Una Chiesa disponibile all'ascolto

Michele Zecchin, nuovo coordinatore nazionale del MGS, racconta sulle pagine di «Note di Pastorale Giovanile» l'esperienza dell'Agorà a Loreto.

Una Chiesa disponibile all'ascolto

da Quaderni Cannibali

del 27 novembre 2007

Non posso che esprimere la mia gioia e riconoscenza verso la Chiesa per l’evento dell’Agorà dei giovani, un incontro così ricco di riflessioni, interrogativi, decisioni, da sollecitare tutti i giovani e – tra essi – me stesso, a vivere una nuova fase del reciproco rapporto. Mi sono sentito «chiamato in causa» e ho potuto così, ai piedi del Santuario Mariano, rileggere la mia vita quotidiana, ascoltare il mio cuore, rivedere le mie idee, pensare al mio futuro nella speranza.

Ero partito per Loreto con poca voglia, quasi sicuro che poco avrei potuto portarmi a casa. E invece, ancora oggi, sto pensando a quanto avrei perso se non vi avessi partecipato, a quanti amici non avrei conosciuto, a quante persone non avrei dato «qualcosa» di me stesso, a quanti dubbi, domande, incertezze, gioie, paure mi sarebbero rimaste dentro.

Già, perché una cosa che sento, anche negli amici in parrocchia, nei giovani delle famiglie che conosco, nella realtà dove vivo, nell’ambiente lavorativo della mia zona, è proprio la poca comunicazione, la paura di esporsi, di mettersi in gioco, di dialogare, di trovare il tempo per fermarsi e riscoprire i valori dell’amicizia, del confronto, della condivisione, della serenità interiore, dell’Amore che Dio ha verso i suoi figli in ogni momento. Un Amore che non ci lascia mai soli e che molte volte, all’interno delle nostre giornate cariche di impegni, non riusciamo più a riconoscere.

La cosa peggiore che viviamo è proprio la solitudine, la mancanza di amicizie, la paura di non saper cosa fare per se stessi e poi per gli altri, e non sapere a quali ideali poter puntare e quali possono essere realmente realizzabili. Tutti interrogativi e ricerca di risposte che restano inespressi proprio per l’incapacità, la paura o l’impossibilità del dialogo dei giovani e tra i giovani.

Perché è anche attraverso il dialogo e il confronto che si maturano delle scelte, si riesce a essere critici e capaci di porsi obiettivi seri e di prendere delle decisioni.

Dialogo e confronto con se stessi e la propria interiorità, con gli amici, gli adulti che sanno avvicinarti e testimoniare… la Chiesa.

È grazie alle parole del Papa sulla spianata di Montorso che ho sentito tutta la disponibilità da parte della Chiesa, e l’invito ai suoi ministri a mettersi in ascolto della gioventù, delle sue problematiche, delle paure e, soprattutto, delle speranze, di ideali grandi, di puntare in alto. Un ascolto che non si limita all’accoglienza di lamentele e alla proposta di facili consolazioni, ma che sa incoraggiare il cuore e rilanciare i sogni, che sappia sollecitare dei sì.

Il Papa lo ha sottolineato: con Dio accanto a noi, con il nostro affidamento a lui, nulla è impossibile, nulla è irraggiungibile. Da un semplice, ma grande, «sì» di Maria è scaturita la storia della salvezza. E in Maria Dio ha cercato un cuore giovane disposto ad accoglierlo e seguirlo, nulla di più.

 

Gesù – ha detto il Papa – ha a cuore proprio la vita dei giovani (molte parabole infatti si riferiscono a noi) e la Chiesa odierna vuole continuare questa «missione» standoci accanto con l’offerta della Parola, i sacramenti, la condivisione reciproca, l’amore. Ideali grandi, che esprimono il sì di Dio  alla vita, all’uomo. Dio ha su ognuno di noi un progetto che ci viene «affidato» in base ai nostri talenti, alle nostre forze e alle nostre capacità: ci chiede solo di seguirlo e di consegnarci a lui.

Ma senza il dialogo e l’aiuto reciproco con persone che sanno accogliere e rafforzare e rilanciare gli ideali veri, tutte le nostre speranze e la gioia da donare vengono meno.

E così finalmente ho sentito quello che da tempo mi sarebbe piaciuto sentire da parte della Chiesa: l’apertura decisa ai giovani, al dialogo, all’incontro, alla disponibilità, alla corresponsabilità. Non possiamo non evidenziare che molte volte tutte queste cose non sono facili da vedere o da trovare nei suoi rappresentanti. Ma quando è possibile, questo è un momento di crescita e di gioia.

 

Ammetto che mi è sempre piaciuto vivere quei momenti in cui posso dialogare apertamente con un prete su diversi problemi, per vedere e ascoltare il suo punto di vista (che può essere quello della Chiesa o anche uno suo personale) e, perché no, dirgli anche che io non la penso in quel modo portando la mia pur piccola esperienza. Non una confessione quindi, ma un dialogo come si può avere con l’amico del cuore o con un fratello. Sono esperienze che mi hanno sempre arricchito alla fine dell’incontro, comunque sia andato, rispettando le idee di entrambi.

Ed è proprio questo che mi piacerebbe poter chiedere alla Chiesa, al Papa, ai suoi ministri: la disponibilità al dialogo aperto, senza pregiudizi (da entrambe le parti), nell’ascolto, nella condivisione, nell’aiuto reciproco a crescere e maturare nella vita di tutti i giorni. E, una volta ottenuto questo, gli argomenti da trattare possono essere infiniti: dall’aborto all’eutanasia, dalla vocazione religiosa alla vita di matrimonio, dall’educazione dei figli alla fede religiosa dei laici, dal vivere il Vangelo nel nostro quotidiano e alla difficoltà di mettere in pratica certi insegnamenti cristiani… Sono convinto che questo tipo di atteggiamento porterebbe, se non altro per curiosità, molte persone «lontane» dalla Chiesa a rivalutarla, a riscoprirla, a rimettersi in gioco, ad aggrapparsi a qualcosa che molte volte non hanno o non conoscono solo per paura o per poca informazione di cose essa sia veramente.

Il metodo ce l’ha detto proprio Benedetto XVI a Montorso. L’umiltà! Credo che con essa tutti possiamo «metterci in cammino» per dialogare, aiutarci, volerci bene e creare un mondo migliore, non solo all’interno della Chiesa ma nella società civile di tutti i giorni.

Con l’umiltà Maria ha accolto la richiesta di Dio di generare il suo Figlio e darci l’esempio più grande di tutti di cosa può fare questa virtù: non dico che si riuscirà a fare altrettanto, ma sicuramente questa sarà una qualità fondamentale e necessaria per guardare alla salvezza di tutti i giovani e delle generazioni future.

Michele Zecchin

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