Una vocazione davvero avventurosa

Lacrime di gratitudine mi riempiono gli occhi mentre penso agli anni passati e cerco di comprendere come Dio abbia agito nella mia vita. Ringrazio Dio, soprattutto per la famiglia cattolica che mi ha dato e per avermi scelto come suo sacerdote. Entrambi sono regali immeritati...

Una vocazione davvero avventurosa

da Teologo Borèl

del 09 gennaio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

 

Una chiamata a servire e dare gloria a Dio

Testimonianza vocazionale di P. Jason Mitchell

           Lacrime di gratitudine mi riempiono gli occhi mentre penso agli anni passati e cerco di comprendere come Dio abbia agito nella mia vita. Ringrazio Dio, soprattutto per la famiglia cattolica che mi ha dato e per avermi scelto come suo sacerdote. Entrambi sono regali immeritati.Da un posto all’altro           Sono il primo di dieci figli e mio fratello, Michael è anche lui Legionario di Cristo. Mio padre è stato nelle Forze Aeree per diciassette anni, di base a “Chanute Air Force”, a Rantoul, Illinois, dove sono nato il 25 agosto del 1978, un giorno prima dell’elezione di Giovanni Paolo I. La vita militare significava spostarsi continuamente da una base all’altra con una certa frequenza. Con il passare del tempo e nonostante i cambiamenti costanti, la mia famiglia è cresciuta nella fede cattolica e abbiamo riconosciuto la preminenza di Dio nelle nostre vite.           Alcune settimane dopo la mia nascita, la famiglia si è spostata a Cabot, Arkansas, dove abbiamo vissuto per sei anni. Ho finito il primo anno di primaria a Austintown, Ohio, nella mia prima scuola cattolica, “Immacolato Cuore di Maria”. Nell’autunno dello stesso anno la mia famiglia si è spostata a Riverside, California. Lì ho fatto al prima comunione, a Santa Caterina. Uno dei ricordi che custodisco è di quando parlavamo delle omelie di ogni settimana mentre guidavamo per tornare a casa, dopo la messa. La prima volta che ho pensato al sacerdozio è stata quando avevo 10 anni, mentre facevo l’accolito nella parrocchia di San Luca, a Beaverecreek, Ohio. Ricordo che mi è venuto in mente: “Un giorno potrei fare le stesse cose che fa questo sacerdote”. Volevo anche giocare a golf e ho pensato che se fossi stato sacerdote avrei potuto giocare un po’ nel tempo libero. Il desiderio di giocare a golf è andato diminuendo nel tempo e il desiderio di essere sacerdote è rimasto. I primi segni           Alcuni anni dopo, mentre vivevo vicino a Tarso, in Turchia e facevo la seconda media, ho lavorato per qualche tempo come accolito. Ogni settimana aiutavo i cappellani delle Forze Aeree nella cappella della base aerea di Incirlik. Quest’esperienza settimanale, insieme all’esempio di gioia e di santità del sacerdote cappuccino P. Vincenzo Succi, sono state motivazioni nel discernimento vocazionale. Questo sacerdote mi ha preparato al sacramento della confermazione. Per il fatto di essere tanto vicino a Tarso, presi il nome di Paolo, in onore dell’apostolo dei Gentili.           Successivamente mio padre fu trasferito alla base aerea di “Griffiss en Rome”, New York. Lì ho potuto lavorare nella rettoria della parrocchia di San Pietro. P. Philip Hearn è stato un grande esempio di umiltà e fervore sacerdotale. A quei tempi, mia madre era molto interessata ai messaggi che arrivavano da Medjugorjie. Mettendo da parte la curiosità apocalittica che alcuni messaggi suscitavano, mantenni due convinzioni profonde: l’importanza di difendere la Chiesa, per mezzo della fedeltà al Papa e ai suoi insegnamenti e d’altra parte la centralità e l’importanza dei sacramenti e la devozione mariana. Mentre arrivavo al penultimo anno di baccalaureato, sapevo che tipo di sacerdote sarei stato, se Dio mi avesse chiamato: un sacerdote santo nelle prime file della Chiesa, un sacerdote incardinato in Cristo, nell’Eucaristia, nell’amore per Maria e nella fedeltà al Papa.           Ho terminato il baccalaureato vicino a Franklin, Pennsylvania, dove attualmente vive la mia famiglia. Durante l’anno e mezzo trascorso alla Venango Catholic High School, in cui ho conosciuto diversi sacerdoti esemplari nella diocesi di Erie, sono stato in contatto con uno in particolare, P. Edward Lohse, che è stato direttore vocazionale di quella diocesi. Lui mi invitò, insieme ad altri trenta giovani, al seminario della diocesi. Rimasi colpito nel vedere i seminaristi… tutti giovani normali, come me. Mi vedevo come uno di loro, però per qualche motivo non riuscivo ancora a decidermi a fare il passo successivo, nella mia vita. Parte di me voleva andare all’università francescana di Steubenville e poi avere una famiglia. L’ultimo invito           Tutto si chiarì in quello stesso anno, quando partecipai a un ritiro spirituale con i Legionari di Cristo a Cheshire, Connecticut. È stato lì che quel concetto di sacerdozio, che avevo formulato nella mia mente, si è fatto concreto e reale. Qui c’era una congregazione di sacerdoti radicati in Cristo, nell’Eucaristia, nell’amore per Maria, fedeli al Santo Padre e dediti all’estensione del Regno di Cristo. Verso la fine del ritiro, P. Owen ci offrì una conferenza sulla situazione della Chiesa, la cultura della morte e il problema dell’eutanasia. Rimasi impressionato da quella conferenza e sentii di voler prendere parte alla stessa missione della Legione nella Chiesa. Conclusi quel ritiro con una preghiera: “Signore, se vuoi che sia sacerdote, voglio essere Legionario”.           I tre mesi tra la fine del ritiro e l’inizio del programma di discernimento, in giugno, furono molto difficili. Ero io il giovane ricco del Vangelo. Era il mio ultimo anno di baccalaureato con tutte le possibilità di avere successo. Mi andava bene tutto: sport, premi di buona condotta, mi avevano offerto un contatto con Chase-Manhattan per iniziare gli studi di economia. Avrei potuto avere la ragazza dei miei sogni e cominciare a formare una famiglia… e un lungo eccetera eccetera. L’orizzonte sembrava non avere limiti. Come il giovane ricco, avevo anche io le mie priorità ben chiare. Dio era al primo posto nella mia vita. Avrei seguito i suoi comandamenti. Avrei cercato la vita eterna. Avrei dedicato la mia vita al servizio e alla difesa della Chiesa. C’era un dubbio che si affacciava costantemente: “Signore, voglio fare la tua volontà e voglio farlo al più presto possibile”. E il dubbio si dissolse leggendo una lettera di San Paolo: “La tua santità è la volontà di Dio”. All’inizio “la volontà di Dio” era qualcosa di astratto, però pian piano si andò chiarendo e compiendola si convertì in un atto d’amore. Vidi chiaramente che la sua volontà era che seguissi il cammino del sacerdozio. Gli avrei offerto i talenti e i difetti che mi aveva regalato per collaborare all’estensione del suo Regno, il suo Regno nei cuori degli uomini. Avrei rinunciato a quel che mi dava il mondo e avrei scelto Cristo.           Prima di tutto, sentii una chiamata radicale alla santità. Credo che le fondamenta della mia vocazione sacerdotale e religiosa si trovino nelle parole del Signore al giovane ricco, parole che Lui mi ha rivolto in quell’ultimo anno di baccalaureato: “Se vuoi essere perfetto và, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri. Poi vieni e seguimi”. I semi di questa chiamata erano stati gettati anni prima, quando lessi la biografia di san Domenico Savio. La sua storia risuonò nella mia anima. Io desideravo quel che lui aveva: amore per Cristo e occhi fissi sull’eternità con il motto: “Morte prima di peccare”. Non mi immagino la vita come un gioco per bambini facendo il minimo per arrivare al cielo. No, vedo che la vita è un periodo limitato per crescere in relazione con Cristo e aiutare altre persone perché a loro volta lo amino anche loro. Ogni giorno è una nuova opportunità per rispondere all’amore e alla grazia di Dio. Ogni giorno possiamo amarlo di più. La mia gloria è poter essere sua creatura e realizzare la sua volontà. “Non abbiate paura”           Ho cercato di mettere insieme questi pensieri in un discorso, quando mi sono diplomato alla Venango Catholic High School. Ho citato il Beato Giovanni Paolo II con la sua famosa chiamata: “Non abbiate paura”. Ho fatto riferimento anche alla Beata Madre Teresa di Calcutta quando disse: “Il frutto del silenzio è la preghiera, il frutto della preghiera è la fede, il frutto della fede è l’amore, il frutto dell’amore è il servizio e il frutto del servizio è la pace”.           I tre mesi di discernimento vocazionale con i Legionari di Cristo, durante l’estate del 1996, furono una conferma di ciò che precedentemente avevo visto e vissuto. Avevo uno “stile” di vita sacerdotale che comportava disciplina e il desiderio ardente di stare nelle prime file della battaglia, spalla a spalla con i miei fratelli Legionari. Recentemente Papa Benedetto XVI ha enfatizzato questo spirito militante della Legione di Cristo come un aspetto centrale del suo carisma e del suo fervore apostolico. Ogni regno ha i suoi soldati. Siamo soldati dell’amore, pieni di zelo e coraggio, preparati per donare la nostra vita come testimonianza della Risurrezione di Cristo.           Ho vissuto pienamente questi tre mesi di discernimento: il calcio e la pallacanestro, le passeggiate, lo studio del catechismo e della Veritatis Splendor, il sacramento dell’Eucaristia e quello della riconciliazione, la preghiera e una costante crescita della vita spirituale. A metà del mese di luglio ho scritto all’Università francescana di Steubenville per annullare la mia iscrizione. Non ricordo se ho avuto lotte interne o problemi di discernimento. Ho solo cercato di vivere ogni giorno innamorato della chiamata di Dio.           Nell’autunno del 1996 sono entrato nel noviziato di Cheshire, Connecticut. Dopo due anni ho fatto la professione religiosa e ho continuato gli studi umanistici classici dal 1998 al 2000. Nell’anno del giubileo sono andato a Roma per studiare filosofia. Verso la fine del mio secondo anno a Roma ho avuto la grazia di accolitare una messa del Beato Giovanni Paolo II durante la Veglia Pasquale del 2002. Poi ho lavorato per tre anni nella Direzione Territoriale di New York. Sono rientrato a Roma nel 2005 per terminare i miei studi con un dottorato in filosofia e una licenza in teologia.           Alla fine degli studi dottorali ho iniziato a insegnare filosofia nel nostro Ateneo Pontificio a Roma. Da un lato mi riempie di gioia poter formare futuri sacerdoti e poter costruire la base dei loro studi teologici. Dall’altro mi appassiona il fatto di poter contribuire al dialogo tra fede e ragione, scienza e filosofia. Sono docente di una disciplina che si chiama “filosofia teologica” e devo costantemente apportare argomenti razionali sull’esistenza di Dio, la creazione, la provvidenza divina e il suo diritto eterno.           Ogni vocazione religiosa e sacerdotale è un mistero. È un dono che Dio offre liberamente e che l’uomo liberamente accetta. Il mistero nasce in parte nello scambio tra libertà divina e libertà umana. Prego per essere fedele alla volontà di Dio, perché possa essere strumento della sua grazia e perché alla fine della mia vita possa ascoltare le parole: “Entra nel mio regno, soldato buono e fedele”.

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