Ci conosciamo, andavamo alla stessa scuola materna, abbiamo riso e giocato insieme. Però, quando le nostre strade si rincontrano, i nostri sguardi si allontanano, un occhio guarda per terra, l'altro assorto nel nulla...
Già da lontano, chissà per quale strana coincidenza, alzando lo sguardo dal marciapiede, riconosco una figura familiare, sicuramente vista da qualche altra parte. Non so in quale parte della mia vita inserire quel volto: giunge a scuotermi, come un’eco dall’infanzia, una semplice domanda: dove l’ho già visto? Compagno delle elementari, amico dell’oratorio, compagno di calcio o di atletica; rapidamente cerco la corrispondenza di quella fisionomia che mi suggerisce un momento indefinito del passato; provo a inserire quel volto che ho davanti nei mille frammenti dei ricordi cercando, come con una tessera di un puzzle, la sua giusta collocazione… aspetta, illuminazione! Ci conosciamo, andavamo alla stessa scuola materna, abbiamo riso e giocato insieme. Però, quando le nostre strade si rincontrano, i nostri sguardi si allontanano, un occhio guarda per terra, l’altro assorto nel nulla. Come se non ci conoscessimo, anzi peggio. E c’è quella voce ingannevole che, nel nostro intimo, ci difende: “È passato troppo tempo perché mi riconosca… ma è proprio lui?”
E le strade si ridividono, come se i padroni del destino avessero fallito nel loro intento; come se quei giorni lontani dell’infanzia siano stati una parentesi di quella storia che si chiama vita; come se quella vecchia conoscenza sia una fantasia di qualcuno.
Ci si potrebbe chiedere se è una semplice differenza tra educazione e il suo contrario, ma non credo che sia necessario il Galateo per capire che basta un cenno, un movimento della mano, un sorriso, per ricordare ciò che il tempo travolge, e di moto in moto, trasforma in niente.
Dimenticare, è molto pericoloso. Far finta di dimenticare, è orribile, è ciò che di più brutto può fare la nostra mente quando gioca con la memoria: distrugge i bei ricordi, anzi li tiene in vita, ma imbavagliati.
Dopo trenta secondi i miei pensieri sono già altrove, quel volto dell’amico di infanzia è già stato scartato dalla mia mente; eppure ho perso un’occasione, una di quelle speciali. Sono stato avaro di un saluto, geloso di un sorriso; così egoista da non dire neanche un misero “ciao”. Che vergogna!
Potevo fare due risate, un abbraccio per ricordare la nostra amicizia, potevo chiedere di sua sorella, chissà che grande ora! Potevo informarmi della sua vita: cosa studia, come si trova, che passioni ha, che sogni ha… anzi, gli avrei chiesto il numero di cellulare per organizzare una “birretta”. Magari avrei scoperto che è cambiato completamente, che ha nuovi desideri e una nuova voce. Avrei scoperto forse che ha un altro fratellino e che sua sorella è già sposata. Avrei anche imparato cose nuove. Magari ora è appassionatissimo di architettura e avremmo parlato per ore dei suoi e dei miei progetti: li avremmo messi a confronto, mi avrebbe spiegato le nuovissime tecnologie per costruire grattacieli immensi o ponti lunghi chilometri. Mi avrebbe trasmesso il suo desiderio di aprire uno studio di architettura, ma prima di tutto di costruire una bella famiglia. Mi avrebbe raccontato anche dove vorrebbe andare a vivere e molto altro ancora, con un entusiasmo unico e contagioso. Infine, con gli occhi lucidi, mi avrebbe descritto le mille difficoltà che deve affrontare in famiglia e le preoccupazioni per il suo futuro; poi mi avrebbe anche rivelato, abbassando il tono della voce, come per dire un segreto che fosse solo per me e di cui mi chiedeva di essere un leale custode, che tutto ciò che mi aveva confidato erano soltanto sogni, difficili o quasi impossibili. Allora avrei riscoperto una meravigliosa amicizia, lo avrei abbracciato, lo avrei rassicurato, gli avrei dato forza, lo avrei ringraziato di tutto quello che mi aveva raccontato; e tutto questo avrebbe mosso qualcosa dentro di me, ne sono sicuro.
E invece sono andato avanti per la mia strada, chiuso nella mia solita vita.
Potevo salutare un vecchio amico e invece sono rimasto solo, potevo ascoltare e chiacchierare con una cara persona e invece sono rimasto chiuso e zitto, potevo rassicurare un amico in difficoltà e invece mi sono rinchiuso nel mio egoismo, potevo scoprire anch’io tante cose nuove e invece sono rimasto incollato alle mie poche e fragili sicurezze.
Ma ora ho capito.
Sì, ora ho capito quanto siano preziose le persone, quanto siano fondamentali le relazioni e le vere e vecchie amicizie.
Che felicità uscire dal nostro abituale egoismo e conoscere, imparare e aiutare gli altri! In questo mondo opportunista e utilitaristico, pronto a catturare con la forza solo ciò che è vantaggioso per se stesso e ciò che dà un guadagno materiale, quanto sarebbe bello riscoprire la forza e la ricchezza che ha un gesto di gratuità, di semplice e pura amicizia.
di Dante Mazzacani
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