“La vicenda dell'enfatizzazione delle parole di Benedetto XVI sul preservativo mostra come il giornalismo si trovi in una certa crisi”.
del 29 novembre 2010
 
         
          Domande a raffica nella sala stampa vaticana, rivolte soprattutto al giornalista-scrittore tedesco Peter Seewald. La maggior parte delle domande sono incentrate su un unico tema: il preservativo.
          “Visto che l’Osservatore Romano ci ha dirottato tutti in questa direzione mi tocca fare una domanda anche a me sul preservativo”, dice dal fondo della sala un vaticanista di lungo corso, Gian Franco Svidercoschi. “Devo ammettere che l’anticipazione del libro di sabato non è stata gestita bene”, spiega con stile il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. Tutti ne parlano: l’Osservatore sabato ha anticipato il libro del Pontefice spostando di fatto l’attenzione dei media dal concistoro in corso per la creazione di ventiquattro nuovi cardinali e dalle omelie di Benedetto XVI in merito, al preservativo.
           L’Osservatore ha riportato una parte della risposta del Papa sul preservativo nella quale egli spiega che l’uso del profilattico per diminuire il pericolo di contagio da Aids è “un primo atto di responsabilità”.
           Immediatamente tutti i media hanno scritto: “Il Papa apre sui preservativi”. Scrive su First Things – la rivista punto di riferimento dell’area teocon americana fondata dall’ex luterano, poi sacerdote cattolico, Richard John Neuhaus – l’arcivescovo di Denver Charles Chaput: il messaggio del Papa “è stato frainteso a causa degli errori di alcuni suoi collaboratori”
          Ammette padre Lombardi che non tutto è girato per il verso giusto. E, infatti, domenica, è toccato a lui pubblicare uno statement “veduto e corretto” dal Papa – “Non è stata una mia pensata ma può essere considerato una lettura autentica del suo pensiero”, ha detto Lombardi – dove si dice che Ratzinger “non riforma o cambia l’insegnamento della chiesa, ma lo riafferma mettendosi nella prospettiva del valore e della dignità della sessualità umana come espressione di amore e responsabilità”. Insomma, è solo colpa dell’Osservatore?
          Per Peter Seewald no. Spiega: “La vicenda dell’enfatizzazione delle parole di Benedetto XVI sul preservativo mostra come il giornalismo si trovi in una certa crisi”.
          Giornalisti a parte, una cosa è però certa: in uno stato di forma non del tutto perfetto si trovano coloro che hanno curato l’editing del libro. Gli errori scorrono con lo scorrere delle pagine. A tratti sono clamorosi. Come quando, nella cronologia della vita pubblicata in fondo al libro, ci si dimentica di segnalare una data piuttosto significativa della vita di Ratzinger e cioè la sua elezione ad arcivescovo di Monaco avvenuta nel 1977.Del resto, non tutto può essere perfetto. Anche il Papa dice, di non poterlo essere sempre. Dice il vaticanista Luigi Accattoli che Ratzinger “ci avverte fin dall’inizio che il Papa può avere opinioni sbagliate. E’ forse in questa riflessione che va cercata la prima radice del libro-intervista”.
          Ieri, in conferenza stampa, si è affrontato soltanto di striscio il clamoroso errore contenuto nella traduzione italiana del testo. Quel “prostituto” per il quale l’uso del preservativo è in qualche modo giustificato divenuto in italiano inspiegabilmente “prostituta”. Ma il direttore della Libreria Editrice Vaticana, don Giuseppe Costa, ha in qualche modo chiesto clemenza dicendo che in fondo si è avuto “soltanto un mese di tempo” per curare la stampa. E in un mese non si può fare tutto. Dice tra l’altro padre Lombardi: “Ho chiesto se c’era un problema serio e importante nella scelta del maschile o del femminile, e il Papa mi ha risposto di no: il punto è la responsabilità nel tener conto del rischio della vita dell’altro con cui sono in rapporto, se lo fa un uomo, una donna o un transessuale è lo stesso”.
 
Paolo Rodari
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