Si tratta di un film che illustra bene chi era il fondatore dell'Opus Dei: un uomo molto umano e allo stesso tempo profondamente spirituale che, di fronte alle difficoltà e alle persecuzioni, ricorreva sempre alla preghiera ed esortava ad affogare il male nell'abbondanza di bene.
del 28 luglio 2011
 
           Un cospiratore capace e astuto che ha fondato una potente organizzazione cattolica? No, un prete con una profonda umanità che ha fatto del perdono, della compassione, della bontà, la sua missione e la sua testimonianza.
Questo è quanto emerge da “There Be Dragons” una pellicola sul fondatore dell'Opus Dei, che è stato presentato in anteprima il 30 luglio al Fiuggi Family Festival.
Il film diretto da Roland Joffé, già regista di “Mission” e “Urla del silenzio”, narra la storia di san Josemaría Escrivá de Balaguer nel contesto della guerra civile spagnola.
          Tutta la vicenda prende corpo da un giornalista spagnolo di nome Robert, il quale nel fare ricerche sul passato del padre morente, Manolo, scopre che questi non solo partecipò alla guerra civile spagnola come soldato, ma che fu anche amico di infanzia di Josemaría Escrivá, un sacerdote spagnolo in odore di santità. La storia è controversa, in chiaroscuro, nel mezzo di una guerra civile dove amore e odio si bagnano di sangue.
Manolo è una spia nelle milizie repubblicane che massacrano i cattolici, mentre don Josemaría difende le vittime e cerca la pace predicando il perdono.
          Il focoso repubblicano è furioso e compie azioni non buone perché il suo amore per una rivoluzionaria ungherese di nome Ildiko non è ricambiato, mentre il giovane prete innamorato di Cristo pratica la carità fino al punto di fondare l’Opus Dei. Le storie antitetiche dei due amici si intrecciano e si dividono fino in fondo, quando con un finale sorprendente il perdono vince sull’odio.
          Tra gli interpreti, nella parte di don Josemaría c’è Charlie Cox, già attore in Stardust e Casanova. Manolo è Wes Bentley, già attore in “American Beauty”. Rodrigo Santoro (attore nel film “300”) è il rivoluzionario Oriol e Robert figlio di Manolo è Dougray Scott (già attore nel “Dr. Jekyll and Mr. Hyde” e “Desperate Housewives”. Il film è già stato proiettato in Spagna il 25 marzo, negli Stati Uniti il 6 maggio, in Portogallo il 22 maggio e in Turchia il 29 maggio. Nel prossimo autunno-inverno arriverà nelle sale di tutta Italia. In Spagna il film ha riscosso un ottimo successo di pubblico, superando nelle prime tre settimane i 300. 000 spettatori.
          Intervistato da ZENIT Bruno Mastroianni, Direttore dell'Ufficio Informazioni dell'Opus Dei per l'Italia, ha commentato: 'Il film ha il merito di restituire un'immagine fedele di san Josemaría, soprattutto nel raccontare la sua passione per il bene delle persone al di là degli schieramenti, delle visioni, delle posizioni'.
          “Si tratta – ha continuato Mastroianni – di un film che illustra bene chi era il fondatore dell'Opus Dei: un uomo molto umano e allo stesso tempo profondamente spirituale che, di fronte alle difficoltà e alle persecuzioni, ricorreva sempre alla preghiera ed esortava ad affogare il male nell'abbondanza di bene'.
          Sul perché è stata scelto come scenario la guerra civile spagnola, il Direttore dell’Ufficio Informazioni dell’Opus Dei ha spiegato che 'è un film che parla di guerra ma in realtà ha un significato più profondo: il perdono che può nascere anche di fronte all’odio. Il perdono è l'amore alla prova dei fatti. Credo sia un tema che ci riguarda tutti e che è cruciale per il nostro futuro'.
          Mastroianni è sicuro che “questo film potrà incoraggiare molti a conoscere meglio san Josemaría'. A proposito del film il regista Joffè ha rivelato di essere rimasto molto colpito da una dichiarazione di san Josemaría sul fatto che Dio si trova nella 'vita quotidiana', anche quando la vita quotidiana è la guerra civile spagnola, come nel caso degli eventi del film.
          'Mi sono chiesto – ha dichiarato Joffé –: come si potrebbe trovare il divino in guerra? La stessa domanda si può fare per tutte le sfide fondamentali nella vita, su come affrontarle: come rispondere all'odio e al rifiuto, o al desiderio di vendetta e di giustizia. Tutti questi dilemmi si accentuano in tempo di guerra, sono, in un certo senso, i 'draghi' del film, punti di svolta nella nostra vita in cui ci troviamo di fronte a scelte forti, scelte che influenzeranno il nostro futuro. There Be Dragons narra le scelte molto diverse che le persone possono fare a quei punti di svolta - tentazioni, se preferisci - e quanto siano difficili, e tuttavia necessarie, per sfuggire ai circoli viziosi di odio, di risentimento e violenza'.
          Il Cardinale Julián Herranz, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per l'Interpretazione dei Testi Legislativi, che ha vissuto con san Josemaría per 22 anni a Roma fino al 1975, ha aggiunto: “Il film mi è piaciuto molto credo che rifletta molto bene il carattere di san Josemaría. Qui appare giovane, ma è stato giovane fino al secondo dopo la sua morte. Il messaggio del film è molto attuale, perché parla di ciò che è necessario affinché ci sia vera pace, che è saper convivere, perdonare”.
          Il Prelato dell'Opus Dei, mons. Javier Echevarría, ha invece commentato: 'Mi è piaciuto vederlo come omaggio alle tante migliaia di sacerdoti di tanti anni fa, ma anche a quelli attuali, che spendono la loro vita con gioia a servizio delle anime, a servizio della società”.
          Alla domanda su cosa lo abbia convinto a dirigere la storia di san Josèmaria, il regista ha risposto: “Sono rimasto colpito, dopo aver visto un filmato, dalla sua naturale e profonda umanità. Lui non era un uomo ‘ideologico’. E poi dalla sua allegria e dalla sua capacità di credere nella libertà degli altri. Mi sono chiesto: come faceva a trovare Dio nella guerra? Da lì è nato il desiderio di fare un film su un messaggio cristiano che portava in primo piano l’amore, anche attraverso la guerra e il perdono”.
          Al regista è stata anche posta la domanda se il film sia stato voluto in qualche modo dall’Opus Dei. E Joffè ha risposto: “Chi conosce bene l’Opus Dei sa che non si può parlare di un’opinione comune. Alcuni membri dell’Opus Dei hanno voluto investire nel film. Ma lo hanno fatto come una loro personale scelta professionale. È una caratteristica propria insegnata da san Josemaría: la completa libertà di agire secondo la propria coscienza nelle cose temporali”.
          Charlie Cox, l’attore che interpreta la parte di san Josemaría ha raccontato: “Non avevo nessuna opinione sull’Opus Dei né su Josemar?a. Il copione rappresentava Josemaría Escrivá in una luce positiva e, senza dubbio, ciò nonostante ho trovato molte persone che avevano reazioni molto forti contro l’Opus Dei. Questo fatto mi incuriosiva: perché tanta gente aveva tante idee preconcette su questa istituzione? E così decisi di informarmi, di scoprire da solo, e con mente aperta, perché le cose stavano così… scoprii che molte delle cose che avevo ascoltato erano o false o esagerate”.
          “La mia esperienza, fino a questo momento - ha concluso Cox -, è stata completamente positiva”. e anzi ha rivelato di avere un vincolo speciale con san Josemaría, al punto da tenere una sua immaginetta e di venerarla.
          La scrittrice Susanna Tamaro, autrice del romanzo “Và dove ti porta il cuore”, tradotto in più di 35 lingue, ha dichiarato che il film è “molto ben girato e drammaturgicamente molto efficace. La scelta di raccontare la storia seguendo le vicende opposte di due amici di infanzia, fa risaltare l’importanza della libertà che Dio ci ha dato di aumentare il male del mondo o di tentare di diminuirlo”.
Antonio Gaspari
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