singolarità e della irrepetibilità della persona, delle diverse situazioni, della varietà dei caratteri. Soltanto Dio conosce la nostra verità. E soltanto Dio capisce la mutabilità alla quale sono soggetti i mortali. Ci sono momenti, confessa, in cui siamo disposti a fare tutto per Dio ed altri nei quali non siamo capaci di ammazzare una formica.[2] Siamo come i secchi della «noria» che gira attingendo e riversando l'acqua: talvolta ci sentiamo pieni e all'improvviso ci sentiamo vuoti. Quello che per alcuni è un nonnulla per altri diventa un peso insopportabile. La nostra educatrice ha piena consapevolezza di questa condizione di fragilità e di mutevolezza delle persone.
In queste circostanze Teresa offre come risorsa pedagogica due convinzioni di base: aver fiducia nella persona suscitando in lei la risposta progressiva con una grande capacità di attesa; lasciare che il Signore operi nelle persone e collaborare allora con Dio mettendo la persona nella verità e favorendo la risposta dovuta alla grazia.[3]
In questo modo la persona viene interpellata e l'ideale proposto, ricordato, reso familiare è capace di attirare e di convincere. D'altra parte Teresa è convinta della progressività del cammino della perfezione, della necessaria verifica di certi momenti della vita spirituale attraverso le prove di Dio. Come è convinta che Dio non si dà del tutto se non ci diamo del tutto a Dio.[4] E in definitiva non vi è una totalità e pienezza di vita cristiana se non a queste condizioni di donazione totale, verso le quali deve indirizzare una buona pedagogia.
Più concretamente possiamo indicare quattro principi fondamentali del metodo educativo teresiano:
- La legge della progressività. Il cammino della santità è lungo. Per alcuni traguardi iniziali siamo chiamati ad impegnarci con tutte le forze in una chiara scelta di Dio, una «determinada determinación», col proposito di non tornare mai indietro. Ma i momenti progressivi della perfezione sono come offerti dalla stessa iniziativa di Dio e coincidono con momenti di prova e momenti di grazia. Dio ci chiede una coerenza delle virtù nel coltivare la sua amicizia mediante l'orazione. Ma egli ci dice che non vi sono virtù solide finché non saranno frutto della sua grazia e non del nostro sforzo. La santità è dono più che conquista nostra, anche se Dio ci chiede di far di tutto per disporci con umiltà a questo dono.
La legge della progressività giustifica la convinzione di Teresa educatrice: attendere che Dio operi nelle persone. E affinché le persone si aprano a Dio non esige una ascesi senza aver proposto i grandi valori della «mistica cristiana» verso i quali l'ascesi apre. Non caricare di responsabilità esterne o di osservanze minuziose senza aver indicato il traguardo di tali valori. In fondo, si tratta di bruciare le tappe, proponendo e favorendo il dono di sé nel servizio di Dio e degli altri.
- La legge dell'attenzione alla persona concreta. È parola teresiana: accomodarci a ciò che vediamo nelle persone, secondo il loro carattere e vocazione; non misurare tutte con lo stesso metro nostro, né pensare che tutti gli altri hanno le stesse inclinazioni verso lo stesso modo di santità. Teresa, al suo tempo, era già molto attenta alla verità dei caratteri che vedeva espressi nelle persone, anche se ignorava la distinzione che verrà fatta in seguito dalla psicologia. Non si può allora pretendere di portare tutti per la stessa via. Piuttosto bisogna puntare sui valori delle persone. È a partire dai valori fondamentali dell'intelligenza, del buon senso, della libertà, che si può costruire la persona e si può sollecitare la risposta della libertà, l'unica degna di Dio.
- La legge della valorizzazione dell'umano per il divino. Teresa di Gesù ha fatto la gioiosa esperienza che Dio non ha annullato i suoi valori umani quando l'ha attirata a sé mediante la conversione. Non ha cancellato la sua capacità di capire il bene, né la sua forza affettiva nell'amare le persone, né la sua apertura all'amicizia. Per questo chiede come elementi vocazionali fondamentali il buon senso, l'intelligenza naturale, l'amore per la verità. Su queste basi si costruisce la persona e si incammina verso la santità. Teresa ha fiducia nella possibilità della persona sana che sa amare e quindi ha la capacità di aderire al vero bene delle persone. Ha fiducia nell'intelligenza delle persone e cerca di svilupparla nella formazione aperta e nel dialogo con i teologi. Questa fiducia nell'intelligenza conferma la sua convinzione che il bene si impone per se stesso, che la verità la spunta sempre («la verità patisce ma non perisce»).
- La legge dell'aiuto dell'amicizia e della comunione. La Santa di Avila è convinta del valore della comunione e dell'amicizia per la crescita delle persone in Dio. Lo ha sperimentato nella propria vita e lo propone come cammino di santità. Nessuno ci conosce meglio di coloro che vivono con noi, e nessuno ci può aiutare tanto nel correggere i difetti, se lo sanno fare con amore e desiderio di farci crescere nel bene.[5] È una sua osservazione caratteristica. D'altra parte l'amore per gli altri, la capacità di servizio e di dono, la dimenticanza di sé e l'attenzione a Dio e agli altri, è la verifica costante del progresso nella perfezione e nella maturità cristiana. È contemplativo colui che è «presente» ed ha «voglia di servire» Dio e i fratelli nella Chiesa.[6] La comunità quindi è il crogiuolo e lo stampo di una autentica, realista educazione alla santità cristiana.
Preghiamo:
O Padre, che nei santi
manifesti la tua presenza e il tuo volto,
fa’ che seguiamo l’esempio di preghiera
e di operosità instancabile di santa Teresa
patrona dell’Istituto.
Rendici consapevoli come lei,
che solo Dio basta
e nulla manca a chi veramente lo possiede.
Fa’ che ci lasciamo pervadere
dalla forza del tuo Amore
e lavoriamo con audacia evangelica
per l’avvento del tuo regno,
specialmente tra la gioventù a noi affidata.
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen
[1] Cf Cammino di Perfezione 9,5.
[2] Cf ivi 38,6.
[3] Molto importante come sintesi pedagogica di Teresa è quanto scrive per le sue monache e per le Superiore in Fondazioni 18, 6-13.
[4] Cf Cammino di Perfezione 28,12; Castello Interiore V, 1.3.
[5] Cf Vita 16,7
[6] Cf Cammino di Perfezione 18,4.
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