Gianna Nannini, Elton John, Nicole Kidman.. Sembra sia una saga dal nome "Uccidiamo la famiglia". L'impressione è che, andando avanti di questo passo, tra qualche anno a fare notizia sarà il fatto che un Bebé sia nato da un uomo ed una donna, regolarmente sposati, meglio se in chiesa...
del 21 gennaio 2011   La saga 'Uccidiamo la famiglia' si arricchisce di giorno in giorno di nuovi protagonisti.            Se qualche mese fa la paladina indiscussa della nuova serie era la cinquantaquattrenne Gianna Nannini che, prossima al parto, ostentava sulla prima pagina di Vanity Fair il suo pancione da mamma-single, in questi ultimi giorni, invece, ad aggiudicarsi la parte di protagonisti sono stati Elton John – che con il suo “compagno” ha adottato un bambino – e Nicole Kidman che è diventata mamma ma che, paradossalmente, nei mesi passati non ha potuto sfoggiare un ventre gravido: la “figlia biologica” dell’attrice, infatti, è stata ospitata per nove mesi nell’utero di un’altra donna.            Un altro connotato non secondario di questa moderna saga degli orrori è che il nome di volta in volta assegnato ai nuovi nati deve essere rigorosamente escluso dal martirologio cristiano, prassi - quest'ultima - denunciata non più tardi di dieci giorni fa anche da papa Benedetto XVI.           Nella scelta di come chiamare il/la proprio/a figlioletto/a, allora, c’è chi opta per il nome un profumo (Chanel), chi per una denominazione commerciale (Apple), chi per la firma di una birra (Bud)… In ogni caso la regola d’oro per dare al proprio figlio un nome “in” è: essere il più possibile originali, scegliere rigorosamente tra un repertorio di nominativi stranieri, e naturalmente evitare tutti quegli appellativi contenuti nella Bibbia, perché implicitamente demodé.           L’impressione di chi scrive è che, andando avanti di questo passo, tra qualche anno a fare notizia sarà il fatto che un Bebé sia nato da un uomo ed una donna, regolarmente sposati (meglio se in chiesa, ma lungi da noi fare prospettive troppo rosee e intrinsecamente pericolose, dato che c’è chi si sposa in chiesa solo e unicamente perché: “La cerimonia in Comune è triste”), possibilmente con un’età inferiore ai trent’anni, e – perché non osare? – magari già al secondo o terzo figlio.           Quadretto, questo, idilliaco e ormai irrealizzabile? Sogni proibiti di una retrograda che crede nei valori tradizionali e che è convinta che se per natura servono un padre e una madre un motivo ci dovrà pur essere? Può darsi.            In ogni caso, per fortuna che in Italia ci sono i ciellini che salvano le belle famiglie numerose di un tempo, composte da un padre, una madre e una selva di bambini.
Giulia Tanel
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