La testimonianza di un padre, dall'accettazione di un dramma alla gioia di una sfida ad amare di più. "La conversione passa anche da questo, non va sempre bene tutto perché il mondo è così. A me non interessa perché non mi è mancato nulla, ho avuto la fortuna e la possibilità di sperimentare la provvidenza: i miracoli accadono!"
del 17 marzo 2011
 
  
          La nostra esperienza è stata bellissima, una favola. Mia moglie ed io ci siamo sposati con grande gioia e nel giro di pochi anni abbiamo avuto tre bambini uno più bello dell’altro. Poi abbiamo deciso di aspettare un po’ prima di avere il quarto. Eravamo una famiglia felice.
          Poi è arrivato il quarto bambino, bello come il sole ma a quattordici mesi si è ammalato. Ha cominciato a non camminare più, a non parlare più, a non guardare più in faccia. Lo chiamavi, non veniva, girava la rotella di una macchinina 2, 3, 5, 8, ore… “Cosa è successo - ci chiedevamo - perché questo bambino è diventato così? Abbiamo sbagliato qualcosa?”. Lo abbiamo portato dai dottori, ovunque. Niente… Ha avuto una paresi alle mani, un’emiparesi facciale, si è fatto male alla lingua… e nessuno ci dava una risposta. I tre grandi andavano tutti all’asilo, mia moglie aveva tempo da dedicargli.
          Ci siamo chiesti cosa fare e abbiamo incominciato a pensare che questo bambino non era un evento tragico per la nostra famiglia ma era un’opportunità per trovare la parte migliore di noi, quella che si mette in gioco, quella che perde, come Gesù che ha dato la sua vita per noi. Allora ci siamo chiesti: “cosa possiamo fare noi per questo bambino?”. Abbiamo cominciato a pregare e abbiamo pensato che lui non era figlio nostro, la nostra continuazione, ma era figlio di Dio e che noi dovevamo metterci in gioco per lui. Allora abbiamo cominciato a passare il tempo con lui… a girare la rotellina; io prendevo una macchinina e giravo la rotellina perché volevo fargli capire che al mondo c’era qualcuno a cui piaceva fare le cose che faceva lui. Tornavo dal lavoro e stavo due ore a fare quello che faceva lui.
          Chiaramente è stato uno scompiglio perché non è una cosa semplice da gestire e poi la gente se ne accorge. Ti fermano per strada e ti dicono: “devo dirti una cosa, mi spiace tanto, si vede che tuo figlio è handicappato”, ah, grazie... Tante cose fanno male e mia moglie passava le sere e le notti piangendo. Ma io non mi sono mai vergognato di questo bambino. Quando poi ne abbiamo aspettato un altro, è successo un putiferio: “guarda come sei messo, ne hai tre più uno autistico, ma perché? Cosa vuoi dimostrare?”. Una delle cose più belle che mi sono capitate nella vita è stato avere il mio Michele, il mio quinto figlio, perché è una forza della natura… e poi finalmente, dopo cinque maschi, abbiamo avuto una bambina (e anche lì tutti che erano contro…). E invece Samuele, il nostro quarto figlio, è stato un regalo per noi, per me, per la mia famiglia, per i ragazzi. Io ho imparato da lui la pazienza, la gioia. Il primo giorno che ha detto una parola aveva già otto anni, alle tre e mezza di notte arriva, accende la luce e dice “gior giorno papà”: per me era musica, perché non era mai stato capace di dire una parola, faceva solo versi gutturali, non una vocale e il primo giorno che mi ha guardato una frazione di secondo… e ha cominciato ad accettarmi nel suo mondo a vedere che qualcuno c’era veramente che gli voleva bene. E con quello che abbiamo fatto abbiamo contagiato tante persone che erano attorno a noi, abbiamo organizzato un gruppo di volontari, io ho cominciato a studiare, sono andato negli Usa, ho fatto dei corsi, ho imparato, son tornato, abbiamo messo in piedi un programma intensivo…
          Il bambino forse non guarirà mai, ma è una meraviglia perché è stato importante per tutta la famiglia, per imparare l’amore. Se questo non è un miracolo… Dei ragazzi che non riescono a guardare la tv perché il fratello gli distrugge il telecomando o li obbliga a spegnere perché continua a girare i canali in modo talmente veloce che tu non riesci a vedere niente. E allora abbiamo fatto altri giochi, abbiamo cominciato a vedere la nostra vita in un’altra maniera. Alla fine non è così importante vedere la tv tutte le sere, ma è importante che tutti i piccoli miglioramenti o tutte le piccole occasioni di aprirsi all’altro siano sfruttati, perché l’autismo è un gravissimo disturbo della relazione. Non sappiamo come finirà, però sappiamo che lui è un miracolo in corso perché nella nostra famiglia lo abbiamo accolto come Gesù e tutti facciamo qualcosa per lui per farlo sentire amato perché è quello che tutti speriamo. Sì, la carriera è andata a farsi benedire perché in azienda dicono: “ah mi dispiace tanto”… E due giorni dopo sei tolto da tutti i progetti importanti.
          La conversione passa anche da questo, non va sempre bene tutto perché il mondo è così. A me non interessa perché non mi è mancato nulla, ho avuto la fortuna e la possibilità di sperimentare la provvidenza: i miracoli accadono!
 
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