Il fatto della creazione, come principio e spiegazione ultima dell'esserci del mondo, non interferisce minimamente sull'autonomia della scienza; al contrario, è proprio la creazione che, donando l'essere, rende disponibile e aperto il campo dell'esserci, dove essa “inventa” e opera secondo le sue leggi.
Le scoperte in atto nel mondo scientifico rendono particolarmente necessario un concetto corretto e preciso di creazione. Al riguardo, possiamo subito affermare che nessun ritrovato della scienza potrà compromettere o annebbiare la verità di Dio creatore; e che nessuna esperienza scientifica, per quanto sottile, potrà mai imbattersi nella realtà di Dio, assolutamente inattingibile e trascendente rispetto a qualsiasi campo sperimentale. La creazione è certamente una verità di fede. Nel Simbolo il cristiano dichiara di credere «in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili». E il Catechismo della Chiesa Cattolica (Compendio) commenta: «Mentre le creature hanno ricevuto da Dio tutto ciò che sono e che hanno, Dio solo è in se stesso la pienezza dell’essere e di ogni perfezione. Egli è “Colui che è”, senza origine e senza fine. Egli solo è da sempre Colui che trascende il mondo e la storia. È lui che ha fatto il cielo e la terra», e la sua «onnipotenza (...) si manifesta nel creare il mondo dal nulla».
Ma la creazione è anche una verità raggiungibile dalla filosofia attraverso l’indagine della ragione? Tommaso d’Aquino è persuaso che lo sia.
Il fatto della creazione, come principio e spiegazione ultima dell’esserci del mondo, non interferisce minimamente sull’autonomia della scienza; al contrario, è proprio la creazione che, donando l’essere, rende disponibile e aperto il campo dell’esserci, dove essa “inventa” e opera, come causa seconda o derivata, secondo le sue leggi e con gli esiti che le sono possibili.
Possiamo aggiungere che la medesima scienza — proprio perché applicata al piano sperimentale — non può adeguare il senso del mondo e le particolarità da essa percepite o ipotizzate alla visione o al realismo del disegno divino, che trascende quanto sia reperibile e dimostrabile in base all’esperienza.
D’altronde, le stesse sperimentazioni, che sono diritto della scienza, devono riconoscersi un limite, quando esse venissero ad attentare al valore e alla dignità singolare dell’uomo, verso il quale è volta la Provvidenza divina. Se mai qui sorge la domanda se la pura scienza, con i suoi strumenti, sia in grado di cogliere in tutto il suo contenuto e in tutte le sue esigenze il valore e la dignità dell’uomo stesso. Riterrei di no. Ma la questione esula dal nostro tema, che è quello della creazione, la quale, anche filosoficamente bene intesa, non è di intralcio, ma di sostegno per la scienza.
Inos Biffi
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