E' insopportabile che, per superficialità o frettolosità, si sia fatto passare il folle assassino norvegese per un “cristiano”. In odio all'Islam peraltro ha ucciso dei cristiani. Non si può e non si deve uccidere nessuno, chiunque esso sia. Questa è la base del cristianesimo.
del 28 luglio 2011
 
E’ insopportabile che, per superficialità o frettolosità, si sia fatto passare il folle assassino norvegese per un “cristiano”. Cristiane semmai sono le sue vittime (“non potevo nuotare, i vestiti mi trascinavano… ho pregato, pregato, pregato” ha riferito Roset, uno studente liceale).
In odio all’Islam peraltro ha ucciso dei cristiani.
Non si può e non si deve uccidere nessuno, chiunque esso sia. Questa è la base del cristianesimo. Non ci voleva tanto a capire che l’universo spirituale e morale di Anders Breivik è all’opposto del cristianesimo.
Perché mai dunque definirlo “cristiano”? Perché lui si definiva “cristiano culturale”? Beivik si diceva anche “massone”, essendo affiliato – a quanto pare – a una loggia di Oslo (del resto ricava dalla letteratura esoterica i suoi deliranti riferimenti a templari e cose simili).
Ma i mass media non l’hanno presentato come un massone e han fatto bene, perché sarebbe del tutto demenziale stabilire qualsiasi rapporto fra la foto vestito da massone e le sue gesta assassine. Non c’entra niente la massoneria, come non c’entra la Chiesa. Ne siamo tutti vittime.
Nel suo delirante testo infatti ha inveito minacciosamente contro Benedetto XVI che – secondo costui – “dev’essere considerato un papa codardo, incompetente, corrotto e illegittimo”. Ci sono anche delle stranezze che incuriosiscono, riferite da Massimo Introvigne, un vero esperto, secondo cui il folle librone di Anders Breivik sarebbe stato “postato su Internet il 23 luglio” da persone che appartengono a gruppi che hanno Satana fra le loro simpatie.
Non che c’entrino nulla costoro con i fatti norvegesi. Ma per dire che è tutto molto confuso, come le idee nella testa del folle. Basti dire che pur evocando i deliri nazistoidi, nei suoi scritti si presenta – dice Introvigne – come “sostenitore d’Israele”.
Sedicente sostenitore, aggiungo io (ma con quali intenzioni doppie?). Così come sbandiera i templari medievali e il cristianesimo e poi attacca il Papa.
Ce n’è abbastanza per capire che il terrorista ha assemblato confusamente riferimenti culturali e politici contraddittori senza alcun senso e alcuna serietà, per dare un rivestimento alle sue paranoie a alla sua follia omicida.
Nella realtà esiste il mistero del Male che si agita nei meandri della psiche e questo caso – ha scritto Claudio Magris – ricorda piuttosto criminali alla Landru e come Jack lo squartatore “piuttosto che gli assassini dell’Italicus o di Piazza Fontana”. Magris conclude: “sarebbe infame usarlo per infangare l’uno o l’altro movimento politico”.
Per tutto questo mi è apparso assai triste e ingiusto l’uso della parola “cristiano” fatto con superficialità dai media. Aggiungo un caso particolare.
Mi spiace che domenica scorsa, in un quadro ancora così confuso, Michele Serra, nella sua rubrica sulla Repubblica, sia corso a ricamare frettolosamente sull’arbitraria qualifica di “cristiano” del criminale per dare addosso ai “fanatici di tutte le religioni”.
In sostanza, per Serra, “il biondo nazi-cristiano di Oslo è uguale all’attentatore islamista che è uguale all’ultrà sionista assassino di Rabin”. Ognuno di costoro è malato della “paranoia di chi si sente chiamato da Dio a purificare il mondo, e vede nella morte degli altri lo strumento di questa purificazione”. Serra è un giornalista intelligente perciò è capace di accorgersi da solo della superficialità di questo fare un fascio di fenomeni così abissalmente diversi.
E spero che voglia anche rendersi lealmente conto di quanto sia infondato e inaccettabile accreditare l’assassino norvegese come “cristiano”.
Concordo ovviamente con la sua condanna di ogni “fanatismo religioso”, ma il caso di Oslo è di tutt’altra natura. Casomai è un fanatismo ideologico. All’antitesi dello spirito religioso.
Guardiamoci dalle frettolose semplificazioni. Nel ricorso agli stereotipi e al rassicurante anatema del Nemico, identificato banalmente nel “fanatismo religioso”, si rischia di trasformare la religione tout court nel capro espiatorio.
In realtà – come si è visto – l’assassino non sta per nulla dentro i granitici schemi ideologici che Serra si è costruito o ha ereditato dal suo passato. Certamente non in quello dell’ “uomo religioso”. Del resto le mitologie naziste sono l’esatta antitesi del cattolicesimo. Se Serra si fosse letto “Il mito del XX secolo” di Rosenberg – manifesto ideologico del nazismo – lo saprebbe.
Coinvolgere la parola “cristiano” nel massacro del norvegese sarebbe come guardare con sospetto gli incolpevoli Stuart Mill o Kafka per il fatto che sono stati citati o letti o apprezzati dal criminale. O dare un qualche senso al fatto che prediligesse l’agricoltura e la campagna o i videogiochi.
Mi pare evidente che la follia umana non stia dentro gli schemi delle ideologie. E la frettolosità con cui Serra, sabato scorso, ha comodamente sistemato i fatti norvegesi nei suoi scaffali ideologici preconfezionati mostra che una certa intelligentsia non è interessata a capire la complessità del mondo.
Né il mistero del Male. Né il mistero della natura umana. E non si rende conto di quanto la scristianizzazione apra proprio il vaso di pandora dei demoni. Dovremmo tutti esigere da noi stessi apertura mentale, serietà, desiderio di capire. E dovremmo liberarci dei pregiudizi (a cominciare dal pregiudizio anticattolico) per denunciare i pregiudizi altrui.
C’è poi un “dettaglio” che vorrei segnalare a Serra.
L’orrore nel Novecento, il più terrificante della storia, è stato prodotto non dal cristianesimo (che anzi ha subito un bagno di sangue mostruoso, con milioni di martiri). Né da altre religioni. Ma è stato prodotto dalle ideologie atee e totalitarie.
Dunque prima di puntare il dito sulle “religioni” e in particolare sul cristianesimo (e specialmente sul cattolicesimo) si dovrebbe sempre ricordare cosa è accaduto.
E ci si dovrebbe sempre chiedere se si hanno i titoli per dare lezioni ai cristiani, se il passato politico o ideologico da cui si viene lo consente. Per esempio, credo che sarebbe decente per chi è stato comunista evitarlo. Visto quello che il comunismo ha fatto ai cristiani…
Del resto tuttora ci sono regimi comunisti persecutori e carnefici dei cristiani (e di altri gruppi religiosi), vittime della bestiale violenza dell’ideologia. E’ un olocausto silenzioso che viene tranquillamente ignorato da media e intellettuali del pensiero unico.
Un ultimo dettaglio. La pulsione alla “purificazione” del mondo – così ben descritta da Serra – è la cifra esatta delle ideologie del novecento, a cominciare da quella marxista, che sono di ascendenza gnostica (consiglierei di leggere Erich Voegelin, Il mito del mondo nuovo). Tempo fa su “Mondoperaio” uscì un bel saggio di Luciano Pellicani proprio sui tic verbali del comunismo e del nazismo votati alla “disinfestazione” del mondo, alla “profilassi sociale” e alla “bonifica”. C’è pure qualche pagina agghiacciante di “Arcipelago Gulag” che mostra appunto questo orizzonte “depuratore” del comunismo (che emerge nelle categorie usate per la repressione dei lager: la “purga”, il “pidocchio”, l’ “infezione”).
E’ un istinto gnostico-settario e millenarista, quello della violenta “purificazione del mondo”, che il cattolicesimo non ha mai avuto (vedi “La città di Dio” di s. Agostino).
Il cattolicesimo, che conosce bene la parabola della zizzania e del grano, predica la drammatica convivenza in tutti di male e di bene e annuncia l’amore per il nemico, il perdono, la continua possibilità di rialzarsi e l’indomita accoglienza del peccatore.
Infatti il mondo intellettuale laico accusa spesso il cattolicesimo di tacita connivenza con l’impuro, con il corrotto, con il peccatore, mentre elogia il presunto rigorismo protestante.
Ma è destino della Chiesa essere sempre accusata di una cosa e del suo opposto. Anche oggi è così.
 
Antonio Socci
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