Maria Immacolata come un modello non solo per i giovani, ma anche per gli educatori. Tutti i giovani animatori ed educatori dovrebbero guardare a Maria con una 'devozione educativa' così come l'ha definita Don Pascual Chavez, Rettor Maggiore dei Salesiani, richiamando lo stesso San Giovanni Bosco: In quanto Immacolata, Maria rappresenta la pedagogia divina...
del 03 dicembre 2007
 
 
Abbiamo tutti bisogno di modelli, soprattutto i giovani! I modelli devono essere veri e significativi, non di carta o in celluloide, non occasionali e a buon mercato, neppure digitali o messi in vetrina. I modelli sono quelli a cui si guarda per crescere, non per fare passi indietro, e crescere vuol dire puntare a cose grandi e non ci riferiamo di certo a questioni economiche e di potere.
 
I modelli da cercare e emulare sono persone “realizzate” e che hanno fatto un percorso anche doloroso e senza troppe semplificazioni. Che stiamo dicendo? Siamo pazzi? E’ tutto il contrario di ciò che ci offre la società di solito attraverso la tv e la pubblicità! Sì, tutto il contrario, ma non follia, bensì è storia, la storia della salvezza.
 
 
L’Avvento ci presenta, infatti, come modello Maria, la madre di Gesù, una ragazza che ha accolto con coraggio e umiltà il grande dono dell’essere figlia del suo figlio. L’atteggiamento di chi guarda a Lei in questo tempo speciale dev’essere di chi cerca la casa della propria mamma, una devozione filiale sotto la cui dolce disciplina si va modellando il cuore di ciascuno. Maria è innanzitutto la Madre e continua la sua missione di Madre della Chiesa, a cui affidarsi, Lei umile serva in cui il Signore ha fatto grandi cose, per diventare tra i giovani testimoni dell’amore inesauribile del suo Figlio.
 
Sì, con Maria “giovani per i giovani” nella prevenzione e nella lotta contro tutti i mali che minacciano la loro vita, dall’aspetto fisico, economico, sociale, fino a quello morale e spirituale, che mette a rischio la loro felicità e persino la loro salvezza. Si tratta di una devozione non passiva, ma militante, fatta di affidamento, fiducia, appartenenza, disponibilità, servizio. Non è la dimensione del “fare delle cose”, appariscenti o meno, ma di diventare modelli credibili ed efficaci per altri giovani; è dunque la vita stessa così a parlare, a cantare il Magnificat nel quotidiano.
 
Tutti i giovani animatori ed educatori dovrebbero guardare a Maria con una “devozione educativa” così come l’ha definita Don Pascual Chavez, Rettor Maggiore dei Salesiani, richiamando lo stesso San Giovanni Bosco: In quanto Immacolata, Maria rappresenta la pedagogia divina, il dinamismo dell’amore che possiede l’immensa energia di aprire i cuori di uomini e donne, quindi quelli dei giovani, che “li fa sentirsi amati” – direbbe Don Bosco –, che li porta a “imparare a vedere l’amore in quelle cose che a loro naturalmente piacciono poco, come sono la disciplina, lo studio, la mortificazione di se stessi, e a fare queste cose con amore” (MB XVII, 110).
 
E’ un’azione preventiva che si caratterizza nell’andare incontro ai giovani, nel fare sempre il primo passo, nel prediligere gli ultimi tra i giovani, i poveri, gli abbandonati e a rischio. Chi li può difendere se non Dio e chi è di Dio? Chi sta sotto la loro croce quotidiana dei giovani alla maniera dell’Addolorata? Sono proprio loro le principali vittime delle espressioni negative dell’attuale modello sociale – continua Don Chavez - sia quelli privi delle cose necessarie, tanto da compromettere il loro sviluppo normale; sia quelli che si sentono tentati di cercare forme di vita che non sbocciano nella sua pienezza; sia quelli che si chiudono in se stessi, nella ricerca del confort e perdono così il senso della vita, la capacità di donarsi, la gratuità e il servizio, per cui finiscono per organizzare la loro esistenza al margine di Dio, fonte della vita.
 
Come Maria alle nozze di Cana, la donna la cui fede ridona la gioia a chi l’ha perduta o il senso della vita quando questo è sparito, ogni giovane è chiamato a condividere le vicissitudini dei coetanei e dei più piccoli, a essere attenti ai bisogni degli altri, a vivere non incentrati su se stessi ma sugli altri, a scoprire la presenza di Gesù e a orientare verso di Lui, come l’unico che può rispondere ai nostri bisogni più profondi e ai problemi esistenziali, ad essere credenti e credibili, così che sia la nostra fede quella che rende possibile la fede di altri.
Marco Pappalardo
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