Un viaggio nel segno della libertà religiosa

Ambiente, pace, famiglia, diritti umani: l'America vista con gli occhi di Papa Francesco...

Un viaggio nel segno della libertà religiosa

 

Di tutti i viaggi all’estero di papa Francesco, quello a Cuba e negli Stati Uniti era probabilmente il più atteso. Forse proprio perché si prospettava come il più difficile.

 

Mentre nell’isola caraibica rimaneva scottante la questione dei dissidenti, nella prima potenza mondiale, una parte del mondo cattolico non aveva affatto digerito la dottrina sociale del Santo Padre, fraintesa da taluni come anticapitalista o, addirittura, “socialista”.

 

In ambo i casi, tuttavia, il papa argentino ha saputo conquistare i fedeli, in particolare il popolo, con cui ha notoriamente più affinità. Una scelta più che simbolica, quella di affiancare due visite in due paesi recentemente riconciliatisi sul piano diplomatico, grazie alla sapiente e paziente mediazione dello stesso Bergoglio.

 

La pace nel mondo, uno dei temi chiave del viaggio, non può che passare, infatti, dalla riconciliazione delle due Americhe, dove al sofferto disgelo in corso sul versante caraibico, fa da contraltare l’inquietante simbolico “muro” lungo il Rio Grande.

 

C’erano discrepanze tra il Pontefice e una parte del mondo politico cattolico statunitense, in modo particolare su cambiamenti climatici, immigrazione e, in misura minore, politica estera.

 

Ma Francesco, com’è nel suo stile, ha volato alto, parlando di diritti umani, nel paese che tra i primi li ha promossi e tutelati.

 

Nel suo discorso al Congresso, ha individuato quattro ideali “padri della patria” in Abraham Lincoln, Martin Luther King, Dorothy Day e Thomas Merton: due protestanti e due cattolici (di cui una convertita), per superare gli steccati tra le confessioni cristiane.

 

Ha parlato di ambiente e della sua ultima enciclica, senza paura di subire critiche sulla priorità o sull’opportunità delle sue tesi, ribadendo che la tutela del creato non è mai fine a se stessa ma, in primo luogo, un servizio all’umanità e alla pacifica convivenza.

 

Un grande successo è stato indubbiamente l’incontro con alcune vittime degli abusi sessuali da parte del clero americano, unito alla promessa di punire severamente i responsabili: un toccante ed altissimo momento di riconciliazione che ha tutto il sapore di un riscatto per la chiesa statunitense, dopo gli anni bui degli scandali.

 

All’assemblea generale dell’ONU, il Pontefice si è fatto portavoce del grido degli ultimi della terra, ovvero delle principali vittime dei disastri ambientali, del commercio di armi e droga, del traffico di esseri umani, dello sfruttamento a tutti i livelli e del capitalismo senza regole.

 

Ancora una volta, il Santo Padre ha ribadito una realtà scomoda: la sete di potere e di denaro porta alla guerra. L’invocazione della pace per l’umanità non è certo un fatto nuovo nel magistero della Chiesa, tuttavia il momento particolarmente drammatico in cui versa il pianeta e lo specialissimo contesto delle Nazioni Unite, hanno reso l’appello di Francesco più che mai epocale.

 

Tuonando contro la pena di morte, il Vescovo di Roma ha ribadito la sacralità della vita, dal concepimento alla morte naturale. Pur mantenendo il profilo basso sull’aborto - proprio nel pieno dello scandalo di Planned Parenthood e a ridosso del voto contrario del Senato sulla restrizione alla 20° settimana di gestazione – Bergoglio ha comunque compiuto un gesto simbolico assai significativo, visitando le Piccole Sorelle dei poveri, religiose in prima linea contro l’Obamacare e le attuali politiche poco attente alla vita nascente, della Casa Bianca.

 

La difesa della vita da parte del Pontefice, tuttavia, si legge in filigrana nei tre richiami compiuti sulla libertà religiosa (nel discorso inaugurale alla Casa Bianca, nella veglia di preghiera a Ground Zero e nell’incontro con gli immigrati all’Indenpendence Mall), uno dei fondamenti della costituzione americana e di tutti i valori relativi alla dignità della persona, che animano la confederazione statunitense.

 

La libertà religiosa, ha spiegato il Papa a Philadelphia, lungi dall’essere un mero ‘fatto privato’, è un “diritto fondamentale che plasma il modo in cui noi interagiamo socialmente e personalmente con i nostri vicini, le cui visioni religiose sono diverse dalla nostra”: essa si pone dunque come un baluardo contro gli abusi della tecnocrazia e contro tutte le strumentalizzazioni più o meno violente della religione.

 

Ultimo ma non ultimo: la famiglia. Già pochi giorni prima dell’Incontro Mondiale delle Famiglie, principale ragione della sua visita pastorale, all’ONU, Francesco aveva sottolineato la necessità di difendere la libertà educativa delle famiglie stesse, mentre al Congresso aveva espresso la sua preoccupazione per le minacce che, “come mai in precedenza”, la famiglia subisce “dall’interno e dall’esterno”, con “relazioni fondamentali” che vengono “messe in discussione”, a partire dalla “base stessa del matrimonio e della famiglia”.

 

Lungi dal lanciarsi in anatemi contro i sovvertimenti dell’istituto familiare – anch’esso tema d’attualità negli USA, specie dopo le due sentenze della Corte Suprema (2013-2015) che legalizzano il matrimonio omosessuale su tutto il territorio nazionale) e le violazioni dell’obiezione di coscienza - il Santo Padre ha preferito impostare un discorso il più possibile costruttivo, volto a riproporre e rilanciare “la ricchezza e la bellezza della vita familiare”, come ha fatto anche nel discorso ai 300 vescovi di tutto il mondo giunti a Philadelphia.

 

Sintetizzando lo spirito delle sue ultime udienze generali, nella veglia finale, il Papa ha definito le famiglie “fabbriche di speranza, vita e resurrezione”, luoghi di amore, con tutte le loro imperfezioni, ma indispensabili per il cammino dell’intera umanità.

 

Un Incontro Mondiale che si è dunque rivelato un trampolino di lancio ideale verso l’assemblea generale del Sinodo sulla famiglia, dove si prevedono accese discussioni pastorali ma dove, verosimilmente, il Pontefice e i padri sinodali convenuti, ribadiranno e confermeranno il solido magistero della Chiesa, quello che da 2000 anni ha come modello la Sacra Famiglia di Nazareth, in cui Nostro Signore è venuto al mondo.

 

Luca Marcolivio

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