Le esigenze di un amore maturo vissuto come coppia “La coppia è come una matita rosso-blu: una matita sola, ma ciascun colore ha un proprium, distinto e defilato, un suo tono, un suo calore, una sua corposità.
del 08 giugno 2009
“La coppia è come una matita rosso-blu: una matita sola, ma ciascun colore ha un proprium, distinto e defilato, un suo tono, un suo calore, una sua corposità.
Insieme, hanno la funzione di sottolineare, di far risaltare qualcosa: l’Amore, il suo senso vitale e costruttivo.
Essere una matita rosso-blu è, per la coppia, accettare di essere un mezzo, un servizio per gli altri. La matita non parla, è soltanto un segno intelligente e intelligibile.
Dipende da chi la adopera. Se la coppia si lascia usare dal Signore, essa scrive in duplice modo, unito, la storia dell’amore e della salvezza del mondo.
Non è, questo, il ministero della coppia coniugale?
Noi siamo una matita rosso-blu che sottolinea la presenza divina, fatta parola, corpo e sangue nel mondo.”
 
La realtà attuale ci pone, con urgenza, la responsabilità di educare i giovani a vivere cristianamente la vita di coppia. Sempre più spesso assistiamo, infatti, alla superficialità con cui i ragazzi si conoscono, si confrontano e iniziano un percorso insieme che molte volte si interrompe a causa della paura di un impegno più maturo e duraturo. Fa molta paura la responsabilità di una scelta più forte e definitiva. In questa situazione dunque, ci troviamo di fronte a coppie che non impostano il loro rapporto sull’essere una “matita rosso-blu”, ma sull’essere due matite distinte che continuano a camminare su strade separate.
Certamente questa scelta è più facile, più comoda perché ad ogni minima difficoltà si preferisce la fuga piuttosto che il dialogo. La precarietà culturale e sociale in cui viviamo non educa ad assumere scelte che presuppongano una maturità e un desiderio di superare insieme gli ostacoli, ma insegna a concentrarsi piuttosto su se stessi e sulla propria vita in modo egoistico, dove gli altri hanno un ruolo secondario: finché questa situazione va bene si resta insieme, altrimenti, quando il rapporto richiede un sacrificio maggiore perché si deve pensare per due, allora ci si tira indietro.
 
Che cosa serve, quindi, per riuscire a impostare un rapporto di coppia che permetta di indirizzare la propria vita all’interno di un progetto più completo e inserito nel disegno che Dio ha per ognuno di noi?
Senza dubbio il riconoscere la presenza di Gesù Cristo fra di noi, il sentire la necessità di seguire un modello d’amore anche nella coppia, un modello che fa riferimento alla Famigli di Nazareth.
 
“L’amore che Gesù consegna come distintivo cristiano e come germe che scardinerà tutta la filosofia pagana, è lo stesso amore che attira uomo e donna e li unisce là dove è il luogo, la condizione più adatta: il matrimonio.
Ma anche questo amore, per Gesù, è servizio, come lui il Cristo si è fatto servo.
Amare è servire: amarsi è, allora, servirsi, è “lavarsi i piedi gli uni gli altri”.
All’interno della coppia deve nascere questo spirito di servizio reciproco che è di umiltà profonda: io vedo in te una realtà meravigliosa che ho l’onore di servire, che ho la gioia di servire!
È una disponibilità reciproca, che apre non una lotta, ma una gara generosa al servizio. Non esiste un primo e un secondo, perché entrambi sanno donarsi senza esitare, senza rivendicazioni, senza compensi, se non la gioia esaltante di aver servito con amore, per amore…”
 
Capiamo allora il motivo per cui tra tanti giovani nascono la difficoltà nel saper gestire un rapporto di coppia e il desiderio di fuga di fronte all’impegno. Il punto centrale è la non preparazione ad un servizio, non si è disposti al Servizio verso gli altri, non si accetta di ‘umiliarsi’ per l’altro, anche quando in realtà questa umiliazione è il segno dell’amore più grande e profondo.
Spesso infatti l’amore che esiste fra due persone, non è un amore a 360°, ma è unidirezionale, è un amore che esiste fino a quando ‘non mi crea problemi’, un amore che si ha nei confronti dell’altro perché ci si sente cercati, amati, voluti, ma che viene a mancare quando non si è più l’essere delle attenzioni.
 
Ma questo tipo di amore non è l’amore che Gesù ci ha portato, lui è stato capace di un amore incondizionato, infinito, senza riserve. Ed è qui che c’è la chiave di passaggio da una esistenza fine a se stessa ad una esistenza votata all’amore per l’altro.
Nessuno dice che è sempre tutto perfetto e semplice, perché siamo tutti essere umani con i nostri limiti, con i nostri difetti, ma ci dovrebbe contraddistinguere la capacità di essere uomini e donne fino in fondo, uomini e donne che non hanno paura di vivere con intensità ogni momento della propria vita, uomini e donne che insieme vogliono costruire un futuro.
 
 “Amare è facile e difficile contemporaneamente. Ci sono dei giorni in cui dubitiamo che sia possibile! Siamo così poveri e piccoli che non riusciamo a concepire e a vivere l’amore senza un minimo di scambio tra di noi, senza una presenza che vorremmo a volte incessante (non devi lasciarmi mai!), senza testimonianza sensibili.
Quando Gesù dice “Colui che mi ama è colui che osserva i miei comandamenti” (Gv 14,15) ci si domanda: ma l’amore di Gesù è solo questo? Possibile che l’amore sia soltanto un obbedire a uno che mi dà una legge?
Mi sembra un amore da poco…
E così, anche tra sposi, se amarsi è soltanto un obbedirsi, un fare la volontà dell’altro, è davvero un povero amore. Certo, amare è un conformarsi all’altro, diventare una specie di immagine dell’altro; ma non per ottenere qualcosa in cambio… Se si ama per avere contropartita, allora vuol dire che abbiamo incontrato Dio, ma non l’abbiamo posseduto.
E se nostro amore coniugale, vuol dire esserci incontrati e presi, ma non ci siamo mai posseduti. Non ci possediamo nel senso di totale dono senza nessun cambio aspettato o barattato o richiesto. Anche nella vita matrimoniale, l’amore è una realtà che ci rende incontrabili, ma può anche non realizzare questa incontrabilità, se ciascuno dà tutto se stesso allo scopo di avere tutto l’altro o l’altra… In simile situazione non si ha nuzialità, si ha solo un baratto matrimoniale. Sono cose diverse. La prima è realtà d’incontro con Cristo del Vangelo; la seconda, una cosetta da mercatino delle pulci. Il matrimonio è alleanza, è patto del Dio, fedele sempre, con noi. Dunque è un vincolo liberamente scelto”.
 
Aggiungiamo un ulteriore passo nella nostra camminata verso la realizzazione di una coppia che si ama davvero secondo l’amore di Cristo. Nell’amore vero ci si mette in atteggiamento di servizio e si ama senza voler nulla in cambio, solo così si avrà la forza di andare sempre nella stessa direzione, senza tentennamenti o ripensamenti.
Ma dove ci porta questa strada? Dove arriviamo se veramente siamo pronti a condividere tutta la nostra vita con qualcuno senza che la paura ci vinca? Quale dovrà essere il passo successivo alla scelta sicura e matura della coppia?
Le parole di Gesù ci fanno capire come continuare ad impostare la nostra vita sul suo esempio: “Chi perciò ascolta queste mie parole e le mette in pratica, può essere paragonato a un uomo saggio che costruì la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, inondarono i fiumi e soffiarono i venti: si abbatterono su quella casa; ma non cadde. Era fondata infatti sulla roccia. E chi ascolta queste mie parole, ma non le mette in pratica, può essere paragonato a un uomo stolto che costruì la sua casa sull’arena. Cadde la pioggia, inondarono i fiumi e soffiarono i venti: si abbatterono su quella casa, e cadde, e la sua rovina fu grande” (Mt 7, 24-27)
 
Viene da chiedersi se sia veramente così…
Come, infatti, sono oggi le nostre case di coppie cristiane e di famiglie cristiane, o semplicemente come immaginiamo possa essere la nostra casa in futuro?
 
“La casa dei cristiani è un luogo in cui l’amore è totale e senza contropartite; dove porte e finestre non esistono perché la carità trasforma tutto: dove la proprietà è mettere in comunione, dove l’ospitalità è donarsi con gioia; senza discriminare tra coloro che suonano alla porta; dove i valori della vita, dell’onestà, della lealtà hanno ancora posto in mezzo a tanta dissennatezza.
Le case dei cristiani non sono affatto diverse da ogni altra casa, e i cristiani vivono, amano, lavorano, litigano, sono onesti (o disonesti) come tutti. Quello che li distingue è la speranza nel Dio che ama il mondo e che rende presente questo suo amore anche nella famiglia mediante l’amore della coppia: è un amore diverso perché guarda al Dio amore e non alle cose; le cose fatte per tutti e perché ci conducano a possedere il solo bene, Dio.
Le case dei cristiani sono quelle in cui c’è la capacità di perdono e di misericordia, dove c’è spirito di servizio e di donazione: dove ogni cosa deve testimoniare che Dio c’è ed è con noi, con tutti. Sono case in cui la presenza di Dio viene evocata pregando tutti insieme…
Perciò essere cristiani non è differenziarsi, ma avere coerenza tra il messaggio creduto e la realtà vissuta in mezzo agli altri. È avere il coraggio di andare contro ogni corrente, contro ogni logica sapiente, per avere solo quella del Vangelo; non accumulate beni sulla terra, perché la tignola potrebbe divorarli… e perché chi si fa una ricchezza quaggiù, non ne avrà nella città eterna. È, insomma, casa cristiana, quella che non conosce frontiere e dove la mediocrità non ha una sedia per accomodarsi”.
 
È importante avere la consapevolezza che tutto questo è possibile, noi lo stiamo sperimentando giorno dopo giorno a casa, con i nostri figli, con le persone che conosciamo e con tutti coloro che incontriamo nel nostro cammino, e lo abbiamo sperimentato all’inizio della nostra camminata insieme. Per noi è stato fondamentale porre Cristo al centro e vivere quell’Amore che lui ci ha insegnato a vivere affidandoci a lui e a Don Bosco perché fossero per noi il modello da seguire.
Auguriamo a tutti i giovani di non aver paura delle difficoltà e di non scappare di fronte ad un impegno voluto, ma temuto, e di lasciarsi guidare e gioire insieme anche nei momenti difficili.
Ricordatevi che “nella coppia l’amore raddoppia e le difficoltà si dimezzano”.
 
(I brani utilizzati per la riflessione sono tratti da “Il Vangelo secondo gli sposi” di Sandro Palamenghi)
 
Emma Colombatti, Francesco Capodieci
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