Una vita da "risorti"

Non basta pregare mattina e sera, e andare a messa ogni Domenica? Non basta osservare i comandamenti ed essere delle brave persone? Se è sufficiente, chiediamolo ai senza dimora della nostra città, alle donne sfruttate sui marciapiedi, agli immigrati, ai bambini costretti allo spaccio di droga e violentati, ai malati e agli anziani soli, a un padre senza lavoro e una famiglia da sostenere...

Una vita da 'risorti'

da Teologo Borèl

del 27 aprile 2011

 

 

          Dio è Padre buono e non manca mai alle promesse. La fede ci aiuta a credere nella Sua misericordia e a guardare alla vita terrena come un’occasione per realizzare il Suo progetto di amore per noi. Non facciamoci fermare dalle nostre umane paure, ma gettiamoci fiduciosi tra le braccia del Padre con la semplicità di un bimbo.

          L’incontro con Gesù ci cambia dentro e fuori! Incontrarlo nell’Eucaristia domenicale o anche tutti i giorni è una scuola di vita che non lascia indifferenti e che richiede l’intelligenza del cuore e la costanza nelle azioni sulla strada del bene. Non ci sono esitazioni o scuse, poiché “chi mette mano all’aratro non deve voltarsi indietro”. Non bisogna perdere tempo o rimandare nel farsi imitatori di Cristo e testimoni del suo amore verso tutti. In questo tempo di Pasqua possiamo scegliere se vivere da morti o da risorti; nel primo caso ci lamenteremo di tutto e di tutti dicendo che il mondo fa schifo, nel secondo non ci stancheremo di sognare, correre, condividere, raccontare, agire, bene-dire. 'Il mondo cambia se inizio a cambiare me stesso' e se cambia pure il mio sguardo sulle cose: come se guardassi dall'alto di una croce, come se guardassi da un sepolcro vuoto, come se guardassi con gli occhi di chi è innamorato e si sente amato. Infatti chi ha ricevuto una bella notizia o un regalo speciale deve per forza raccontarlo a qualcuno, per condividere la gioia grande che prova; così siamo chiamati a dire con le parole e con le opere la bontà dei doni ricevuti, perché tutti partecipino al banchetto finale con l’abito della festa.

          La Risurrezione di Cristo è il buon risveglio, è la luce che penetra tra le fessure degli infissi al mattino, è la rugiada che rinfresca la natura, è la realtà divina che supera il timore della morte come ultima parola. Così come Gesù non ha tenuto per sé la sua divinità facendosi uomo e offrendosi vittima innocente per il bene di tutti, anche noi siamo chiamati a farlo per i nostri fratelli. Ma chi sono i nostri fratelli, chi il nostro prossimo? Non basta pregare mattina e sera, e andare a messa ogni Domenica? Non basta osservare i comandamenti ed essere delle brave persone?

          Se è sufficiente, chiediamolo ai senza dimora della nostra città, alle donne sfruttate sui marciapiedi, agli immigrati, ai bambini costretti allo spaccio di droga e violentati, ai malati e agli anziani soli, a un padre senza lavoro e una famiglia da sostenere, ecc. Amare è la cosa più facile e difficile del mondo, ma vivere da risorti in Cristo ci spinge a realizzare anche l’impossibile. Dobbiamo credere che sia realizzabile oggi, che il lupo e l’agnello pascolino insieme, che il povero e il ricco vadano a braccetto, che Nord e Sud del mondo si sostengano reciprocamente. Dobbiamo credere che l’impossibile accadrà, che la morte è vinta e la vita ha vinto! Gridiamolo con la vita!

 

Marco Pappalardo

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