A volere essere ottimisti, questa è una buona notizia. Ma se siete pessimisti, questa storia dimostra che spesso dietro alle buone intenzioni “digitali” si nasconde anche ‚Äì e soprattutto - un business.
A volere essere ottimisti, questa è una buona notizia. Ma se siete pessimisti, questa storia dimostra che spesso dietro alle buone intenzioni “digitali” si nasconde anche – e soprattutto - un business.
Partiamo dalla notizia. Google sta lavorando alla creazione di una sorta di YouTube per bambini. Cioè, ad un portale video con contenuti protetti. Messa così è sicuramente una buona notizia. Ogni genitore, infatti, conosce bene i pericoli che si corrono lasciando i propri figli piccoli davanti ad uno schermo di pc. Basta che un bimbo clicchi su un link che appare a fianco del video del suo cartoon preferito perché lo scenario muti improvvisamente, sottoponendogli contenuti tutt’altro che adatti alla sua età. Da qui la richiesta di molti di avere su YouTube una zona protetta a misura di minore. In fondo, spiegano gli esperti, sul portale video di Google ci sono già contenuti a misura di bimbo, come quelli presenti nel canale Disney.
Fin qui la buona notizia. Chi conosce YouTube sa però che il sito da sempre mette le mani avanti sottolineando come “nessun filtro è accurato al 100%”. Infatti persino il canale Youtube Edu (dedicato cioè a contenuto “educativi”) non è esente da “infiltrazioni” molto poco educative. Quindi, al momento, è difficile capire come farà per garantire contenuti a misura di bimbo. Non solo. Google, dichiaratamente, è una società che fa business. Quindi, se ha deciso di realizzare un simile progetto non è per amore dell’infanzia, ma perché l’operazione ha enormi potenzialità. La prima: se sarà gratuito, il canale per bambini raccoglierà gli investimenti pubblicitari delle tante aziende che, direttamente o indirettamente, considerano i più piccoli un target pubblicitario molto importante e ambito. Per i propri bimbi non si bada a spese. Anche quando fanno scelte che orientano i gusti di tutta la famiglia, come per certi cibi. L’altra possibilità per Google sarà quella di acquisire i contenuti protetti per poi rivenderli a mamme e papà che, con l’invasione di tablet e smartphone, sono disposti a pagare pur di stare tranquilli quando i loro bambini guardano quelle che sono diventate le televisione moderne.
Gigio Rancilio
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