Ogni lunedì donboscoland pubblica un articolo di attualità. Questa settimana parliamo di culle per la vita
Guance rosee, capelli scuri, 2 chili e 600 grammi e una settimana di vita. Si tratta del piccolo Enea, abbandonato dalla mamma nella Culla per la vita della clinica Mangiagalli di cui la settimana scorsa diversi giornali hanno parlato, aprendo il dibattito su un tema delicato, qual è appunto l’abbandono del figlio. Ma è abbandono o consegna, in mani più sicure?
Cerchiamo di capire.
La culla per la vita è una struttura concepita appositamente per permettere di lasciare, totalmente protetti, i neonati da parte delle mamme in difficoltà nel pieno rispetto della sicurezza del bambino e della privacy di chi lo deposita si legge nel sito dedicato a far conoscere le Culle per la vita, che sono tante in Italia, ma forse poco conosciute.
La culla per la vita si trova in luogo facilmente raggiungibile, garantisce l’anonimato della mamma che vuole lasciare il bambino ed è dotata di una serie di dispositivi (riscaldamento, chiusura in sicurezza della botola, presidio di controllo h 24 e rete con il servizio di soccorso medico) che permettono un facile utilizzo e un pronto intervento per la salvaguardia del bambino.
In Italia esistono numerose leggi che tutelano la madre e il neonato, persone con diritti propri.
Partorendo in ospedale in modo anonimo, sicuro e gratuitamente assistito, ogni donna ha il diritto di esprimere la sua volontà di non riconoscere il neonato alla nascita ed ha diritto alla riservatezza sulla propria identità.
Ogni madre ha diritto ad essere informata sui suoi diritti e sulle sue possibilità così come su quanto è previsto a tutela di suo figlio, anche se non riconosciuto da lei.
Il neonato è riconosciuto persona cui è attribuita la capacità giuridica, cioè la titolarità di diritti, tra cui il diritto al nome, alla cittadinanza, alla educazione e alla crescita in una famiglia, anche diversa da quella di origine.
“La culla per la vita è un’estrema possibilità di accoglienza e di vita che deve servire ad evitare un estremo gesto di rifiuto”
Non sapremo mai il motivo dietro una scelta simile, ma sicuramente - al giorno d’oggi, dove il ricorso all’aborto è dilagante - trovare una mamma che porta a termine la gravidanza e sceglie di consegnare il proprio bimbo a mani che lei ritiene più sicure, è un gesto di estrema responsabilità. Facciamo dunque conoscere questa opportunità delle culle per la vita.
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