Un orizzonte di ideali per evitare il declino

Il futuro non si costruisce se si cancella ogni orizzonte di idealità necessario per tenere alti i valori della comunità, e non si costruisce se anche la politica e le istituzioni non sono attente a dare ai giovani e ai cittadini un esempio che dia loro coraggio, fiducia, speranza che ciò che faranno sarà apprezzato con equità e gioverà al benessere collettivo.

Un orizzonte di ideali per evitare il declino

da Quaderni Cannibali

del 27 luglio 2010

 

             L’ Italia deve saper guardare al futuro per riacquistare fiducia in sé stessa, per risalire la china di una pesante caduta economica che ha coinvolto l’Europa intera, guarire da quei mali che tendono a riproporsi periodicamente e che sono riemersi ancora di recente.

 

 

             Questo l’ampio orizzonte dell’intervento alla cerimonia del Ventaglio, con il quale il presidente della Repubblica ha svolto ancora una volta la sua funzione di punto di riferimento istituzionale e morale del Paese. Il bisogno di guardare al futuro si fonda sulla necessità di dare ai giovani una prospettiva di realizzazione, alle famiglie le garanzie necessarie per assolvere ai propri compiti, al Paese la speranza di avviare le riforme necessarie per il bene comune.

             Merita particolare attenzione il richiamo fatto ai fenomeni di corruzione che corrodono la nostra democrazia con radici in trame inquinanti o in squallide consorterie che possono minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Si tratta di una realtà variamente commentata sulla stampa, e che ha diversa valenza sul piano penale e giuridico, ma che va riguardata per ciò che è: un male endemico insinuatosi nelle pieghe della nostra società. Esso può coinvolgere alcuni livelli istituzionali, sfociare in veri e propri reati, e introdurre più sottili veleni nella vita collettiva, i veleni del privilegio, del favoritismo, della complicità. Quanto sta emergendo in questi giorni ricorda situazioni degli anni scorsi (per scandali sportivi, bancari, finanziari) e deve far riflettere sul fatto che la tutela di una società democratica non è affidata soltanto al codice penale.

             Essa presuppone un livello etico di relazioni umane e politiche senza il quale si produce un guasto non immediatamente visibile, ma che scava, crea sfiducia tra i giovani che non credono più nella giustizia e nel merito, tra quanti lavorano seriamente e vedono premiati i peggiori o i furbi, provoca un indebolimento complessivo della società e della vita collettiva.

             Forse il turbamento delle più recenti vicende è più acuto perché vi risultano coinvolti elementi della magistratura. Quando, al di là delle responsabilità penali da accertare, si constata che linguaggi, frequentazioni, scambi di favori sono consueti in ambienti che dovrebbero seguire regole e principi diversi, si corrode un altro elemento portante del rapporto tra Stato e cittadino. Anche per questo motivo Giorgio Napolitano ha affermato che non bisogna cedere al giuoco al massacro tra le istituzioni e nelle istituzioni, e che il nostro Paese dispone di validi anticorpi per riparare ai danni prodotti. Ci si deve rendere conto che la questione morale si manifesta periodicamente con carattere di trasversalità, coinvolge ora un ambiente ora un altro, ma sempre con un avviluppo di fatti, relazioni, livelli di scambio, che chiama in causa il modo stesso di vivere, e di percepire, i propri doveri, ciò cui si ha diritto, ciò che si ottiene per vie traverse o privilegio.

             Pensare che il problema sia ristretto a poche persone, che se non vi è evidenza di reato tutto sia lecito e normale, questo è un errore da non compiere. C’è un filo rosso che assicura la tenuta di una società, e quando si sfilaccia può scontrarsi con quella reazione morale dei cittadini che, richiamata dal presidente della Repubblica, deve essere valutata e tenuta in conto. La reazione dei cittadini si fa sentire nella condanna dell’illecito, ma può manifestarsi in una sfiducia che si allarga senza che ce ne accorgiamo, che toglie forza alla democrazia, slancio alla voglia di costruire il futuro. Il futuro non si costruisce se si cancella ogni orizzonte di idealità necessario per tenere alti i valori della comunità, e non si costruisce se anche la politica e le istituzioni non sono attente a dare ai giovani e ai cittadini un esempio che dia loro coraggio, fiducia, speranza che ciò che faranno sarà apprezzato con equità e gioverà al benessere collettivo. L’assenza di questo orizzonte provoca soltanto un lento declino.

Carlo Cardia

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