Triduo San Francesco di Sales 1/3

In preparazione alla Festa di questo grande santo vi proponiamo...

Triduo San Francesco di Sales 1/3

 

Il 24 Gennaio si celebra la festa di SAN FRANCESCO DI SALES!

Abbiamo pensato di prepararci assieme a voi, proponendo una meditazione quotidiana per il triduo.

 

 

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“Il trono della sua misericordia È la nostra miseria”

don Morand Wirth

 

 

San Francesco di Sales (1567-1622), vescovo e dottore della Chiesa, fondatore dell’Ordine della Visitazione, patrono della Famiglia salesiana di don Bosco, ha avuto la visione di un Dio pieno di bontà e di misericordia, che è stata si può dire una intuizione originaria, ma anche una conquista rispetto alle opinioni contrarie che lo hanno tormentato durante la sua giovinezza. Mentre era studente a Parigi, egli ebbe una terribile cri­si di disperazione, come sappiamo da alcuni scritti intimi del santo, e da alcune testimonianze. Secondo i biografi moder­ni, il periodo più probabile di tale esperienza drammatica sarebbe stato tra il dicembre del 1586 e il gennaio del 1587. Francesco aveva dunque un po’ meno di vent’anni.

Per capire l'origine della crisi, bisogna tornare un po' indietro, cioè al tempo in cui Francesco seguiva un corso sul Cantico dei cantici, probabilmente nel 1584. In questo testo sacro, scrive il Lajeunie, egli scoprì «l'ispirazione della sua vita, il tema del suo capolavoro, la prima e la migliore fonte del suo ottimismo».[1] Il giovane studente diciassettenne fu entusiasmato quando cominciò a capire che la storia del mondo e della salvezza era una storia d'amore. Egli si sentì trasportato in un para­diso di fervore: messa quotidiana, confessioni e comunioni frequenti, preghiere, rosario, opere di carità, austerità.

Questo fervore sensibile durò un certo tempo. Poi, a un certo momento, tutto finisce e comincia un periodo di buio e di grandi prove esistenziali, che gli fanno perdere l'appetito e il sonno. Diventa magro e «giallo come la cera», si crede destinato sicuramente alla dannazione eterna. Il tor­mento sembrava inarrestabile.

Primo giorno: le invocazioni alla misericordia di Dio nei Salmi

Totalmente investito dall’angoscia, Francesco rivolge a Dio le sue preghiere, specialmente con le parole della sacra Scrittura. È stata conservata una raccolta di quattordici giaculatorie tratte dai salmi che Francesco conosceva a memoria, modificate in alcune espressioni per adattarle alle circostanze personali che stava attraversando.[2] Sono grida, lamenti, dolorosi atti di fiducia.

 

 

1. Il salmo 77 (76) è una meditazione sul passato d’Israele. In questo salmo si ode l’accorato lamento dell’orante che chiede al Signore che prevalga la sua misericordia sull’ira, ma nella seconda parte il lamento si trasforma in un inno di fiducia in un nuovo intervento di Dio. Durante la sua crisi Francesco ne ha selezionato i vv. 8 e 10 per lanciare verso Dio il proprio lamento già ricolomo di fiducia:

Può Dio aver dimenticato la pietà, aver chiuso nell’ira la sua misericordia?

 

2. Il salmo 68 (67) è un canto di trionfo e di gloria che ricorda i grandi interventi di Dio nella storia d’Israele. Il Signore avanza come un prode guerriero che sbaraglia gli eserciti nemici. Nei vv. 2-3, Francesco non chiede la vittoria sugli eserciti umani ma sul demonio, di cui sente gli assalti durante la sua crisi.

Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano. Come si dissolve il fumo, così si dissolvano; come si scioglie la cera di fronte al fuoco, così periscano gli assalti del demonio davanti a Dio.

 

3. Nel salmo 46 (45) Dio è invocato come nostro rifugio e nostra forza. Nelle sue angosce e nelle sue paure Francesco aveva bisogno di rivolgere la sua preghiera e di trovare conforto e sicurezza assoluta presso quel Dio.

I primi due versetti (vv. 2-3) esprimono bene le certezze cui aggrapparsi nello sconvolgimento universale:   

Dio è per noi rifugio e fortezza, aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce. Perciò non temiamo se trema la terra, se vacillano i monti nel fondo del mare.

 

4. Il salmo 56 (55) esprime fiducia in Dio e nella sua parola. Recitando i vv. 2, 4 e 9 Francesco espone davanti a lui la sua vita, con la sua paura e le sue lacrime, chiede la misericordia di Dio contro il vero oppressore, cioè il demonio, e manifesta la totale sua fiducia in un Dio che non dimentica le lacrime dei sofferenti.

Pietà di me, o Dio, perché il nemico mi ha conculcato, mi ha oppresso con i suoi attacchi tutto il giorno. Di fronte alla forza del demonio, avrò paura, ma in te confiderò. A te, o Dio, ho esposto la mia vita, e tu hai posto le mie lacrime alla tua presenza.

 

5. Il salmo 57 (56) è una preghiera a Dio nel pericolo. Francesco ne cita un versetto (v. 7) che mette in evidenza la malvagità dei nemici ‚Äí per lui si tratta certamente degli spiriti maligni ‚Äí modificando la fine del versetto: la fossa che hanno scavato davanti a Francesco non è più la fossa in cui essi sono caduti, ma la fossa nella quale vogliono farlo cadere.

Hanno teso una rete ai miei piedi, hanno piegato la mia anima, hanno scavato davanti a me una fossa, per farmi cadere dentro.

 

6. Nell’ultimo versetto di questo salmo 56 (55) già citato, Francesco chiede a Dio che la sua anima sia liberata dalla morte eterna e che non cada nel peccato, in modo da poter entrare nella luce che illumina i beati nel paradiso.

Libera la mia anima dalla morte, Signore, e i miei piedi dalla caduta, affinché sia gradito davanti a te nella luce dei viventi.

 

7. Nel salmo 57 (56) anch’esso già citato, Francesco recita questa volta i vv. 2-5 per lanciare un accorato appello alla misericordia di Dio, ma allo stesso tempo, cambiando il tempo dei verbi dal passato al futuro, esprime la sua ferma fiducia in tale divina misericordia: Dio darà, Dio manderà, Dio libererà.

Pietà di me, pietà di me, o Dio, in te confida l'anima mia; all'ombra delle tue ali spererò finché l'iniquità sia passata. Griderò verso Dio, l'Altissimo, il Dio che mi ha beneficato. Egli manderà dal cielo e mi libererà, darà in obbrobrio chi mi conculca. Dio manderà la sua misericordia e la sua verità e strapperà la mia anima ai giovani leoni [...].

 

8. Il salmo 69 (68) è un’invocazione di aiuto. Attraverso i vv. 2-3, 14-19 Francesco manifesta al Dio della misericordia e della tenerezza la sua grande sofferenza e l’ingiusta persecuzione da parte dei nemici.

Salvami, o Dio: le acque mi sono entrate fino all’anima. Affondo in un abisso di fango, e non v’è nessuna consistenza; sono caduto in acque profonde e la tempesta mi ha travolto. Ma io rivolgo a te la mia preghiera, Signore, nel tempo della benevolenza. Secondo la tua grande misericordia, esaudiscimi, nella verità della tua salvezza. Strappami dal fango, perché io non affondi, liberami da quelli che mi odiano e dalle acque profonde. Non mi travolga la tempesta, l'abisso non mi sommerga, la fossa non chiuda su di me la sua bocca. Rispondimi, Signore, perché benigna è la tua misericordia; nella tua grande tenerezza volgiti verso di me. Non nascondere il volto al tuo servo; sono nell'angoscia: presto, rispondimi! Avvicìnati all’anima mia e riscattala, salvala a causa dei miei nemici.

 

9. Da questo salmo 41 (40) Francesco di Sales ha tratto il v. 5 (4) per chiedere a Dio pietoso la guarigione della propria anima e per riconoscere il proprio peccato. 

Io ho detto: Pietà di me, Signore, guarisci la mia anima: contro di te ho peccato.

 

10. Nel salmo 70 (69), in particolare ai vv. 2-3 e 6-7, riecheggiano le stesse grida di aiuto contro i nemici spirituali, di fronte ai quali Francesco riconosce di essere povero e bisognoso, ma risuonano con maggior intensità: vieni presto, non tardare!

O Dio, vieni a salvarmi, Signore, vieni presto in mio aiuto. Siano svergognati e confusi quanti cercano la mia anima. Ma io sono povero e bisognoso: Dio, aiutami. Tu sei mio aiuto e mio liberatore: Signore, non tardare.

 

11. Il salmo 74 (73) è una supplica per il tempio distrutto. Ai vv. 19 e 10 Francesco dichiara (con una sua aggiunta al testo originale) che egli continua sempre e nonostante tutto a confessare il nome di Dio, mentre l’avversario insulta e “irrita” questo santo nome. Ma fino a quando durerà questa situazione? Per sempre?

Non abbandonare alle bestie l’anima che confessa il tuo nome, non dimenticare per sempre l’anima del tuo povero servo. Fino a quando, o Dio, insulterà il nemico e l’avversario irriterà per sempre il tuo nome?

 

12. Il salmo 108 (107) è un inno a Dio, re vittorioso. Nel tormento che sta vivendo, Francesco non può contare sull’uomo, soltanto da Dio può venire la salvezza, come recitano i vv. 13-14.

Nell'oppressione, Signore, vieni in nostro aiuto, perché vana è la salvezza dell'uomo. Con Dio noi faremo prodezze, egli ridurrà al nulla quanti ci tormentano.

 

13. In questo salmo 62 (61), insieme a espressioni simili a quelle già citate, Francesco ha potuto trovare alcuni spunti particolari nei vv. 2-3 e 6-8, come la sottomissione a Dio, fonte di pazienza nella prova, e la bella espressione: la mia speranza è in Dio.

Non sarà soggetta a Dio l'anima mia? Da lui la mia salvezza. Lui solo è il mio Dio e mia salvezza, mia difesa: mai potrò vacillare. Ma tu, anima mia, sii soggetta a Dio, perché da lui la mia pazienza. Lui solo è mio Dio, mia salvezza e mio aiuto, non potrò vacillare, in Dio la mia salvezza e la mia gloria, il Dio del mio aiuto, e la mia speranza è in Dio.

 

14. L’ultimo salmo citato è il salmo 31 (30), che riprende al v. 2 il tema della speranza del salmo precedente. La speranza in Dio non delude mai. In te, Signore, ho sperato, mai sarò deluso.

 

 

Come si vede dagli adattamenti, Francesco applica la preghiera dei salmi al suo caso. Non chiede più la sconfitta di nemici umani, ma del demonio che, con la sua forza, cerca di farlo cadere nella sua fossa. Al Signore rivolge più volte l’invocazione: libera l’anima mia. Là dove il salmo parla della misericordia in genere, egli la personalizza dicendo: pietà di me! Esprime la sua fiducia con espressioni al futuro: Dio manderà, Dio darà, Dio strapperà. E nella sua miseria non desiste dal presentarsi davanti al Signore come uno che lo loda, come un povero suo servo, mentre l’avversario è uno che irrita il nome di Dio e allo stesso tempo tormenta gli uomini. In questo modo, le parole dei salmi hanno avuto risonanza nella preghiera personale del giovane Francesco di Sales assalito dalle sue grandi prove.

 

 

 

San Francesco ci insegna a farci scudo con la Parola, ad avere sempre nel cuore e nella mente alcune frasi della Parola che nei vari momenti della giornata affiorano come lode o come supplica. E’ così per noi? E’ così che educhiamo anche i nostri giovani a pregare?

 

 

 

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[1] É.-J. Lajeunie, Saint François de Sales. L’homme, la pensée, l’action, vol. I, Paris, Guy Victor, 1966, 138.

[2] Gli scritti di san Francesco di Sales si leggono in Œuvres de Saint François de Sales, Edizione completa, Annecy, Monastero della Visitazione, voll. I-XXVII, 1892-1964. Vedi le citazioni dei salmi nel vol. XXII, p. 14‚Äë20 (= XXII 14-20). Ricordiamo che Francesco di Sales usa la versione latina della Volgata.

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