Perdita inizialmente invisibile, impercettibile, diabolica. Come la pioggerellina leggera che avvolge il turista immerso nelle bellezze di una città.
del 15 febbraio 2010
 
          Le risate e il tintinnio delle monete sotto la polvere delle macerie e il sacrificio di un'intera regione: a convalida di quel celebre motto latino che addita nella morte tua la vita mia. Davvero la stupidità dell'uomo illumina di giorno in giorno i lineamenti del suo viso.
 
 
          Eppure nessuno sembra accorgersi, bloccati e curiosi come siamo all'incrocio tra appalti truccati, turbative d'asta e ordinarie dosi di sesso e politica: figli di un paese che all'esterno inizia a far passare l'immagine di giocherellone, cristianamente acculturato e finanziariamente rimesso. Dalla sapienza dei padri viene l'invito di lavare i panni sporchi dentro le mura di casa: ma quest'accortezza non impedisce all'occhio di scorgere una perdita di umanità dentro i confini della nostra storia.
          Perdita inizialmente invisibile, impercettibile, diabolica. Come la pioggerellina leggera che avvolge il turista immerso nelle bellezze di una città. Essa scende lenta, bagnata, fradicia ma lui continua nel suo tour noncurante di essa. La respira, la inghiotte, la fa accomodare sotto i denti, sulle narici, sotto le colorate vesti ma sembra non farci caso. Mangia, beve, ride e commenta e, nel frattempo, lei s’adopra nella sua invasione pacifica. Ma basta poco - un rallentamento improvviso, una sosta forzata, un semaforo rosso - e il viandante s’accorge d’essere tutto bagnato, inzuppato, invaso di goccioline. E allora inizia a scrollarsi di dosso quell’ospite tanto inatteso quanto fastidioso che non s’era accorto della visita.
          O, forse, che aveva ospitato fingendo di non vederlo: ignaro delle sue moleste conseguenze. Voci di denuncia e bordate di fischi si son levati a ragione contro gli sciacalli dell'imprenditoria che brindavano al tremolio devastante della terra. Ma anche altri interrogativi faticano sempre più a trovare risposta e nessuno leva più voce: perché dieci balene che stanno morendo arenate su una spiaggia hanno le prime pagine dei giornali, mentre non si parla quasi mai delle 24.000 persone che ogni giorno muoiono? Perché si vota a 18 anni, ma si può abortire a 16? Perchè la pillola del giorno dopo non ha età?
          Perché chi abbandona un animale rischia fino ad un anno di carcere e una multa fino a 10.000 euro, mentre per i figli abbandonati nessuno dice nulla? Perché si possono detrarre i soldi per le spese degli animali, ma non per le spese di cura degli anziani? Fuggendo da Baghdad, Ulisse - il protagonista dell'ultimo romanzo di Emmanuel Schmitt - riassume in una frase l'eredità fondamentale lasciatagli da Saddam: “nel peggio puoi sempre fare di meglio”.
          Salvo poi accorgersi, una volta immaginato d'essersi liberati dai mille ostacoli alla nostra felicità, d'essere sì scappati dalla prigione ma d'essersi portati dietro le sbarre delle celle. A ricordare all'uomo che la peggior forma di prigionia è quella che s'annida in un pensiero che ha smarrito il gusto e la passione dell'umano.
          Eppure in quella notte d'aprile ci sono stati uomini che hanno lasciato casa e comfort, affetti e sicurezze, dubbi e paure per andare a soccorrere un popolo fratello sbattuto a terra: senza escort, favori o promesse d'appalti. Partiti perchè accesi da una semplice voce dell'anima: nel meglio si può sempre fare meglio. Sono queste le storie che ci aiutano ancora a scommettere sull'uomo: storie anonime, relegate nell'oscurità, volutamente tacciate. Ma nulla le potrà zittire. E anche loro un giorno troveranno spazio.
          E questo sarà il vero volto della Storia.
don Marco Pozza
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