Una mimosa e un volto prezioso: Margherita

Tenerezza e castità: un teorema inestricabile! Tu lo sai che non potrò mai dire che per me “amare” significa amare te. Questo lo riservo solo al mio Dio. Ma mi piace vedere che non ne sei gelosa...

Una mimosa e un volto prezioso: Margherita

da Teologo Borèl

del 08 marzo 2008

Donna, sei bellissima! Ti chiamerò Margherita, perché è il nome di un fiore che imparai a riconoscere sin da bambino nel prato tra la casa e il torrente. Margherita, come quei petali che mi piaceva strappare quando mi fischiavano le orecchie nell’intento d’indovinare quale volto mi stesse pensando.

T’ho pensato perché una mimosa, tutta gialla e tremolante, m’ha rimembrato la tua festa sbocciando nel giardino di casa mia. La festa della donna: cioè della bellezza e della seduzione, dell’incantesimo e della femminilità. Del sorriso, della vita, di Dio. Oggi il mio cuore di sacerdote è in festa per te! Un controsenso per l’umano e malizioso pensare, un dono nella legge del “centuplo quaggiù” voluta da Dio. Pure Lui scelse una donna vergine per offrire al mondo la femminilità. Fece storia “donna” Maddalena che accarezzò i piedi del Maestro a casa di Simone il fariseo. Era donna la Samaritana aspettata al pozzo, l’adultera di fronte alla quale Cristo scriveva per terra, la Donna rimasta agganciata sotto la Croce. Donna fu Ester, Rut e Giuditta, Rachele, Rebecca e Lia. La Bibbia esalta le donne nel suo lento parlare di Dio. Donne che toccano nel profondo: e chi ti tocca diventa profeta per te. E in quei tocchi Dio ti sfiora, ti emoziona, t’accende i passi. Il giorno del mio sacerdozio eri lì, bella e tremante. Ma c’eri anche il giorno dopo. E il giorno dopo ancora. E’ un’amicizia che non spaventa perchè rispetta e conserva le distanze.

Consacrato sacerdote avvertii che santità non significa spegnere una passione, bensì convertirla: un prete che uccida l’umano è un analfabeta emotivo. Ti tenni stretta. Distanti e vicini. Ma anche stretti e lontani perché “gli dei muoiono di troppa vicinanza” (R. Caillois). All’inizio ti nascosi per paura che l’uomo sporcasse la tua presenza. Poi, tra gli scaffali della biblioteca, intesi la storia di Bernardo di Chiaravalle con Ermengarda, contessa nobile e potente. Per lei allungava i viaggi, slittava gli appuntamenti, spandeva effusioni affettuose e amorose. Divenne san Bernardo in sua compagnia. Ad Assisi un altro uomo di Dio, Francesco di Bernardone volle vicino Iacopa dei Sottesoli. In punto di morte le chiese dei biscotti. Per sentire la mano che li offriva. Il cuore che guidava la mano. Teresa di Gesù, donna potentissima, a padre Girolamo Graciàn dedicò lettere di appassionato affetto. Nel silenzio dei chiostri, storie fatte di incontri, affetto e amicizia: che architettura d’umanità! Scrive Ermes Ronchi: “se spegni le passioni diventerai solo un eunuco, non un santo”.

Tenerezza e castità: un teorema inestricabile! Tu lo sai che non potrò mai dire che per me “amare” significa amare te. Questo lo riservo solo al mio Dio. Ma mi piace vedere che non ne sei gelosa: anzi, sei rassicurata nelle mie intenzioni. Mi conforta avvertire che l’essenziale della castità non è la castrazione o la rinuncia del possesso, ma l’indirizzare tutto verso Dio. Per rinforzare questa vita. Nella casa di Betania, stretto tra Marta e Maria, l’Uomo di Nazareth tenne una lectio magistralis sull’amicizia femminile. Con le donne condivise pensieri, orizzonti e sogni.

Una mimosa oggi mi ricorda la tua festa. E il mio sacerdozio. Un sacerdozio che Dio ha posto sulla soglia di una carezza che non trattiene.

Per spiegarmi che il cuore abita vicino anche se il corpo è lontano!

don Marco Pozza

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