Un anno fa moriva don Piergiorgio

Carissimo don Piergiorgio, un anno fa la notizia della tua morte ha sospeso il nostro respiro, i pensieri, la vita: abbiamo detto: non è possibile! Ma non appena la realtà ha rotto l'incantesimo iniziale, non appena la vita si è riempita del tuo ricordo ci sono venuti in mente tanti ricordi, esperienze che abbiamo condiviso insieme.

Un anno fa moriva don Piergiorgio

da MGS News

del 13 novembre 2007

Ci siamo chiesti se tua dipartita improvvisa per il cielo è stato un segno o una disgrazia per i tuoi familiari, i giovani e i confratelli dell’ispettoria, già provata pochi mesi prima per la morte del caro don Claudio, e per tutti noi?

Dal momento del concitato, incredibile annuncio della tua morte, letteralmente stappato all’esistenza terrena, continuiamo ad averti davanti più che nella fredda bara, col tuo simpatico e furbo sorriso e la tua vociona, come ti abbiamo conosciuto ed io in particolare negli anni di Mestre dove ho potuto imparare molto da te.  E’ duro ammetterlo, che non ci sei più fisicamente, perché ci eri troppo importante necessario e caro. Tuttavia il tuo lasciarci non è stata una disavventura, ma un segno. I tuoi 65 anni giocati coraggiosamente e generosamente sui passi di don Bosco dovevano riuscire una provocazione e una testimonianza più forte del tuo lavoro apostolico. E stranamente la tua morte è diventata un ripetitore che ha moltiplicato  i decibel del tuo umile quotidiano annuncio del Vangelo per gridare a tutti che regalare la vita  a Dio e agli altri vale la pena sul serio, ed è pienezza di vita anche a 65 anni.

 

Una signora che ti aveva conosciuto a Udine, appena saputa la notizia della tua morte mi  aveva detto: direttore ma è morto quel prete che li piaceva pregare a voce alta?  Si proprio lui,  risposi.

A Don Piergiorgio  piaceva pregare a voce alta, non faceva mistero la sua adesione profonda a Dio e  alla Vergine, era assorto nella preghiera, curvo e  raccolto davanti al Signore. È un’ immagine splendida che porto nel cuore e che non dimenticherò mai: di un uomo innamorato della vita salesiana e perciò come don Bosco attingeva a piene mani forza e gioia dall’eucaristia, dalla preghiera personale e dall’incontro gioioso con la misericordia del Padre attraverso il sacramento della riconciliazione. Più volte mi diceva che aveva ricevuto un dono speciale da Dio: quello di non stancarsi assolutamente durante l’ascolto delle confessioni dei ragazzi. E io l’avevo messo a dura prova perché da prete novello non avevo molta resistenza e quindi mandavo i ragazzi  a confessarsi da lui e da don Nello. Quando uscivano dalla confessione erano raggianti perché incontravano Dio attraverso il volto di un papà che comprendeva, incoraggiava, orientava a scalare le vette più alte della vita.

 

Poco tempo fa un exallievo, un dei quattro sbarazzini che ti avevano fatto una scherzo spostandoti i mobili da una parte all’altra della direzione (io quella volta  non c’entravo per nulla con loro, avevo solo dato le chiavi della direzione e consigliato di non  mettere troppo a soqquadro l’ufficio) mi diceva che era un peccato non farti degli scherzi,  ti piaceva stare al gioco, divertirti con i giovani, insomma manifestavi una simpatia fuori del comune. Era una simpatia naturale che fioriva dal tuo cuore aperto e disponibile all’incontro per attirare tanti giovani al bene, attraverso una sana l’educazione come spesso ripetevi.

Hai imparato molto bene e messo in pratica il pensiero di don Bosco:  l’educazione è una cosa del cuore…. per amare e servire tanti giovani liberamente, personalmente e gioiosamente senza riservare per te: tempo, energie, approvazioni. Hai capito che solo Dio può dare le chiavi per entrare nel cuore dei giovani e rivelare il suo amore di Padre: nella prima lettura  di questa sera abbiamo sentito che  tutti coloro che sono guidati dallo Spirito di Dio. Costoro sono figli di Dio perciò possiamo invocarlo con il nome di Abbà, Padre! Siamo dunque eredì di Dio. Coeredi di Cristo se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare alla sua gloria.

 

A questo punto mi domando: che cosa ci chiede don Piergiorgio, adesso che ha raggiunto il premio definitivo riservato ai giusti? Nient’altro che quello che lo stesso Cristo desidera da noi; cioè che non si dilapidi la nostra vita terrena correndo dietro alle banalità e alle frivolezze passeggere, che non si sopravviva attraverso inutili espedienti come il desiderio del potere, il successo, la ricchezza, ma… si viva ogni giorno come se fosse primo, l’unico e  l’ultimo!

Si, perché di fatto ogni giorno potrebbe essere primo, l’unico e  l’ultimo per noi e  per questo non ne va’ sprecato neppure un istante attraverso illusioni o passeggere felicità che traggono sempre la loro fonte dal peccato e dalla mancata comunione con Dio, ma piuttosto va’ vissuta del medesimo la pienezza di ogni attimo attraverso quanto può veramente realizzarci: la comunione fra di noi, la solidarietà, l’apertura agli altri, la speranza nel Signore coltivata nella preghiera…

 Tutto questo ci sta chiedendo adesso il nostro don e codesti suoi desideri sono quelli dello stesso Cristo che lui ha raggiunto nella gloria. Adesso che sei entrato nel riposo dei giusti, oltre a pregare per i tuoi giovani della comunità proposta,  del Noviziato, prega anche per noi perché non  lasciamo prevalere il fare sull’essere e riusciamo ad essere fedeli a quella consacrazione che abbiamo condiviso con te in tanti anni per corrispondere a ciò che il Signore si aspetta da noi.

 

Caro don Piergiorgio un’ altra cosa desidero sottolineare della tua ricca personalità: e cioè la passione per la comunità che costruivi ogni giorno con la tua presenza,  ci sono stati momenti molto belli e profondi di comunione e di ascolto con i confratelli con i giovani e con i laici, momenti spirituali  molto intensi, sofferenze particolari come la morte del Sig. Lino Conti, don Rubbo, del giovane don Egidio, tanti eventi che hai saputo leggere con uno sguardo di fede e di servizio alla missione che ti era stata affidata.

Sapevi  creare fraternità, riaccendere il clima di famiglia, celebrare quel gusto dello stare insieme che è valore centrale della nostra tradizione salesiana, sapevi ricondurre le difficoltà entro l’orizzonte della fede, quando diventa sereno abbandono a  Dio e perciò volontà di operare nonostante tutto. Con qualche battuta spiritosa  davi  quel colpo d’ala, che rimetteva le cose al loro posto sottraendole alla presa dell’immediato negativo per ricondurle al positivo di Dio, creduto, e già accolto, per la fede. Non superficialità, ma precisa volontà di far trionfare la speranza su ogni tentazione di scoraggiamento e di pessimismo.

Questa sera non vogliamo dire  al Signore perché ti ha tolto dalla nostra vista, ma lo ringraziamo perché sei stato un dono per noi e con le parole di San Paolo chiediamo a Dio di illuminare gli occhi della nostra mente e di farci comprendere a quale traguardo egli ci chiama: così potremo conoscere la grandiosa ricchezza che egli ha preparato per quelli che  sono suoi .

Arrivederci don Piergiorgio, là dove ci hai inaspettatamente preceduto dove speriamo di poter cantare le lodi del Signore in eterno. Diceva don Bosco. “Vi aspetto tutti in paradiso” Tu che sei là, insegnaci a costruire il paradiso già qui, trasmettendoci il segreto della tuo indimenticabile sorriso, datti da fare  adesso che può muoverti senza limiti nella libertà e nella potenza dello spirito, perché nasca il desiderio di raccogliere la tua eredità, di seguire don Bosco come hai fatto tu e di continuare quanto hai fatto di bene tra noi.

don Dino Marcon

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