Quando ho scaricato la prima volta Instagram ero a cena con amici nel dehor di una trattoria, ho fotografato, mentre chiacchieravamo, un pezzo della grondaia, ho provato tutti i filtri e ho optato per quello un po' vintage che enfatizzava i colori scuri e incorniciava in stile Polaroid...
Ricordate quando pochi professionisti si potevano permettere di rielaborare le loro fotografie una volta scattate? Era il tempo della fotografia analogica e solo gli appassionati più estremi le sviluppavano in proprio e ne correggevano colore e luminosità, prima di mostrarle agli amici in interminabili serate casalinghe. Poi è stata l'ora delle fotocamere digitali e delle vacanze passate a scattare foto a qualunque cosa. La fotografia diventava più facile e soprattutto più economica. Si diffondeva, con il passaggio al digitale, anche il concetto di post-produzione. Ora, dopo gli scatti migliori, si spostavano le foto sul pc e si passavano ore a modificarle con Photoshop o Gimp, con il notevole vantaggio che le serate interminabili venivano sostituite dall'invio via mail e dalla pubblicazione sui blog personali.
Poi anche questo è diventato storia e oggi, con un normale smartphone da 200 euro, è possibile in pochi secondi (secondi!) scattare la foto, riguardarla, modificarla e caricarla su Facebook. Come? Con Instagram.
Instagram nasce nel 2010 come app per iPhone, raggiunge in un anno i dieci milioni di utenti e nel 2012 approda sul Play Store di Android, dove viene scaricato un milione di volte nelle prime 12 ore. Oggi conta più di 100 milioni di utenti e la sua popolarità è dovuta alla grande semplicità con cui un utente “medio” può scattare la foto, applicarle uno dei 16 filtri e condividerla sui social network. Il formato è rigorosamente quadrato, in omaggio alle vecchie Polaroid, e i filtri spaziano dal bianco e nero al seppiato, al vintage, fino agli effetti di saturazione di tonalità. Il risultato è sorprendente, in pochi secondi si ottiene una foto, per così dire, artistica anche a partire da uno scatto apparentemente insignificante. Provare per credere. Quando ho scaricato la prima volta Instagram ero a cena con amici nel dehor di una trattoria, ho fotografato, mentre chiacchieravamo, un pezzo della grondaia, ho provato tutti i filtri e ho optato per quello un po' vintage che enfatizzava i colori scuri e incorniciava in stile Polaroid. Ho caricato su Facebook e dopo pochi secondi fioccavano i “Mi piace” e le domande su dove fossi nel mondo. E' proprio questo il punto, che inevitabilmente fa storcere il naso ai “veri” fotografi, con Instagram è diventato davvero facile fare una foto con pretese artistiche. L'arte sarà un'altra cosa, certamente, ma il fenomeno è stato talmente dirompente che Mark Zuckerberg ha presto fiutato l'affare e pochi giorni dopo lo sbarco su Android Facebook ha acquisito Instagram e i suoi sviluppatori. Oggi è chiaro a qualunque utente di Facebook o Twitter che Instagram ha cambiato il modo di fare e condividere le foto. Le ultime vacanze hanno segnato anche in Italia il trionfo di questa tecnologia, le foto quadrate e saturate di Instagram hanno invaso Facebook e gli Instagramers si sono organizzati in community di fotografi sparse in tutto il mondo. Il 22 settembre a Torino gli Instagramers italiani hanno organizzato il secondo Instameet nazionale e si sono sfidati in un contest fotografico cittadino. E sempre nel capoluogo piemontese spopolano le foto “filtrate” dei toret, le famose fontane torinesi, e nascono progetti online come torinodigitale.tumblr.com. Senza dimenticare che Instagram è anche un social network tematico a se stante, fruibile da smartphone in modo simile a Facebook o Flickr.
La domanda, per chi da qualche anno osserva i fenomeni del web, è ancora una volta “quanto durerà?”. E la risposta, come sempre, è rischiosa. Qualcuno sui social network si dichiara già annoiato da queste foto quadrate tutte uguali, il fenomeno Instagram pare in effetti destinato ad essere passeggero, ma certamente ha segnato un'altra svolta importante per il mondo della fotografia. Magari non ci sarà più tra un paio di anni, ma l'idea alla base del progetto californiano, quella sì, è destinata a durare. Scatta, modifica e pubblica online. Tutto in quattro o cinque click, dal tuo smartphone.
Stefano Moro
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