Tutti gli infiniti del mondo

Quanto i concetti della matematica possono aiutarci a interpretare le idee e le vicissitudini della vita? E quanto le nostre sensazioni e i nostri pensieri possono influire sullo sviluppo di una scienza rigorosa? La scienza incontra l'infinito in varie occasioni.

Tutti gli infiniti del mondo

da Quaderni Cannibali

del 11 maggio 2010

 

          La scienza e la vita ci parlano dell’infinito come certezza e come speranza . Il matematico Roberto Natalini testimonia che buona parte della scienza moderna si fonda non solo sull’idea ma sull’uso dell’infinito. Lo scrittore Erri De Luca chiama in causa il concetto opposto, quello di 'finito', e afferma che neanche in carcere, dove stai spalle al muro e faccia alle sbarre, devi darti per 'finito'. Recentemente, di fronte a un’assemblea di detenuti, ha detto: «Nessuno consideri la prigione come una 'fine in cui finire'».

          Insomma ci si accorge che non solo la conoscenza scientifica ma la stessa vita è potenzialmente ricca di infinito: in tutte le condizioni, anche in quelle che appaiono disperate, è possibile un 'nuovo inizio'. Ma «come lettore di scrittura sacra – rileva De Luca – posso dire che l’infinito è caratteristica esclusiva della divinità». Il matematico Roberto Natalini e lo scrittore Erri De Luca partecipano oggi, alle 17 presso la Biblioteca G. Marconi del Cnr (piazzale Aldo Moro, 7 a Roma), all’incontro dal titolo 'L’infinito e il limite', che ha luogo nel quadro del progetto 'I dialoghi'. E l’infinito è certamente uno dei temi che più reclamano un ritorno a più stretti rapporti tra sapere scientifico e sapere umanistico.

          Quanto i concetti della matematica possono aiutarci a interpretare le idee e le vicissitudini della vita? E quanto le nostre sensazioni e i nostri pensieri possono influire sullo sviluppo di una scienza rigorosa? La scienza incontra l’infinito in varie occasioni. Basta una moltiplicazione appena più complessa di quelle che si fanno a scuola, e i cosiddetti numeri naturali non bastano più. Per non parlare della teoria della relatività e della fisica quantistica, osserva Natalini, che è dirigente di ricerca presso l’Istituto per le applicazioni del calcolo del Cnr. E non esiste soltanto un tipo di infinito: «Bisogna fare i conti con infiniti tipi di infinito».

          C’è una circostanza straordinaria in cui si afferra l’infinito. Quando avvertiamo il tempo, il fluire degli avvenimenti e noi stessi, «precipitiamo dentro di noi in momenti di infinita intensità. Segue una sorta di infinita concentrazione che ci fa presumere di poter avere una percezione infinita e un’anima immortale». E qui Natalini ricorda il film Miracolo a Milano, quando l’indovino ripete a ogni barbone:«Lei non finisce qui. No, no. Chissà dove finirà lei. Diventerà una grande persona. Lei non finisce qui». Ma nella vita c’è una 'speranza di infinito'? Nel caso di chi ha fede, risponde De Luca, «è come un tentativo di sporgersi oltre, di guardare un po’più lontano». Nella fotografia, si chiama messa a fuoco all’infinito. «L’idea di infinito spunta quando guardiamo l’orizzonte. Che cosa c’è, dopo? Il credente lo sa. Il non credente si ferma lì».

          De Luca segue l’evoluzione di un ragazzo che era entrato in carcere da mafioso, poi ha studiato e ora è diventato ingegnere informatico. «Ma solo un’esigua minoranza si riscatta. Per gli altri, il tempo della pena resta un carico da buttare a fine percorso». E invece non bisogna rassegnarsi a «dare il tempo per perduto». La salvezza è alla portata di tutti: dipende dalla capacità della persona, dalla spinta che parte da dentro; sta nelle nostre fibre». La parola ora a un fisico insigne, che ha presieduto il Cern di Ginevra e ora è presidente del Cnr: il professor Luciano Maiani. La conoscenza scientifica richiede investimenti, premette.

          La ricerca italiana è in difficoltà per tanti motivi. Sono diminuiti gli investimenti in infrastrutture, in personale umano e in cervelli. «Questo è il problema. Molta attenzione è stata posta in questi anni sulle regole, che devono essere buone, e sul merito che va riconosciuto. Ma senza investimenti non si va avanti. Gli anni Sessanta videro una fioritura senza precedenti della ricerca italiana, fenomeno dovuto proprio alla presenza di notevoli investimenti. Nascevano allora il nucleare, le imprese spaziali, la fisica delle particelle elementari e le nuove tecnologie della medicina. Occorre riprendere questa strada sapendo che la ricerca è la base dello sviluppo». Al rilancio sarà molto utile un dialogo tra i due saperi, scientifico e umanistico. «Ho sempre pensato che siano due facce della stessa medaglia – osserva Maiani –. La cultura è cultura scientifica e filosofica.

          Al Cnr in questi giorni stiamo lanciando un programma che dovrà coniugare gli sviluppi delle neuroscienze e della genetica con il sapere giuridico, per stabilire in che modo le nuove conoscenze possano essere inglobate nella nostra cultura giuridica. Una questione di vastissime dimensioni e molto attuale che ci fa toccare con mano la necessità di gettare un ponte tra i due saperi e di mantenerlo ben aperto».

Luigi Dell’Aglio

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